Al Sud in cinque anni e’ sparito il 15% di insegnanti di ruolo. A denunciarlo e’ l’Anief, secondo cui il dato emerge incrociando gli indicatori dell’ultimo rapporto della Fondazione Agnelli sul sensibile taglio dei professori, con i piu’ recenti rapporti nazionali sulla scuola italiana e sulle discrepanze di sviluppo socio-economico tra Nord e Sud. Come riferisce Anief, i tagli maggiori al corpo docente di ruolo hanno riguardato tutte le province del Sud: Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Nuoro, Reggio Calabria e Isernia. Con questo taglio, secondo l’Anief, si spiega anche il boom di abbandoni e di disoccupazione: “Scorrendo il rapporto territoriale Abi-Censis, realizzato su dati Istat, si evidenza che le aree dove lo ‘squilibrio socio-economico’ e’ maggiore sono quelle del Sud e delle Isole. E lo stesso, tranne rare eccezioni, vale per quelle che hanno il piu’ ‘basso tenore di crescita’ a livello di ‘potenzialita’ rurale’ o che sono ‘a rischio involuzione'”.
Anief ha appurato che “queste zone coincidono (dati Miur) con quelle dove gli alunni iscritti, sia nella scuola di primo che di secondo grado, presentano un ‘maggior rischio di abbandono’ scolastico”. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, gli attuali criteri sulla formazione dell’organico dei docenti non possono essere adottati “anche nelle aree disagiate e a rischio”. “E’ giunta l’ora – sottolinea – di introdurre quindi dei criteri diversificati, sulla base dei parametri di disagio socio-economico delle singole aree. E per questo occorre prevedere delle risorse aggiuntive, ad iniziare da un diverso rapporto docenti-studenti, facendo cosi’ cadere l’unicita’ degli organici e della formazione delle classi. Il premier Renzi ne tenga conto nel piano di rilancio della scuola, che ha detto di voler presentare nei prossimi giorni”.