Sulla spiaggia dei Conigli a Lampedusa, nuove tartarughine hanno raggiunto il mare. Nelle scorse ore, si è schiuso infatti uno degli otto nidi accertati nella riserva naturale gestita da Legambiente, un vero e proprio record per questa isola che nel 2002 aveva raggiunto la quota massima di 7 deposizioni. Dopo le schiuse nelle scorse settimane sul lido di Acciaroli (Sa), Linosa, Domus De Maria (Ca) e sulla costa dei Gelsomini, in provincia di Reggio Calabria, ora cresce l’attesa per quella di altri due nidi deposti agli inizi di luglio sulle spiagge sarde di Villasimius, nell’area marina protetta di Capo Carbonara, e di “Sa Marina” a Bari Sardu, in un’estate segnata davvero da tantissime nascite.
Non c’è dubbio le tartarughe Caretta caretta amano nidificare sempre più sulle spiagge italiane. Dalla Sicilia alla Campania, dalla Calabria alla Sardegna passando per Puglia, Lazio e Toscana, sono ormai tante e variegate le mete gettonate da mamma tartaruga che, tra la fine di maggio e la metà di agosto, depone le uova sulle coste sabbiose italiane per far nascere i propri piccoli. In questa estate 2016 c’è stato un vero e proprio boom di nidificazioni: fino ad ora sono ben 58 i nidi di tartarughe marine stimati da Legambiente e così ripartiti: Calabria (28 concentrati lungo la costa delle “tartarughe”), Sicilia (17, in gran parte nell’AMP Pelagie), Campania (4 nel Parco del Cilento), Sardegna (5, di cui tre nell’AMP Capo Carbonara), Puglia (2 nel Salento), Toscana (1 a Capalbio sulla spiaggia Chiarone) e Lazio (1 a poca distanza da Nettuno). Le ovodeposizioni sono avvenute, oltre che sulle spiagge di aree marine protette, parchi e oasi, anche sui lidi delle località premiate da Legambiente con le cinque vele del “Il mare più bello – Guida Blu 2016”come ad esempio Acciaroli, frazione del comune di Pollica (Sa), Capalbio (Gr), Domus De Maria (Ca) e Marina di Camerota. Ed ancora sulle coste sabbiose dell’isola di Lampedusa, di Linosa e Villasimius, in Sardegna, dove sventolano le quattro vele assegnate sempre dall’associazione ambientalista. Un bel segnale per quei territori che hanno saputo coniugare con successo tutela del territorio e biodiversità con un turismo sostenibile.
I dati stimati da Legambiente, seppur parziali, restituiscono un quadro davvero eccezionale e senza precedenti per l’Italia se si pensa che fino a pochi anni fa i nidi si potevano contare sulle dita di una mano, mentre oggi grazie a interventi specifici di salvaguardia e tutela, ad una gestione sostenibile delle spiagge, ad una pulizia manuale rispetto a quella meccanica degli arenili e a una migliorata capacità di individuare i nidi sia da parte del mondo scientifico e dai cittadini (sempre più attenti e sensibili); questa specie è tornata a nidificare anche e soprattutto in Italia e in luoghi di eccellenza.
Un bel segnale per chi come Legambiente da anni è impegnata nella tutela di questi straordinari rettili marini anche attraverso azioni sul territorio, progetti life, come il Tartalife e LIFE Caretta Calabria entrambi finanziati dalla Commissione Europea, e i centri di recupero delle tartarughe marine (CRTM) dove ogni anno vengono curati centinaia di animali in difficoltà e monitorati i siti di nidificazione. Tra i centri c’è quello di Manfredonia, in Puglia, gestito direttamente dall’associazione ambientalista, che dal gennaio 2007 ad oggi ha ospitato ben 1097 esemplari di tartarughe marine, di cui 57 individui recuperati nel solo periodo che va da gennaio 2016 ad oggi. Tutti gli esemplari ospitati e curati presso il centro, sono stati liberati con successo.
Al ministero dell’ambiente, Legambiente chiede che venga realizzato al più presto una banca dati nazionale sui ritrovamenti dei nidi da rendere pubblica e una relativa ai recuperi, di cui non si hanno ancora dati ufficiali.
“La nidificazione della tartaruga marina sulle spiagge italiane – spiega Rossella Muroni, presidente nazionale di Legambiente – rappresenta un evento di grande valore scientifico e conservazionistico. Il numero dei nidi stimati quest’estate sono un segnale importante che fa ben sperare per il futuro. Per questo è importante puntare su progetti di salvaguardia e di tutela di questa specie, a rischio estinzione, incentivare un turismo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, e al tempo stesso promuovere a livello territoriale iniziative di informazione e sensibilizzazione coinvolgendo le associazioni, le comunità locali, le amministrazioni e i pescatori. Non va dimenticata, inoltre, la straordinaria lezione che in questa anni è arrivata dalla spiaggia dei conigli di Lampedusa, strappata al degrado e dove la regolamentazione della balneazione, la cura e la salvaguardia costante dei luoghi, hanno consentito il ritorno della Caretta caretta e garantito il ripetersi di un evento così straordinario come quello della nidificazione, senza sottrarre al turismo uno dei luoghi più incantevoli di Lampedusa”.
“Sembra quasi che le tartarughe per decidere il posto in cui deporre le uova abbiano letto “Il mare più bello – la Guida Blu di Legambiente e Touring Club Italiano, in cui Acciaroli, Capalbio, Domus De Maria, Marina di Camerota, l’isola di Lampedusa e Linosa, Villasimius vengono premiate e definite tra le migliori località marine per essere attente alla sostenibilità ambientale, alla vivibilità e al rispetto del territorio. Coniugare con successo la tutela del territorio e della biodiversità alla promozione del turismo ambientale e sostenibile è, dunque, una sfida possibile come dimostra ormai l’esperienza di molte località marine virtuose, premiate tra l’altro dal ritorno della Caretta caretta – aggiunge Sebastiano Venneri, responsabile mare di Legambiente
Curiosità “Solo una su mille ce la fa”: Nuotatrici eccezionali ed instancabili viaggiatrici, la vita delle tartarughe è da subito una lotta per la sopravvivenza. Calcolando che su 80/100 uova per nido potrebbero nascere se tutto va bene 4500-5700 tartarughine, solo una percentuale minima di essi raggiunge l’età adulta. Le “baby tartarughe” sono infatti soggette ad una altissima mortalità nei primi anni di vita, solo una su mille ce la fa, e diventa grande!
Tra le altre curiosità, c’è da dire che le tartarughe marine sono rettili e derivano da antenati terrestri tornati alla vita acquatica (da qui la loro forma idrodinamica e gli arti trasformati in pinne natatoie). “I maschi – spiega Stefano Raimondi, Coordinatore nazionale aree protette e Biodiversità di Legambiente – non tornano mai a terra, solo le femmine mantengono un forte legame con la terra ferma dove tornano per deporre le proprie uova in nidi che scavano nei litorali in prevalenza sabbiosi. E nel farlo non scelgono una spiaggia a caso, vanno proprio su quella dove sono nate, o in prossimità di essa. È il cosiddetto fenomeno del “natal homing”, il ritorno verso il luogo di nascita”. Il numero medio di uova deposte in un nido oscilla tra le 80 e le 120, che vengono poi ricoperte con la sabbia. Le femmine pur potendo deporre più volte nell’arco di una stessa stagione per un totale di diverse centinaia di uova, non nidificano tutti gli anni ma a due o tre anni di distanza. La temperatura della sabbia, dove sono deposte le uova, determina il sesso dei nascituri: temperature normalmente al di sopra dei 29°C determinano la nascita di femmine, mentre a basse temperature è più alta l’incidenza dei maschi. Una sessantina di giorni dopo la deposizione, le uova si schiudono: di norma la schiusa delle uova avviene di notte, quando in assenza di luce, i piccoli sono meno visibili ed hanno più possibilità di raggiungere il mare senza essere predati.
Tutela Caretta caretta – Negli ultimi anni la conservazione della Caretta caretta, la specie più comune nelle nostre acque inserita nella Direttiva Habitat e protetta da numerose Convenzioni internazionali, ha assunto un aspetto strategico per il bacino Mediterraneo. I pericoli principali per la conservazione della specie sono rappresentati dalle catture accidentali attuate dalla pesca professionale, dal traffico marittimo, dall’ingestione di plastica, dal degrado e dall’urbanizzazione delle coste con conseguente danneggiamento dei siti di nidificazione e altro ancora. Sono, infatti, almeno 30mila, un numero che potrebbe arrivare anche a 200mila, le tartarughe marine Caretta caretta vittime di catture accidentali ogni anno nel Mediterraneo. Circa 70mila abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pescespada, oltre 40mila restano intrappolate nelle reti a strascico e circa 23mila in quelle da posta per un totale di 133mila catture con oltre 40mila casi di decesso.
A questo riguardo molto importante è il progetto Tartalife, coordinato dal CNR-ISMAR di Ancona, che si occupa specificatamente della tutela della riduzione della mortalità delle tartarughe marine che può verificarsi accidentalmente durante lo svolgimento delle attività di pesca professionale. Il progetto, perseguendo due obiettivi specifici (ridurre le catture accidentali, il cosiddetto bycatch effettuato con questi attrezzi e ridurre la mortalità post cattura degli animali), sta operando attraverso: la diffusione di tecniche alternative in alcune attività di pesca professionali e la formazione apposita per i pescatori e degli operatori dei centri di recupero con contestuale rafforzamento dei centri stessi. Un secondo progetto Life, quindi sempre cofinanziato con fondi europei, è ilCaretta Calabria, coordinato dal Comune di Palizzi, che invece è finalizzato alla tutela della più importante area di nidificazione della tartaruga marina in Italia, rappresentata dalla costa ionica reggina.