Cosa può accadere se per caso ci imbattiamo nel nostro sosia, una persona identica a noi per l’aspetto fisico ma diversissima come carattere, inclinazioni, modo di vedere e di pensare? Cosa accade se questa eventualità capita al genio per eccellenza Leonardo da Vinci?
Su questo interrogativo così unico e intrigante si basa il romanzo breve dello scrittore toscano Ivano Mugnaini, dal titolo “Lo specchio di Leonardo” edito da Eiffel di Gennaro Liguori e presentato a Caserta presso la libreria Giunti.
Dott. Mugnaini, come nasce l’idea di questo libro?
Lo spunto iniziale del romanzo è nato da un film-documentario, uno dei tanti dedicati a Leonardo da Vinci, alle sue scoperte, al suo inesauribile talento. Veniva mostrato Leonardo alle prese con gli specchi da lui studiati a lungo per scopi scientifici e militari. Mi sono interrogato, in quell’istante, sul rapporto del genio con la sua immagine. Ho provato ad immaginare il divario tra ciò che appariva al mondo, la sua eclatante gloria e la scintillante fama, e ciò che di intimo sentiva dentro di sé, nella sua interiorità autentica. Ho pensato allo specchio per riuscire a vedere anche le parti in chiaroscuro non solo la perfezione ma le debolezze, i limiti che anche lui possiede e con i quali perfino un genio come Leonardo deve fare i conti.
Un tema ricorrente quindi nel racconto è la dualità dei contrasti…
Esatto. Ho pensato al contrasto tra i suoi veri desideri e ciò che era costretto a realizzare in qualità di persona soggetta alle ambizioni dei potenti del suo tempo, signori, notabili, politicanti e ricchi mecenati. Ho pensato al contrasto tra il bianco e il nero, il buio e la luce, il bene e la malvagità che anche Leonardo, come ogni altro uomo, ospitava dentro di sé: il lato in ombra, i chiaroscuri e i contrasti più laceranti forzatamente nascosti per motivi di opportunità e per mantenere vivo il suo prestigio. Mi piacciono molto gli opposti. Non riuscirei a immaginare una vita senza contrasti, sono proprio questi che arricchiscono l’esistenza, che colorano il mondo. Mai solo bianco o solo nero! E’ necessario interagire con il diverso.
Leonardo si lascia così travolgere da un pericoloso gioco del doppio. Cosa pensa lei delle maschere delle vita?
Il tema del doppio e delle maschere mi ha sempre affascinato. Da giovane sono stato folgorato da Pirandello che sulle maschere ha costruito la sua poetica. Noi oggi ne adottiamo tantissime per sopravvivere ma credo che quelli che riescono a toglierle siano le persone che vivono meglio perché si avvicinano di più al proprio vero essere. Essere se stessi sempre, è questa la vera sfida!
Le piacerebbe avere un sosia per vedersi dall’esterno, come Leonardo?
Si dice che tutti, in qualche parte del mondo, abbiamo qualcuno che ci assomigli. Anche io, spesso me lo dicono, ma il sosia va inteso non nell’aspetto esteriore, sarebbe troppo limitativo. Nel mio racconto infatti il sosia è una proiezione delle paure, dei desideri, dei bisogni del genio, e nella vita è difficile che esista..
Leonardo ha voglia di scappare, ma si può davvero fuggire da se stessi?
Penso di no. Ovunque uno fugga le insoddisfazioni, i timori, le ansie, le debolezze, i bisogni restano lì. Una fuga fisica risolverebbe poco. E poi si sa: la mente umana è l’unico territorio inesplorato.
Usando molta immaginazione, se Leonardo fosse nato e vissuto nei nostri tempi, secondo lei, cosa avrebbe fatto?
Credo che nemmeno lui sarebbe stato in grado di trovare panacee, specialmente oggi che il mondo è molto più complicato, però forse avrebbe potuto indicarci una via più lineare per vivere, conservando più coerenza nei confronti di noi stessi.. chissà come avrebbe vissuto il mondo di internet che ha enormi potenzialità ma ci pone davanti a dei dilemmi molto significativi, magari avrebbe inventato una rete alternativa con cui contrastare i limiti dell’era digitale.
Lei è uno scrittore molto apprezzato dalla critica, quali sono i suoi generi letterari?
Sono autore di romanzi, racconti, poesia e saggistica e scrivo critica letteraria e teatrale. Ho partecipato a seminari, in particolare di lingua, letteratura e traduzione, presso le Università di Pisa, Genova, Venezia, Londra, Nottingham e Lipsia. Collaboro con diverse case editrici in qualità di redattore e curatore di recensioni ed editing. Curo il blog letterario Ivano Mugnaini e il sito Dedalus.
Il suo ambito quindi spazia tra la narrativa e la poesia?
Si. Ma mi piacerebbe sperimentare altri ambiti, tipo il genere erotico. Perché credo che esistono tanti modi di affrontare questo tema, cercando innanzitutto di non cadere nella volgarità. Non dimentichiamo che è un genere di lettura molto richiesto, che attira tutti, oltre ad essere molto vendibile.
Secondo lei in quale zona dello Stivale esiste maggiore fermento letterario?
In Italia un po’ dappertutto, però c’è stato un lungo periodo in cui la più vasta e migliore produzione proveniva dal Sud, forse perché gli scrittori sono più innovativi, e soprattutto non subiscono pressioni dalle case editrici, insomma, più liberi.
Si può oggi vivere solo di scrittura?
Penso che oggi siano veramente pochi quelli che vivono solo scrivendo, a meno che non si arrivi ad altissimi livelli. Sono dell’opinione che bisogna integrare questo mestiere con qualche altra attività, tipo l’insegnamento, l’editing, le traduzioni.
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