“Dopo gli arresti compiuti 15 giorni fa in Abruzzo, è arrivata finalmente anche la prima sentenza della Corte di Cassazione sulla nuova legge sugli ecoreati. Si tratta di due novità fondamentali per la piena applicazione della legge che sta riscontrando sempre più favore tra i rappresentanti delle forze di polizia e della magistratura. La nuova norma insomma sta funzionando molto bene, con buona pace dei denigratori della prima ora”. È questo il commento di Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, sulla sentenza della Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione (presidente Giovanni Amoroso, estensore Luca Ramacci) su un procedimento giudiziario che riguarda un caso di inquinamento nel golfo di La Spezia, che vede tra le parti civili anche l’associazione del cigno verde.
La sentenza (n. 46170 del 3 novembre 2016 scaricabile sul sito www.lexambiente.it) ha fornito una prima interpretazione sul nuovo ecoreato di “inquinamento ambientale” introdotto nel codice penale, insieme agli altri delitti contro l’ambiente, con la legge 68/2015, e riguarda il sequestro preventivo di una porzione di fondale del golfo di La Spezia e di un cantiere, compiuto in seguito alle attività di dragaggio del molo Garibaldi e di quello Fornelli. I responsabili non avrebbero rispettato le norme progettuali, provocando dispersione di sedimenti nelle acque circostanti con conseguente trasporto degli inquinanti (idrocarburi e metalli pesanti), tali da causare un deterioramento ed una compromissione significativa delle acque del golfo di La Spezia.
Il Tribunale aveva accolto la richiesta di riesame presentata contro il sequestro, in quanto aveva ritenuto mancante il “deterioramento significativo” delle acque, che è uno dei requisiti richiesti dalla nuova legge sugli ecoreati perché possa configurarsi il delitto di inquinamento ambientale. La Corte Suprema ha ritenuto non corretta l’interpretazione della norma effettuata dai giudici del riesame ed ha annullato l’ordinanza, rinviando gli atti al Tribunale che dovrà ora valutare nuovamente il caso applicando i principi fissati dalla Cassazione. In particolare, la Corte ha fornito indicazioni sulla corretta lettura di alcuni termini utilizzati dal legislatore, come la natura “abusiva” della condotta e “la compromissione e il deterioramento significativi e misurabili”.
“E’ dal 2000 che come Legambiente lanciamo un allarme sui pericoli per l’ambiente dovuti a operazioni di dragaggio spacciate per bonifica e per di più con tecniche ormai superate. E’ triste vedere che i fatti ci stanno dando ragione” conclude Stefano Sarti, vice presidente di Legambiente Liguria.