Sala gremita e attenzione del pubblico in Salerno, venerdì 7 aprile 2017 per il Seminario “La prova scientifica nel processo civile e penale”, organizzato, dall’Associazione Giorgio Ambrosoli Salerno, nell’ottica di promuovere, soprattutto in Campania (come avviene dal 2010, anno di costituzione dell’Associazione stessa), ogni attività consona agli scopi associativi. Anche in questa occasione non sono mancati i patrocini, nella fattispecie quello della Provincia di Salerno, dell’Ordine degli avvocati di Salerno e dell’AGI (Associazione Grafologica Italiana) e la disponibilità di uno spazio pubblico, quale, in questa occasione, l’Aula Consiliare di Palazzo Sant’Agostino – sede della Provincia di Salerno.
Ha aperto i lavori l’Avv. Pasquale D’Aiuto, professionista iscritto presso l’Ordine degli Avvocati di Salerno (nonché Co-Fondatore e Segretario dell’Associazione Giorgio Ambrosoli Salerno), ringraziando partecipanti, relatori, patrocinatori e presenti, tra i quali il Questore di Salerno ed esponenti della Polizia di Stato di Salerno per cui l’incontro è valso come aggiornamento professionale. D’Aiuto ha raccontato come la genesi del convegno sia stata una stimolante conversazione con il Dott. Giuseppe Santorelli (Perito grafico forense, Membro ordinario dell’Accademia Italiana Scienze Forensi nonché dell’Associazione Grafologica Italiana, cultore della materia criminalistica), che ha poi trattato il tema: “Il problema della prova scientifica nel processo penale”.
Il segretario dell’Associazione Ambrosoli ha inteso ricordare come l’unico modo per raggiungere l’aletheia, sia attraverso una prova rigorosa ed imparziale, autenticamente scientifica, descrivendo poi la scultura posta innanzi al Tribunale di Vallo della Lucania con la quale si è inteso raffigurare in marmo, proprio tale parola greca. D’Aiuto ha indi differenziato il concetto dinamico di aletheia (ovverosia, disvelamento), da quello di veritas (verità di fede, statica), tanto amato da Cicerone, sottolineando che l’interesse rivolto agli argomenti del convegno era sorto proprio in base alla considerazione che soltanto grazie a protocolli sempre più sicuri, la legge possa raggiungere quel necessario quanto difficile disvelamento della verità.
Ha quindi preso la parola il Presidente dell’Associazione, Dott. Raffaele Battista, il quale ha nuovamente salutato l’uditorio, composto da avvocati, consulenti tecnici di vario genere, agenti e funzionari di Polizia (in virtù del momento formativo rappresentato dal Convegno), ricordando come tra gli scopi dell’Associazione, che spingono alla realizzazione di convegni, conferenze, dibattiti e seminari vi sia lo scopo di diffondere la cultura della legalità e della giustizia ed avvicinare la collettività ad un autentico senso civico e delle Istituzioni ed ha chiesto successivamente al Sig. Questore di Salerno, Dott. Pasquale Errico, di prendere la parola.
Il Dott. Errico, con modi affabili e gentili, ha salutato i partecipanti, ringraziato molto cordialmente l’Associazione e rammentato l’importanza del concetto di prova secondo la Costituzione (art. 111), suggerendo la necessità che essa tragga fondamento da protocolli quanto più possibile affidabili ed universali.
Il moderatore D’Aiuto ha in seguito dato la parola al primo relatore, il Dott. Santorelli il quale ha mostrato molte diapositive, spiegando, anche con l’ausilio di queste, il significato di”prova scientifica”, da considerarsi come un dispositivo tecnico scientifico atto alla ricostruzione del fatto storico e chiarendo come sia necessario, a tale scopo, una alta professionalità dei periti chiamati al lavoro. In seguito ha preso la parola il Dott. Giorgio Caruso, del Gruppo Cattolica Assicurazioni, Responsabile Rete fiduciari, giunto direttamente da Verona, il quale ha prospettato la questione sotto il profilo de “Il problema del falso nel sistema assicurativo: analisi del fenomeno, nuovi strumenti, casi concreti, soluzioni adottate”, impostando la relazione sulla scientificità adottata dal Gruppo per prevenire i fenomeni di frode assicurativa in tutti i settori. In particolare ha evidenziato, grazie all’IVASS (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni), ed utilizzando le slides, che esistono regioni d’Italia (tra cui purtroppo la Campania e il napoletano nella specie), dove la concentrazione di sinistri “dubbi” è altissima. Per meglio definire la questione si è servito dell’esempio di quattro false constatazioni amichevoli (cfr. slides), che hanno fallito nel loro obiettivo di frodare Cattolica. Nello svolgere del tema trattato è apparso molto sconfortante il confronto (in negativo), tra Italia e resto d’Europa.
Di poi è intervenuto il magistrato Dott. Luigi Levita, proponendo il suo intervento: “Il ruolo del giudice nel ventaglio delle ipotesi ricostruttive. La motivazione del metodo scientifico”. Il Magistrato, ricordando il precedente intervento di Santorelli, nell’ambito della prova scientifica nel processo penale, ha sottolineato quanto le tesi fossero giuste, specialmente in riferimento alla qualificazione dei periti chiamati in causa e ribadendo come lui stesso, nel suo ruolo di Magistrato, faccia il possibile per scegliere i professionisti ausiliari del Giudice, in base ai loro curriculum ed alla specificità o meno delle conoscenze, nonché in base all’esperienza specifica. Ha precisato poi come sia altamente necessario che la magistratura compia un’indagine, prima sul metodo e poi sul risultato d’una perizia qualsivoglia, ricordando che la vera difficoltà non è quella di decidere la vertenza ma di gestire la consulenza, ovvero comprendere quanto e perché accogliere la posizione di un Consulente, sottoponendola a vaglio critico, prendendo in considerazione tutte le ipotesi ed eliminando, pian piano, quelle false per giungere all’unica verosimile. Ha inoltre professato l’assenza di una regola generale per ottenere una consulenza inattaccabile, puntando, quale primo baluardo, al buon senso ed alla conoscenza personale del consulente. Ha ricordato anche come il nostro sistema risulti dispersivo e che imponga troppe volte al giudice di ritornare su quanto argomentato dalle parti, asserendo che la regolamentazione migliore d’un processo sia quella del rito del lavoro, con le prove esposte sin dall’inizio e poteri più ampi dati al giudice.
Infine, il Dott. Vincenzo Caiazzo, Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, Comandante della Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura della Repubblica di Napoli nel corso del suo intervento su “La ricerca della prova scientifica nell’attività d’indagine”, ha raccontato di un’indagine realmente avvenuta oltre venti anni fa, chiaramente omettendo particolari specifici che avrebbero potuto renderla riconoscibile, spiegando anche me non fosse stata seguita da lui in prima persona, per esemplificare come fosse stata eseguita quando ancora non c’erano gli strumenti attuali per cui l’istinto rappresentava un’arma importante – oltre alla tempestività d’azione. Grazie all’esempio ricordato, ha reso chiaro che, alla base del successo investigativo, ci sia tanto lavoro e cura dei particolari, oltre ad una precisa conoscenza di luoghi e persone della zona di competenza. In merito ha poi spiegato come accada spesso che, per giungere alla soluzione d’un caso, occorra valorizzare elementi all’apparenza poco significativi ed eseguire attenti e perspicaci collegamenti tra avvenimenti, all’apparenza slegati tra loro: nella specie, ha raccontato di un controllo casuale su un veicolo, avvenuto ben prima del delitto, che aveva concesso di risalire all’identità del reo e come la cosa fosse stata resa possibile grazie alla cooperazione tra uffici, sottolineando che Il delitto era stato commesso da un insospettabile.
Infine il giudizio generale dei presenti è stato che si sia trattato di oltre due ore intense e molto apprezzate anche per la capacità di moderatore e relatori di adottare l’ironia, sdrammatizzare, compiere esempi concreti, dialogare col pubblico, adottare un linguaggio semplice e diretto, proprio di chi può esprimersi con disinvoltura in quanto padrone dell’argomento trattato. A dimostrazione di ciò la sala (differentemente da come potrebbe accadere), è rimasta gremita sino alla fine.
Bianca Fasano