Una correzione fiscale da oltre due miliardi, concentrata su imprese e professionisti: è il cuore del decreto con la manovrina sui conti pubblici, che chiede poi 400 milioni al comparto giochi ed è atteso oggi al Quirinale. Almeno 1,2 miliardi dovrebbero arrivare dall’estensione dello split payment, che vedrà anche i professionisti frai fornitori destinatari di fatture senza Iva, mentre il meccanismo si applicherà anche alle società pubbliche e alle maggiori quotate. Circa 900 milioni sono attesi dai nuovi vincoli sulle compensazioni dei crediti fiscali, e al conto si aggiungono anche la stretta sui bonus fiscali alla capitalizzazione delle imprese e l’esclusione dei marchi dal Patent Box. Matteo Renzi, intanto, non vede l’ora che arrivi il 30 aprile. Fino a quella data sarà, come si definisce lui con un pizzico di civetteria, un «cittadino semplice». Dopo, invece, tornerà a essere il segretario del Partito democratico e potrà finalmente giocare la sua partita politica su due fronti: manovra economica e legge elettorale. Il primo fronte, ovviamente, comprende anche il rapporto tra il Pd e il governo. Le affermazioni del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che in un’intervista al Messaggero ha ipotizzato l’aumento dell’Iva, non sembrano preoccupare più di tanto l’ex premier. «Nel Def c’è scritto chiaramente che l’aumento non ci sarà, dunque non aumenteremo l’Iva», ha spiegato l’ex presidente del Consiglio a chi gli chiedeva lumi.