Clio e Euterpe e Talia e Melpomene, Tersicore e Erato e Polimnia e Urania. E poi Calliope, che è la più illustre di tutte. Metti che a Napoli, la città che al mondo è forse la più incline alle arti e allo spettacolo e una delle più predisposte alla creatività artistica, si danno convegno per dieci giorni le Muse. Si proprio le divinità che per gli antichi Greci presiedevano alle arti. Anzi, rappresentavano l’ideale supremo dell’Arte. Il canto epico, la poesia lirica, la commedia e la tragedia. E la danza e la poesia amorosa. E il canto sacro. L’epica didascalica e l’elegia. E tutte, ma proprio tutte, trovano Psiche, altro personaggio mitico che richiama il concetto di anima e di respiro, quindi spirito e anelito, se non anche di slancio vitale. Dove? Nel complesso di San Domenico Maggiore, tempio della cultura e del confronto (della sofia) in terra partenopea.
Il programma, presentato in una conferenza stampa nella sede del Comune di Napoli (il sindaco Lugi De Magistris ha patrocinato l’iniziativa) è un percorso di dieci giornate costellato di laboratori sui linguaggi della creatività. Artefice dell’evento è l’Accademia Imago che lo ha inserito nella cornice di un ambizioso progetto, denominato “L’Arte che Cura”. L’obiettivo è promuovere la consapevolezza sulle potenzialità trasformative e terapeutiche dell’arte tra tutti coloro che si occupano di terapie espressive. L’aspirazione dichiarata è che si riesca a conseguire un importante scatto culturale. Grazie a un movimento scientifico e artistico che, su scala nazionale, si occupi a tempo pieno dello sviluppo di questo settore, coinvolgendo scienziati, umanisti, artisti, operatori del sociale e chiunque abbia fruito o intenda fruire dell’arte come di un’esperienza profondamente evolutiva.
Con il 15 di giugno nasce quindi un movimento che affida a Teatroterapia, Psicodramma, Musicoterapia, Arti Visive, Scrittura Creativa, arti “ludiche” per ragazzi e bambini, la possibilità di intervenire sul disagio scavando dentro le persone, provocando un processo di trasformazione dei loro destini. L’idea è di ripetere l’esperienza con una edizione autunnale.
Massimo Doriani
Direttore Accademia Imago – Scuola di specializzazione in Psicoterapia “Mosaico” di Napoli
“Quest’anno l’Accademia imago compie 30 anni. Nel corso di questo periodo si è sempre occupata di tutte le attività afferenti al cosiddetto mondo psi dalla psicoterapia agli interventi psicosociali alla clinica alla ricerca alla formazione. Per rintracciare l’idea di riferimento del modello teorico possiamo seguire il percorso del suo fondatore. Il dottor Doriani si è sempre occupato non solo dello studio della psiche ma ha anche sempre approfondito le ricerche riguardanti il corpo nelle sue varie manifestazioni. L’altro interesse ha riguardato i canali e dei linguaggi espressivi. Non a caso si è sempre occupato di arte che non sarebbe altro che la materializzazione dell’immaginario”
Gianluca Ficca
Professore associato – Presidente del Corso di Laurea in Psicologia appilacata ai contesti istituzionali – Università Luigi Vanvitelli
“Credo sia importante far dialogare, sul tema delle terapie con le arti, i protagonisti di numerosi ambiti, anche molto diversi, dal neuroscienziato all’artista, dallo psicoterapeuta allo storico, con l’apporto di sociologi, pedagogisti, esperti della comunicazione. E’ infatti solo l’approccio multidisciplinare a consentire quell’articolazione reciproca tra ricchezza umanistica e rigore metodologico che può rendere i linguaggi creativi potentissimi strumenti al servizio del benessere individuale”.
Giuseppe Brandi
Avvocato – Esperto di privato sociale – Co-ideatore del progetto L’Arte che cura
“L’Arte può diventare una vera e propria tecnica di realizzazione di benessere sociale, psicologico ed educativo. Credo quindi nella possibilità di realizzare interventi che si ispirano all’Arte che cura assistiti da una adeguata formazione Stiamo lavorando, infine, all’apertura di un luogo dove possano realizzarsi tali percorsi. Pensiamo a un organismo associativo, che in collaborazione con il privato sociale, le istituzioni, la Chiesa (o meglio, le Chiese) e le imprese, possa realizzare progetti volti, tra l’altro, al recupero e allo sviluppo educativo dei ragazzi difficili del territorio, creando così opportunità alternative di crescita.