Continuano le iniziative dell’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini per difendere le eccellenze dell’agricoltura italiana.
Nella seduta plenaria del Parlamento europeo, che si è svolta a Strasburgo martedì scorso, Pedicini ha fatto un intervento in aula per chiedere che l’Unione europea si attivi per regolamentare le importazioni in Italia della passata di pomodoro cinese.
“Il pomodoro Xīhóngshì cinese – ha detto il pentastellato – è un prodotto scadente, di bassa qualità, e soprattutto è nocivo perché è pieno di pesticidi. Il pomodoro che viene dall’Italia del Sud, ma anche dalla Grecia, dalla Spagna e da tutti quei Paesi che hanno tanto sole, è invece un prodotto sano e genuino che matura in modo naturale.
Ci chiediamo – ha aggiunto – come sia possibile che non esista ancora una etichettatura precisa e chiara che dia la possibilità di distinguere il pomodoro italiano dal pomodoro cinese, e metta i cittadini nella condizione di poter scegliere liberamente e consapevolmente che cosa mangiare. E’ urgente – ha sottolineato – intervenire per salvaguardare le nostre produzioni ed evitare che continuino a subire una inaccettabile concorrenza sleale”.
Nel corso dell’intervento, durante il quale Pedicini ha mostrato ai colleghi europei in aula un barattolo di passata di pomodoro italiano, l’eurodeputato ha poi spiegato che “il pomodoro è un ingrediente fondamentale per alimenti come la pasta, la pizza e le lasagne e nelle regioni italiane del Sud è una ricchezza per i propri territori e per le proprie produzioni locali, fino al punto che viene chiamato oro rosso.
Qui di seguito alcuni dati riferiti alla problematica posta da Pedicini.
Con un fatturato export di circa 1,5 miliardi di euro l’anno, l’industria del pomodoro e dei suoi derivati si conferma il punto di forza dell’agroalimentare italiano. Il 60% della produzione è destinata ai mercati esteri e il 40% è riservata al mercato interno.
Negli ultimi 5 anni, però, sono arrivati anche in Italia le passate e i concentrati di pomodoro cinese, per un valore di ben 154 milioni di euro. Buona parte di questo prodotto viene trattata e poi esportata nei mercati nel Nord Africa e del Medio Oriente. Ma 14 milioni di chilogrammi vanno a finire nei sughi e nelle salse consumati in Italia.
Se non si interviene subito, a subire le peggiori conseguenze saranno gli agricoltori italiani e in particolare quelli delle regioni meridionali, inoltre ci sarà un ulteriore abbassamento dei prezzi del prodotto che sono già sotto pressione da tempo.
Quindi, per tutelare il settore e i consumatori è necessaria, così come ha chiesto Pedicini alla Ue, una norma che obblighi i produttori a prevedere un’etichettatura chiara e completa.