Il ministro dell’Interno catalano, Joaquim Forn, chiede l’aiuto di Unione europea e Paesi europei di fronte a “una repressione che non si ferma davanti a niente e nessuno” messa in atto dal governo centrale spagnolo per bloccare il referendum sull’indipendenza della Catalogna. “Chiediamo aiuto ai Paesi europei – ha detto in un’intervista a La Stampa – prendano posizione su queste scene da Stato autoritario che in Europa non si vedono da molto tempo. Lei è italiano, ne approfitto per un appello: dica qualcosa, chieda al governo spagnolo di sedersi a un tavolo per poter dialogare e trovare una soluzione accordata. Fateli ragionare”. Secondo Forn, le autorità catalane “da anni” stanno tentando di arrivare a una soluzione pacifica con Madrid, “ma loro rifiutano la via pacifica”, e al momento non esiste “nessun canale di comunicazione” con il governo spagnolo.
Il “sì” all’indipendenza della Catalogna ha vinto con il 90,09 per cento dei voti nel referendum che si è svolto ieri malgrado il divieto di Madrid. Al “no”, il 7,87 per cento dei voti. L’affluenza alle urne è stata del 42,3 per cento secondo quanto ha reso noto il portavoce del governo locale, Jordi Turull. Hanno votato 2,26 milioni di persone, 2,02 hanno votato “sì” al quesito “vuoi che la Catalogna diventi uno stato indipendente in forma di repubblica?”. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha definito il voto una “messa in scena” della democrazia, sottolineandone il suo carattere illegale. “Non c’è stato un referendum per l’auto determinazione della catalogna”, ha dichiarato. “In questa giornata di speranza e sofferenza i cittadini della Catalogna hanno vinto il diritto a uno stato indipendente in forma di repubblica”, ha dichiarato invece il leader della Catalogna, Carles Puigdemont in un intervento alla televisione. “Nei prossimi giorni il mio governo invierà i risultati del voto di oggi al parlamento catalano, dove risiede la sovranità della nostra gente, in modo che possa agire secondo quanto previsto della legge sul referendum”, ha aggiunto, sottolineando che l’Unione europea “non può continuare a guardare dall’altra parte”. Nel frattempo, per domani è stato proclamato, da oltre 40 sigle sindacali, uno sciopero “per la grave violazione del diritto e delle libertà”. Oltre 800 persone sono rimaste ferite ieri in scontri con le forze spagnole in Catalogna, ha denunciato il governo locale. Il governo spagnolo ha invece parlato di 12 agenti di polizia feriti e di tre persone arrestate. Un totale di 92 seggi sono stati chiusi, ha reso noto Madrid. Mentre le autorità catalane denunciano che sono stati chiusi 319 seggi sui 2.300 aperti in tutta la regione. A Girona la polizia ha fatto irruzione nel seggio in cui avrebbe dovuto votare Puigdemont che ha poi deposto la sua scheda altrove.