di Enrica Procaccini
Sul tetto della Puglia, sventola la bandiera della pace. Il vento si intrufola nei vicoli stretti e il silenzio è interrotto dai rumori flebili della vita quotidiana che arrivano dalle case in pietra. Dalla piazza centrale e dalla villa comunale, poste ai due estremi del borgo, lo sguardo si perde nella campagna della Daunia. Benvenuti a Monteleone di Puglia che, con i suoi 850 metri sul livello del mare, è il paese più alto non solo del foggiano, ma dell’intera regione.
Qui la vita è “slow”…
Per chi ama alternare la frenesia della città ai ritmi più lenti della campagna, Monteleone è l’ideale. Ma da piazza Municipio sanno bene che la piacevolezza dei luoghi non può attrarre che una piccola fetta di visitatori. Il turismo delle mete più blasonate, dal vicino Gargano al Salento, dotate di adeguate strutture ricettive, è lontano. Ci vuole un’idea. Certo, bisogna fare rete con i Comuni limitrofi, con il castello federiciano di Sant’Agata di Puglia, con le atmosfere suggestive del borgo di Bovino, che in questi giorni ospitano una piccola delegazione di giornalisti e blogger impegnati nel Daunia press tour promosso dalla Regione Puglia. Ma per il sindaco Giovanni Campese, tornato alla guida dell’amministrazione comunale nel 2015, bisogna fare un lavoro più profondo: partendo dalle tradizioni e dalla storia del luogo, serve modellare l’identità del territorio e fare di Monteleone la capitale della pace. Un progetto ambizioso che si ritrova plasticamente nei murales realizzati da artisti internazionali sui principali edifici del paese. Ma anche ai piedi dell’austero monumento ai caduti della Prima guerra mondiale, realizzato nel ’26 con le rimesse degli emigranti in Canada, dove l’amministrazione ha posto una lapide con la ormai celebre frase di Papa Francesco. “La guerra è follia!”. Quattro parole che spazzano via l’eroismo bellico funzionale al Fascismo e più in generale l’esaltazione del morire per la Patria.
Il Paese della Pace e dell’accoglienza
Nello stesso solco, si inserisce l’istituzione del Premio per la Pace e la Nonviolenza, giunto alla terza edizione, che quest’anno viene attribuito a Bernice Albertine King, figlia di Martin Luther King, impegnata in prima linea nella difesa dei diritti umani.
Ma la difesa dei più deboli e la solidarietà a Monteleone non solo si disegnano, prima di tutto si praticano. Ed è così che il piccolo Comune, fuori dalle rotte del fenomeno migratorio internazionale, ha deciso di ospitare alcuni rifugiati e richiedenti asilo. Una piccola comunità (attualmente 25 adulti e 16 ragazzi, provenienti da Libano, Gambia, Nigeria e Guinea) che si è perfettamente integrata nei ritmi della vita monteleonese. “Siamo fuori dai cliché del rumeno che fa il muratore e l’africano che raccoglie i pomodori nei campi – spiega il sindaco – Qui da noi cerchiamo di valorizzare, con laboratori di informatica, di musica, le specificità dei nostri ospiti, di assecondare le loro aspirazioni nel segno dell’accoglienza intelligente e non della paura alimentata in nome dell’egoismo nazionale”.
Tra le tante idee del vulcanico sindaco monteleonese, la realizzazione entro breve di un’Accademia della pace. “Per secoli ci sono state scuole dove si è insegnato a fare la guerra – conclude Campese – A Monteleone insegneremo come costruire la pace”.
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