“Investire sui borghi significa migliorare la qualità di vita di chi li abita, ma anche offrire nuove occasioni di lavoro. Questo discorso vale da Nord a Sud, ma qui nel Mezzogiorno è più importante perché più alto è il rischio spopolamento e quindi quello di ritrovarsi in una situazione di marginalità rispetto agli interessi economici che gravitano intorno al movimento turistico e commerciale”. Ne è convinto Fiorello Primi, presidente dell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia, ospite della sesta edizione della Conferenza dei Borghi più belli del Mediterraneo, che si è svolta dal 4 al 7 ottobre a Cisternino, Comune del brindisino.
Presidente, perché è così complicato abitare in un borgo?
“La maggiore criticità risiede soprattutto nella accessibilità. Molti borghi sono stati costruiti per essere inaccessibili, quando nel Medio Evo l’isolamento era garanzia di sicurezza. Non è facile vivere in case-torri, tra scale e scalette dove non è possibile girare in auto e dove i maggiori servizi, dalla scuola alle poste, dalla banca al supermercato, si sono spostati nei quartieri di più recente costruzione. Però i borghi rappresentano un patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni molto importante per il nostro Paese e noi abbiamo il dovere di preservarli e valorizzarli”.
Come?
“Servono due cose: più risorse e una maggiore progettualità. C’è bisogno di investimenti nazionali per creare le infrastrutture necessarie e per la messa in sicurezza dei luoghi. Puntare sul recupero dei borghi, il miglioramento dei servizi e dell’accessibilità, significa creare lavoro per ingegneri, architetti, restauratori e per le maestranze. Una cosa non di poco conto soprattutto nelle regioni dove il tasso di disoccupazione è alto e i giovani professionisti sono costretti a fuggire”.
Qual è l’appello che l’Associazione lancia da Cisternino?
“Chiediamo agli amministratori della cosa pubblica di investire sul passato per costruire un futuro”.