Economia e Finanza
Manovra correttiva. Sulla manovra correttiva «è prematuro esprimersi», ma la verifica arriverà in fretta. Con il Def, atteso entro il 10 aprile quando «la proiezione del saldo di bilancio potrà essere rivista, a condizione che questo non derivi solo dalla congiuntura economica». Nel nuovo passaggio alla Camera al question time sulle prospettive dei conti pubblici il ministro dell’Economia Tria risponde così a un’interrogazione Pd che gli ha chiesto se «esclude» la manovrabis. La linea è quella rilandata a inizio settimana dal sottosegretario a Palazzo Chigi Giancarlo Giorgetti («vedremo nei prossimi mesi», aveva detto). «Non ci sarà una manovra aggiuntiva – aveva invece chiuso in mattinata il leader della Lega Matteo Salvini -, non ci saranno nuove tasse, non ci sarà la patrimoniale, non ci saranno tasse sui conti correnti o sulla casa. Stiamo lavorando per questo». Ma il crollo della produzione industriale e degli ordinativi – ufficializzato dall’Istat – segnalano un Paese fermo e a palazzo Chigi, come al Mef, si avverte preoccupazione perla situazione di stallo politico. Il rischio è di ritrovarsi a fine marzo con il terzo trim cstre di crescita vicino alla zero e la necessità di una manovra correttiva.
Crescita Italia, il giudizio di Bruxelles. Nella manovra 2019 firmata dal governo Conte «non ci sono misure capaci di impattare positivamente sulla crescita di lungo termine». L’impietoso giudizio sulle politiche di Luigi Di Maio e Matteo Salvini arriverà mercoledì prossimo dalla Commissione europea. L’occasione sarà il cosiddetto Country Report, la pagella annuale sullo stato dell’economia dei singoli paesi della zona euro la cui bozza Repubblica è in grado di anticipare. Un documento corposo, quello dedicato all’Italia, un fascicoletto di una cinquantina di pagine che circola informalmente tra le capitali europee ed esamina, smontandole, le misure della manovra giallo-verde. I cui effetti, scrive Bruxelles, saranno nefasti per Pil, deficit e debito. Tanto da rendere l’Italia un fattore di «rischio contagio» per tutta l’eurozona. Non c’è ancora la richiesta di una manovra bis, ma il Country Report ne getta le basi economiche e politiche. Con l’Italia che resta osservato speciale, sotto stretto monitoraggio Ue per gli squilibri della sua economia. Il documento di Bruxelles – ancora passibile di modifiche – manda in soffitta le tesi del premier Conte, che prevede «un 2019 bellissimo», e di Luigi di Maio, profeta di un imminente «boom economico».
Politica Interna
Tav da ridiscutere integralmente. La mozione sulla Tav presentata ieri sera dai capigruppo al Camera M5S (Francesco D’Uva) e Lega (Riccardo Molinari) segna un ritorno al contratto di governo – «ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo Italia e Francia» – e riabilita lo strumento dell’analisi costi e benefici uscito pesantemente ammaccato dalle polemiche legate al lavoro della commissione guidata dal professor Marco Ponti. La partita Tav resta tutta aperta anche se quel testo, quando verrà approvato dal Camera, certificherà il rinvio a dopo le elezioni europee di ogni scelta sul futuro della Torino-Lione. Il congelamento politico dell’opera si porta dietro la perdita, quasi certa, di 300 milioni di contributi europei. Telt, la società incaricata di realizzare la Torino-Lione, infatti deve lanciare ibandi entro marzo e difficilmente potrà di fronte all’approvazione di quell’ordine del giorno. E’ indubbio che ieri il M5S ha portato a casa una vittoria politica: potranno fare tutta la campagna elettorale spiegando che la Torino-Lione non si farà.
Il ritorno di Berlusconi. Sa che si gioca tutto alle Europee Silvio Berlusconi, e non si risparmia. Tornato in campo e pronto a candidarsi «in tutte le circoscrizioni, tranne al Centro dove ci sarà Tajani». Da giorni batte a tappeto tivù, radio e anche le piazze delle Regioni chiamate al voto (oggi sarà di nuovo in Sardegna) per lanciare la sfida per la sopravvivenza di FI e della sua stessa leadership. La posta in gioco è enorme, perché il leader torna a candidarsi dopo 5 anni di assenza dalle competizioni politiche, e se FI non raggiungerà un risultato importante – il Cavaliere parla addirittura di «20%, se gli italiani rinsaviscono» . la sua stessa leadership sarà il rischio, oltre che la tenuta del partito. Lo sa bene Berlusconi, che minaccia chi fra i suoi critica, guarda alla Lega o a una seconda gamba del centrodestra, sovranista, da costruire assieme alla Meloni (idea gradita a Giovanni Toti). E allora Matteo Salvini racconta di come sia nato il «governo del cambiamento»: «Io ricordo a Berlusconi che tutto è partito perché nessuno voleva andare a elezioni. Non ero io. Per me non sarebbe stato un problema, non ho mai avuto paura degli elettori». E così, prosegue il vicepremier, «una volta che il governo è partito io non lo fermo all’inizio del lavoro per i sondaggi o per i giornalisti… ».
Politica Estera
Sparita la figlia dell’ambasciatore nord-coreano. Non tiene la versione del ritorno a casa dai nonni in Corea del Nord. E la misteriosa scomparsa della bella figlia diciassettenne di Jo Song-gil, ex ambasciatore di Kim JongUn in fuga dal regime del dittatore, scatena un caso politico. E alimenta il dubbio che anche la nostra intelligence abbia avuto un ruolo nel rimpatrio della ragazza nordcoreana. Una spy story a tutti gli effetti quella che si consuma in queste ore nella capitale. Con 007 allertati, cancellerie in Fibrillazione e molti che citano il rimpatrio forzoso di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, che tanto imbarazzò il Viminale di Angelino Allano e ancora è oggetto di indagine per sequestro. A sostenere la tesi del rapimento è Thae Yong-ho, l’ex numero due dell’ambasciata, riparato a Seul già nel 2016. Lui non ha dubbi: si tratta di una ritorsione nei confronti di Jo Song-gil, il padre della studentessa che, assieme alla moglie, è scappato da Roma e si è rifugiato in un luogo segreto. Un gesto che visto da Pyongyang ha il sapore del tradimento. La tensione monta subito. Con scontri aspri e scambi di accuse nella maggioranza. Diretti anche contro il Viminale. Manlio Di Stefano, sottosegretario agli Esteri per i 5Stelle è duro: «La storia di Jo Song-gil e di sua figlia, rapita dall’intelligence nordcoreana in Italia, se confermata, sarebbe un caso di una gravità inaudita. Quando avvenne una cosa simile, il caso Shalabayeva, andai direttamente in Kazakistan. Chi ha responsabilità pagherà, statene certi», dice il sottosegretario. Ce n’è abbastanza, insomma, per creare fibrillazione nella maggioranza: il M5S parla di «fatti gravi», chiedendo al ministro dell’Interno Matteo Salvini di riferire in Parlamento. Esplicito, dalle sponde dell’opposizione, è anche Edmondo Cirielli, deputato di Fratelli d’Italia, colonnello dei carabinieri: «Io non ci voglio credere, ma il possibile sequestro su suolo italiano da parte dell’intelligence nordcoreana della figlia 17enne dell’ambasciatore di Pyongyang un fatto gravissimo». Non da meno il Pd, con Piero Fassino.
Ricucitura Italia-Francia. La paziente ritessitura della trama Italo-francese è cominciata. Il compito più delicato spetterà a Matteo Salvini, che in un incontro con il ministro dell’Interno francese Christophe Castaner in preparazione del prossimo G7 a presidenza francese, previsto a Biarritz per la fine d’agosto, sarà chiamato a ricomporre le divergenze aperte con la Francia dai suoi alleati di governo. La road map è tracciata, e il ritorno dell’ambasciatore Christian Masset non è un semplice reintegro, ma vuole essere, nella prospettiva di Parigi, un vero e proprio rilancio delle relazioni bilaterali. Lo schema della diplomazia 4.0, infatti, non prevede che il richiamo di un diplomatico sia il segno di una rottura, quanto piuttosto una sorta di pit-stop: ravvisata la presenza di difficoltà, è ne Il ritorno a Roma del diplomatico è segno di una nuova stagione di relazioni cessario fermarsi, mettere a punto una strategia, modificare, nel caso, ciò che va modificato, infine, al più presto, ripartire.