“Siamo qui per festeggiare la morte di don Peppe, per stringere tra le mani la lettera del presidente Mattarella”, dice un bambino. E, poco più in là, il sindaco di Casal di Principe, rivela: “Avrei voluto che sul palco ci fosse il Papa, ho sperato fino all’ultimo che potesse venire, per il venticinquesimo anniversario di Don Puglisi è andato in Sicilia”. Casal di Principe ieri ha ricordato l’anniversario del martirio di Don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra. Il culmine di una serie di celebrazione, anche un annullo filatelico col volto del prete coraggio. Tutti insieme, in piazza, gente comune e istituzioni. Sul palco, allestito dinanzi al cimitero, si alternano magistrati, sacerdoti, amministratori, il presidente di Libera, Don Ciotti quello della Fondazione dedicata a Don Diana, Valerio Taglione. Poi migliaia di studenti insegnanti volontari laici e cattolici.
Emilio Diana, fratello del prete, parla di “giornata bellissima, i giovani sono il nostro futuro, Peppe lo sapeva, percio’ puntava su di loro per cambiare le cose”, mentre il sindaco Renato Natale, simbolo della lotta ai clan, primo cittadino per pochi mesi anche ai tempi del delitto di don Peppe, quando la camorra lo fece sfiduciare, dice che “riconoscere don Peppe e’ riconoscere un percorso di progresso civile e morale fatto in questi anni dopo la sua morte”. Una festa “venuta dal basso” in cui non e’ passata pero’ inosservata l’assenza di parte dell’arco istituzionale. Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia, dice, riferendosi ai tanti colleghi politici e rappresentanti istituzionali non presenti, che “avrebbero potuto far spazio nella propria agenda per la giornata di oggi. Qui a Casal di Principe la parola Antimafia ha un senso”.