Campania e vulcani: a che punto è il rischio? Il 25 marzo a Napoli il convegno Mitigare i rischi: la conoscenza a tutela del territorio metterà a confronto scienziati e ambientalisti sull’area più pericolosa e dimenticata d’Italia. E’organizzato dalla Sigea e dall’Ordine dei Geologi a Villa Doria d’Angri Università degli Studi di Napoli Parthenope (programma su www.geologicampania.it).
Lo chiamano “La montagna”, ma il Vesuvio è un vulcano, attivo e soprattutto imprevedibile. E’ effusivo come l’Etna, esplosivo come Stromboli. A volte ha eruttato soltanto cenere, e può essere devastante come nel 79d.C. quando seppellì Pompei e Ercolano. Il rischio sismico dell’area napoletana comprende anche la zona Flegrea e Ischia. Il Monte Epomeo provoca terremoti come il recente del 2017 o quello epico del 1883 nel quale morirono i genitori di Benedetto Croce, ma può esplodere dopo secoli di quiescenza, come il Pinatubo nel 1991.
Nel corso del convegno si affronteranno temi quali il ruolo della ricerca storica, i rilievi delle criticità, il monitoraggio delle aree, i danni prevedibili causati dalla sottovalutazione umana del rischio. La speculazione urbanistica dell’area napoletana e flegrea riguarda un milione e duecentomila persone. Vivono in una zona a alto pericolo. La Regione Campania si sta attrezzando con un protocollo d’intesa ancora non perfezionato.
La scienza deve confrontarsi con lo sviluppo tecnologico e l’acquisizione delle informazioni, l’interpretazione dei fenomeni e il monitoraggio travolgente dei dati che arrivano parossisticamente. Gli strumenti sono più efficaci del passato ma c’è il problema dell’interpretazione a stretto raggio. Il Vesuvio è tranquillo, sembra, ma i Campi Flegrei si sollevano, da alcuni anni a questa parte, in maniera costante: meno di un centimetro al mese. La pagina del sito della regione Campania che informa sul rischio sismico, assume come riferimento i tre colori del semaforo. Il Vesuvio è verde. Non ci sono riferimenti per Ischia. I Campi Flegrei sono arancioni.
Le conclusioni del convegno sono affidate al vulcanologo Giuseppe Luongo. Per far comprendere in maniera elementare la struttura dei Campi Flegrei, in una pubblicazione del 1988 (Cenere, fotografie Antonio Biasiucci – Ed. Sintesi) Luongo utilizzò l’immagine della pasta della pizza non stesa a regola d’arte . Quando la mano inesperta la assottiglia in un punto. Questo assottigliamento della crosta terrestre ha reso la zona Flegrea più vulnerabile, più sensibile ai movimenti interni della Terra, più vicina al suo centro, al suo nucleo. Sono nati ventotto vulcani. Alcuni sono spenti. Uno, Monte Nuovo, si formò in cinque giorni nel 1538. Dorme da allora. Sogna. Mica è spento.
Maria Tiziana Lemme