Non si tratta di una strada riaperta quest’anno, perché i rincari dell’imposta di soggiorno erano già stati sbloccati dalla manovra di primavera del 2017. Ma è comunque nutrito il drappello delle città che ha deciso di dare ossigeno al bilancio aumentando la “tassa per i turisti”. Che hanno anche il pregio di non votare. Si tratta, a volte, di rincari “concentrati”: su determinati contribuenti, come a Napoli, che ha deliberato un aumento di 0,50 euro a notte solo per gli hotel a 3 e 4 stelle e per le strutture extra-alberghiere ; o in determinati periodi, come a Salerno, dove l’incremento è limitato al periodo che va dal 1° ottobre al 31 gennaio, in concomitanza con la manifestazione «Luci d’artista» (ma si paga solo per i primi sette giorni). L’aumento è invece generalizzato a Rimini, di circa il 30% per cento. E rincari sono previsti anche a Catania, in seguito alla dichiarazione di dissesto finanziario del Comune, e a Verona.
In alcuni capoluoghi, poi, l’imposta debutta quest’anno: come a Brescia, dove i turisti pagano da oggi, 1° aprile, a Prato, dove dal 1° marzo si è allargata anche alle locazioni turistiche, e a Sassari. In controtendenza Siena, che ha deciso di ridurre l’imposta di soggiorno per le strutture extra-alberghiere i campeggi e gli ostelli. In parallelo, la città punta ad affinare gli strumenti di contrasto all’evasione, anche con accordi di riscossione con Airbnb e altre piattaforme.