riapre la celebre chiesta di Santa Luciella a Napoli. I sotterranei della chiesetta custodiscono il celebre teschio con le orecchie, un rarissimo esempio di teschio con le orecchie mummificate.
Non vi sono molte informazioni circa la storia dell’edificio; lo storico Roberto Pane ne attesta le origini all’XI secolo, ma nel 1724 fu oggetto di un sostanziale rimaneggiamento. Infatti, il suo impianto è tipicamente barocco. Venne presa in custodia dai pipernieri (coloro che lavoravano il piperno), tanto è vero che la struttura di culto è nota anche come chiesa dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione, San Gioacchino e San Carlo Borromeo dei Pipernieri. L’edificio venne restaurato e consolidato negli anni ottanta del XX secolo e da allora è chiuso al pubblico. Poi, il 5 aprile scorso, ha riaperto i battenti.
Dal 2016 la chiesetta è stata affidata in comodato d’uso all’Associazione Culturale Respiriamo Arte, composta da cinque giovani laureati partenopei, che ha l’obiettivo di sottrarla al degrado, non solo ripristinando la sicurezza dei luoghi, rendendola nuovamente fruibile al pubblico, ma valorizzandola come centro di inclusione sociale e nuovo attrattore turistico – culturale. Il progetto è oggetto di una campagna di crowdfunding e i primi fondi raccolti hanno permesso nel giugno 2017 di realizzare dei primi interventi, consistenti in opere provvisionali che hanno eliminato o ridotto i pericoli per la pubblica e privata incolumità e preservato gli elementi decorativi e architettonici dei prospetti. La riapertura della chiesa, al termine dei lavori di restauro.
L’interno, di medie dimensioni, è composto da una navata rettangolare e altare maggiore. L’esterno è caratterizzato da un grande finestrone a disegno gotico, da un portale in piperno sormontato da una lunetta fatta con lo stesso materiale e da un affresco circolare che include la rappresentazione di uno stemma, probabilmente un’allegoria dell’antica arciconfraternita. Al di sopra dell’ingresso secondario vi è il piccolo campanile.