Economia e finanza
Def, taglio di 2 miliardi alla spesa. La frenata del Pil gonfia il deficit e ipoteca i 2 miliardi “congelati” dal governo a dicembre: l’attivazione della clausola della spesa, discussa anche dal ministro dell’Economia Tria con i partner Ue, è considerata inevitabile per tamponare un deficit spinto al 2,4% da un Pil tendenziale a +0,1%. Il decreto crescita è ancora aperto, in vista del Cdm di martedì che dovrebbe approvarlo insieme con il Def. Dall’assetto di tagli fiscali e coperture dipenderà l’effetto espansivo del provvedimento, su cui cresce la pressione di M5S e Lega. Ma sui numeri italiani pesa anche il confronto con la Ue. Ieri il vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis ha avvertito che <la stima di 0,2% delle previsioni economiche d’inverno potrebbe essere anche più bassa>. Ma il governo è sicuro di poter accelerare grazie al decreto crescita approvato nei giorni scorsi e allo sblocca-cantieri. La crescita programmatica di quest’anno verrebbe così fissata allo 0,3-0,4%, (contro l’1% previsto tuttora dai documenti ufficiali), anche se il governo è convinto di poter fare meglio e considera quest’obiettivo come prudenziale.
Flat tax a rischio. A conti fatti, in base alla bozza del Def, per il prossimo anno, già si prevede una manovra, tra Iva e correzione, di 26,4 miliardi; in tre anni bisognerà trovare tutto compreso 43 miliardi. Morale: spazi per nuove spese non ce ne sono, soprattutto non ci sono margini per la mini flat tax leghista, che costa 12-15 miliardi e che prevede, a partire dal 2020, una Irpef del 15 per cento fino a 50 mila euro favorendo sostanzialmente i ceti medio alti. L’intenzione del M5S è quella di portare a un riordino delle aliquote, puntando a un massimo di tre scaglioni. Tre contro due, dunque. Perché andando a ritroso, le due aliquote – 15 e 20 per cento – erano il compromesso raggiunto durante i lavori di composizione del contratto di governo. In origine la tassazione doveva essere unica, piatta al 15 per cento come da proposta di Armando Siri, il padre della flat tax leghista. Ed è stato proprio Siri, ieri a Firenze per il raduno dei comitati sulla flat tax, a chiedere a Tria di inserire la misura nel Def. «La flat tax va inserita nel Def. Non è il momento di avere timidezze o paure. Ma è il momento del coraggio e della visione. Sono fiducioso che il ministro Tria darà a questa misura che è parte qualificante del contratto di governo la dignità che merita perché la crescita parte dalla flat tax».
Politica interna
Scontro Salvini-Di Maio su AfD. La replica di Matteo Salvini all’attacco di Luigi Di Maio sferrato venerdì («E’ grave allearsi in Europa con i negazionisti dell’Olocausto»), arriva 24 ore dopo. Ed è durissima, come lo è ormai lo scontro tra le due forze della maggioranza che litigano su tutto, correndo verso le Europee in piena conflittualità. «Io lavoro, io rispondo col lavoro, con i fatti. Questa gente che cerca fascisti, comunisti, nazisti, marziani venusiani… I ministri sono pagati per lavorare. Io sono pagato per mantenere ordine pubblico e sicurezza». Da tempo Salvini — che cerca alleanze europee con partiti dell’ultradestra — insiste sul tema della fine degli steccati ideologici: «I dibattiti sul passato storico non mi appassionavano quando li faceva Renzi, non mi appassionano se li fa Di Maio. Non torneranno più né il fascismo né il comunismo né il nazismo fortunatamente» e semmai è il M5S che sbaglia: «Noi faremo alleanze con coloro che vogliono cambiare l’Europa». Eppure il capoguppo dell’Afd, Alexander Gauland, ha definito il nazismo «una cacca d’uccello» nella «millenaria storia tedesca» e ha dichiarato di «voler tornare ad essere orgoglioso della Wehrmacht», il sanguinario esercito nazista. E il capo della corrente di destra del partito, Bjoern Hoecke, ha definito il monumento di Berlino all’Olocausto «una vergogna» e invitato a non considerare tutta la biografia di Adolf Hitler «in una luce negativa».
Sale il pressing sul garante. Lo scontro frontale tra i vertici del Movimento e il garante della Privacy, Antonello Soro, era nell’aria già da qualche giorno. A dare fuoco alle polveri la multa comminata dall’Autorità all’Associazione Rousseau per le falle della piattaforma. Ma soprattutto, ha sottolineato Davide Casaleggio parlando con i cronisti, la tempistica dei fatti. Le indiscrezioni filtrate in anticipo sui media, la sentenza arrivata nel giorno del voto decisivo per delineare le liste per le Europee: fatti che i vertici pentastellati non hanno interpretato come coincidenze. E Casaleggio si sfoga: «Informazioni date ai giornali con giorni di anticipo prima che venissero comunicate alla persona interessata». Ecco allora l’affondo a margine di Sum, la kermesse sul futuro dedicata alla memoria del padre Gianroberto. Un attacco che non intende rimanere isolato — il Movimento ha presentato un’interrogazione parlamentare contro Soro direttamente al premier Conte — e che ha portato il presidente di Rousseau a una considerazione: «Bisognerebbe rendere obbligatorio per legge che le figure di garanzia non abbiano trascorsi politici di rilevanza nazionale». Rincara Di Maio: «Soro è del Pd. Sarà sostituito. L’Authority per la Privacy è in scadenza. Il M5S individuerà una persona al di là di ogni sospetto e qui il sospetto è politico».
Politica estera
Caos Libia, Haftar assedia Tripoli. Di fronte a scontri e raid aerei ormai a pochi chilometri dal centro di Tripoli, l’Italia – di concerto con gli Usa e Francia – insiste affinché l’Onu intervenga quale mediatore della crisi libica divenuta conflitto fra il generale Khalifa Haftar, all’attacco della capitale, e il premier Fayez al Sarraj, assediato in città. Dal portavoce di Haftar arriva una rassicurazione: quando l’esercito entrerà nella capitale, «sarà garantita la sicurezza di imprese, straniere e locali, sedi diplomatiche e istituzioni economiche straniere». L’Eni ha fatto sapere che «la situazione nei campi petroliferi è sotto controllo», ma per precauzione – come ha già fatto in passato – sta facendo evacuare i suoi dipendenti. «Non credo possa spingersi oltre. Guadagnare terreno ma isolarsi completamente non lo aiuta». Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi sta rientrando dal vertice del G7 di Dinard. Per la prima volta i paesi del G7 si sono espressi in maniera unitaria sulla situazione libica ma la comunità internazionale è stata colta di sorpresa dall’offensiva delle truppe di Haftar e ora teme che la situazione possa sfuggire di mano e tramutarsi in un bagno di sangue. Gli Usa avvertono il generale: si fermi. La Russia ancora lo protegge.
Netanyahu: se vinco Israele annetterà parte della Cisgiordania. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che, in caso di vittoria nelle elezioni di martedì, il suo governo comincerà ad annettere la Cisgiordania, occupata da Israele dal 1967. «Uno stato palestinese metterebbe in pericolo la nostra esistenza», ha detto. Non ha chiarito come e quando intenda estendere la sovranità israeliana, e soprattutto a quanta parte della regione. La Cisgiordania costituisce il cuore del territorio su cui, in qualsiasi piano di pace o risoluzione delle Nazioni Unite dal 1947 ad oggi, dovrebbe nascere lo stato di Palestina. Gli ultimi sondaggi danno il Likud di Netanyahu e il Kahol Lavan (Bianco e Blu) del generale appaiati con 28 seggi a testa. Ma la coalizione di centrodestra di Netanyahu è accreditata di 66 seggi su 120, più che sufficienti.