di Giuseppe Cristoforoni
Esaminiamo il Piano per l’Energia e il clima del governo. Tutte le cose che ancora non vanno. Questa è la seconda puntata dell’inchiesta
Oggi si parla di “ECONOMIA CIRCOLARE”: IL CONCETTO ILLUMINA! Ma, gli STAKEHOLDER, sono in agguato; I GOVERNI, le HOLDING, hanno deformando il “CERCHIO IN TANTE PICCOLE RETTE TANGENTI AD ESSO, trasformando cosi, l’ECONOMIA “LINEARE” IN “CIRCOLARE” !
Economia circolare dovrebbe significare utilizzare le risorse a disposizione in maniera intelligente, ridurre l’impatto ambientale, abbracciare la sostenibilità, la resilienza; replicare il ciclo di vita dei prodotti donando ad essi una nuova vita.
Il sistema economico attuale, affonda le sue radici nel modello produci- usa- getta, che, è diventato insostenibile. L’economia lineare prevede che un prodotto soddisfi un solo bisogno.
Economia circolare significa invece, aver rispetto per l’ambiente, riutilizzare, riciclare e rigenerare i prodotti rendendoli anche eticamente utili; far corrispondere ad ogni fine un nuovo inizio.
Investire nel post-consumo non è più solo una filosofia, ma rappresenta un vero e proprio modello per una nuova rivoluzione industriale.
Insomma, l’economia circolare è il punto in cui natura ed economia dovrebbero convergere!
Il piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare prevede che il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse si conservi quanto più a lungo possibile, riducendo in questo modo al minimo i rifiuti e il consumo delle risorse.
In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.
Eppure la Direttiva 96/62/CE sulla gestione e qualità dell’aria ambiente dei Paesi dell’Unione Europea all’Articolo 1 individua tra gli obiettivi quello di: “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove è buona, e di migliorarla negli altri casi”.
Certo è che è stato disatteso uno degli slogan più urlati in questi anni “da alcuni del Governo attuale” almeno dal 2005, e ossia “CHI INQUINA PAGA!”, si aspettava l’attuazione, finalmente, della “CARBON TAX”, una tassa sul carbonio, una tassa sulle emissioni di CO2 dalle attività Umane.
Certo sarebbe stato bello “ardire” imponendo una tassa su: carbone, petrolio, metano e altre attività altamente inquinanti, e già acclarate nocive alla salute; la tassa avrebbe reso i fossili e le attività inquinanti più costose delle loro alternative, che conseguentemente, avrebbero avuto finalmente modo di competere e forse imporsi, mentre oggi competono in un mercato falsato, che mantiene i combustibili fossili artatamente economici, scaricando sulle popolazioni i costi esterni: quali: malattie, le guerre, i danni ambientali e climatici da loro causati.
Beh, ci eravamo sbagliati, quando si è “GOVERNO”, evidentemente si diventa proni, e chissà perchè non si riesce a sovvertire, e neanche a scalfire l’ordine economico attuale!
Quali le azioni del Governo Italiano per rispondere e contrastare tutto ciò?
E’ un cambio di paradigma – ha spiegato il Ministro Costa – del modo di produrre che tutela l’ambiente. Fra produzione e ambiente il disaccoppiamento è superato”, ha aggiunto osservando che non si tratta quindi “solo di una manovra di politica energetica”. Il Piano prevede una “transizione equilibrata, senza lasciare nessuno indietro” e se “per ogni miliardo nel carbon fossile ci sono 5.000 posti di lavoro, nel settore delle rinnovabili ne sono previsti 15mila” ha detto il ministro precisando che nella transizione non viene abbandonato nessuno di coloro che provengono dal vecchio sistema.
Costa ha voluto sottolineare anche come “per la prima volta tre ministeri – Ambiente, Sviluppo e Trasporti –
hanno lavorato insieme” valorizzando le sinergie, dalla mobilità alternativa al fotovoltaico che potrebbe “approdare” ad esempio su siti dopo che sono stati bonificati. Il Piano, strutturato secondo 5 dimensioni – decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, mercato interno dell’energia, ricerca, innovazione e competitività – è lo strumento con il quale ogni Stato stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili e quali sono i propri obiettivi in tema di sicurezza energetica, mercato unico dell’energia e competitività.
Non possiamo sbagliare ha proseguito osservando che il “governo lavora a qualcosa che gli sopravviverà”
e rilevando “l’ambizione di indipendenza del nostro paese” dalle fonti fossili e di “dargli più potere contrattuale”.
Cosa prevede il piano:
Per la decantata decarbonizzazione si nota che, un ampissimo 25% viene affidato all’ aumento dell’efficienza energetica degli edifici;
Risparmio ed efficienza:
In base alle norme europee, nel periodo 2021-2030 dobbiamo ridurre il consumo di circa 51 Mtep.
In base al piano questo obiettivo si raggiungerà risparmiando ogni anno lo 0,8% di energia rispetto all’anno precedente; potenziando e adeguando gli strumenti di sostegno già in vigore:
(1) il meccanismo dei Certificati Bianchi;
(2) le detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza energetica e il recupero del patrimonio edilizio esistente;
(3) il Conto Termico;
(4) il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica.
Il Piano prevede grandi risparmi di energia termica derivanti da una forte diffusione delle reti di teleriscaldamento alimentate da centrali termoelettriche a cogenerazione, da biomasse, o termovalorizzazione dei rifiuti.
Come ben si evince possiamo affermare che l’uso dei RIFIUTI negli INCENERITORI
e non “TERMOVALORIZZATORI” verrà quasi TRIPLICATO, così come sarà quasi RADDOPPIATO
nelle BIOMASSE; quindi si costruiranno nuovi INCENERITORI !
Il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima2030 (Pniec), prevede una diminuzione del consumo di energia primaria, pari a circa al (6%) da 155 Mtep nel 2016 a 135 Mtep nel 2030: in pratica al 2030 non cambia quasi nulla rispetto al 2016: si conferma l’uscita dal carbone, e le rinnovabili aumentano soltanto dal 18% al 28%. Un + 10% tutte incluse le assimilate, e ciò è molto deludente.
Analizzando la composizione futura ipotizzata per il mix energetico al 2030 per la decantata decarbonizzazione si nota che la quota riservata agli idrocarburi resta di fatto invariata al 32%, un buon 39% viene affidato alla filiera del gas, alle vecchie e famose UHB del GAS, e solo un misero 21% riservato alle rinnovabili, fra cui Biogas e Biodiesel, con quota parte di Fotovoltaico, Geotermia, Eolico, idrico; un 6% di solidi, ossia rifiuti, rifiuti inceneriti, considerati comunque “assimilate” quindi per loro rinnovabili.
In effetti fino al 2030, il72%Gas & Petrolio +6%Incenerimento + 2%Biogas & Biodiesel = 80% dell’energia sarà prodotta ancora BRUCIANDO,ossia COMBUSTENDO!
Le centrali per la produzione di energia, le auto, i camion e le navi a gas non portano, e non porteranno benefici climatici, e distraggono dall’obiettivo reale, il trasporto e la produzione a zero emissioni.
I governi dovrebbero resistere alle pressioni della lobby del gas, e del petrolio,e, smettere di elargire sprecandolo, denaro pubblico prezioso per la ricerca e il futuro.
La puntata precedente la trovi qui