Nel 2018 la Cina è rimasta al primo posto per numero di esecuzioni, anche se il livello effettivo dell’uso della pena di morte è ignoto poiché i dati sono considerati un segreto di Stato. Amnesty International, nel rapporto annuale sulla pena di morte nel mondo, ritiene che migliaia di persone siano condannate alla pena capitale e messe a morte ogni anno. Con una decisione senza precedenti, le autorità del Vietnam hanno reso noti i dati sulla pena di morte: nel 2018 le esecuzioni sono state 85. I primi cinque stati per numero di esecuzioni sono stati dunque la Cina (migliaia), l’Iran (almeno 253), l’Arabia Saudita (149), il Vietnam (85) e l’Iraq (almeno 52). Ho Duy Hai, condannato per rapina e omicidio dopo essere stato costretto, secondo quanto ha dichiarato, a “confessare” sotto tortura, è stato condannato a morte nel 2008. Lo stress dell’attesa dell’esecuzione ha avuto effetti profondamente negativi sulla sua famiglia: “Sono passati 11 anni da quando è stato arrestato e la nostra famiglia è a pezzi. Non ce la faccio più a sopportare questo dolore. Solo pensare a quanto mio figlio stia soffrendo in carcere mi annienta. Vorrei che la comunità internazionale ci aiutasse a far tornare unita la nostra famiglia. Siete la mia unica speranza!”, ha dichiarato ad Amnesty International sua madre, Nguyen Thi Loan.
Nonostante un significativo calo, l’Iran e’ stato ancora responsabile di oltre un terzo delle esecuzioni registrate nel mondo. Amnesty International si e’ detta inoltre preoccupata per il notevole aumento delle condanne a morte emesse in alcuni stati nel corso del 2018. In Iraq il numero e’ quadruplicato da almeno 65 nel 2017 ad almeno 271 nel 2018. In Egitto il totale e’ cresciuto di oltre il 75 per cento, da almeno 402 nel 2017 ad almeno 717 nel 2018, a causa dell’attitudine delle autorita’ egiziane di emettere condanne a morte in massa al termine di processi gravemente iniqui, basati su “confessioni” estorte con la tortura e nel corso di interrogatori di polizia irregolari.