Economia e finanza
Tria: no a flat tax e patrimoniale Lancia un paio di segnali il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, quando dice «non ci saranno manovre correttive», per poi aggiungere di essere «molto contrario» a una patrimoniale al punto di escluderla. Alla vigilia dell’avvio, previsto per oggi, della discussione del Def in Parlamento il titolare dell’Economia tratteggia le soluzioni che l’esecutivo potrebbe seguire nel percorso di avvicinamento alla legge di Bilancio. «Con questo Def abbiamo voluto dare il messaggio di stabilità, nel senso che intanto il quadro macroeconomico è completamente condiviso con tutte le istituzioni. Il deficit strutturale rimane quello che avevamo stabilito», spiega Tria in un’intervista a «1/2h in più» su Rai 3. In merito al duplice obiettivo «flat tax» e clausole di salvaguardia, quest’ultime da disinnescare per evitare l’aumento dell’Iva, il ministro ricorda: «Il problema è che si tratta di adottare scelte politiche, considerando i vincoli esistenti. La maggioranza di governo è contraria ad un aumento dell’Iva e al tempo stesso vuole una riforma fiscale nella direzione della Flat tax». Una premessa per segnalare la sua posizione personale a favore del rialzo dell’Iva (evitarlo richiede 23 miliardi). «io – aggiunge- sono per lo spostamento dell’imposizione sui consumi, piuttosto che sui redditi perché più favorevole alla crescita». Quanto alla flat tax, afferma che «occorre ridurre il numero delle aliquote in modo progressivo», che è cosa ben diversa dalla tassa piatta. In ogni caso l’aliquota unica per tutti i redditi non si può fare: «per problemi di stabilità finanziaria dovrebbe essere posta ad un livello abbastanza elevato».
Semplificazione del fisco, il progetto di Lega e 5 Stelle Nullo l’avviso di accertamento senza invito al contraddittorio. No alle richieste del Fisco di dati già presenti nell’anagrafe tributaria. Obbligo per l’amministrazione di diffondere i modelli dichiarativi e le circolari almeno 60 giorni prima del termine dell’adempimento a cui si riferiscono. Pubblicazione online di tutte le delibere relative ai tributi locali. Sono questi i principali colpi inferti alla complessità del sistema fiscale dalla proposta di legge presentata da Carla Ruocco (M5S) e da Alberto Gusmeroli (Lega), rispettivamente presidente e vicepresidente della commissione Finanze della Camera. Il testo dedica la prima parte alle misure di semplificazione fiscale per poi passare a occuparsi di settori diversi, dai canoni di affitto non percepiti agli incentivi per gli esercizi commerciali nei piccoli centri. Dopo mesi di parole sull’ipotesi di introdurre la flat tax, è comunque questa la prima mossa più concreta in ambito fiscale fatta dai giallo-verdi.
Politica interna
Ancora scontro tra Lega e 5 Stelle su Roma «Perché vi stupite tanto? Su Roma è solo l’inizio, abbiamo appena cominciato». Matteo Salvini sta per lasciare l’albergo sull’Aurelia in cui ha terminato un inatteso blitz nella conferenza della Lega del Lazio. È solo l’inizio, dunque, di questa campagna romana aperta dentro la campagna per le Europee. Preludio della piccola grande “marcia” politica che il ministro sogna sulla Capitale. Finora non è scattata la richiesta esplicita di dimissioni, ma poco ci manca. «Mi dicono tutti di fare presto», dice chiaramente dal palco il vicepremier, a conferma che non attenderà la scadenza naturale della sindaca nel 2021. A Roma, la Lega – stando ai sondaggi riservati in mano al capo del Viminale – starebbe moltiplicando i suoi consensi, soprattutto nelle periferie. E puntare alla successione a Roma non è più un tabù. Al quartier generale di Salvini non è sfuggito che in 48 ore di bombardamenti, nessun esponente di vertice del Movimento si espeso per difenderla. Presto per dire se l’ex avvocata sia stata davvero abbandonata al suo destino dopo i molteplici scandali che hanno lambito la sua amministrazione. O se i 5stelle prevedono ulteriori problemi al Campidoglio nei prossimi mesi, al punto da preferire di non “metterci la faccia”. Quel che è certo è che il vicepremier si ritrova con una prateria davanti e vuole approfittarne. Intanto, in una intervista al Corriere della Sera, Luigi Di Maio apre sulla crisi libica un nuovo fronte polemico con la Lega: «Chiudere un porto- osserva – è una misura occasionale, risultata efficace in alcuni casi quando abbiamo dovuto scuotere l’Ue, ma è pur sempre occasionale. Funziona ora, ma di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe»: E a Matteo Salvini consiglia: «Sarebbe utile, indipendentemente dagli sviluppi in Libia, se convincesse Orbán e i suoi alleati in Europa ad accettare le quote di migranti che arrivano in Italia».
Centrodestra, la sfida di Giorgia Meloni È una doppia sfida quella che Giorgia Meloni lancia al Lingotto di Torino. La prima è delegittimare l’alleanza di governo Lega-MSS. La seconda, meno esplicita, è di erodere voti agli alleati di Forza Italia penifondare un nuovo centro-destra. «Dopo le Europee questo governo non avrà più margini di vita. Si andrà a nuove elezioni e penso avremo la forza per un nuovo esecutivo in cui ci saremo noi, Fratelli d’Italia, e la Lega», dice dal palco. Non cita mai Berlusconi e i duemila delegati applaudono convinti. Meloni sprona Salvini,sulle alleanze per le Europee, ma gli obiettivi sono altri. Sono il M5S che «ha condannato il Paese alla decrescita» e usa in campagna elettorale cinque capolista donne «come figurine». E poi Forza Italia che in Europa «sta con la Merkel e ha una posizione conservativa. Noi, invece, vogliamo cambiare tutto a partire dall’attuale presidente del Parlamento europeo». Cioè Antonio Tajani, vicepresidente dei forzisti. L’operazione per svuotare il consenso ai berlusconiani è iniziata. Sabato sul palco è salito il governatore “azzurro” della Liguria, Giovanni Toti: «Fino al 26 maggio sto con Berlusconi, ma il vostro manifesto corrisponde al il mio mondo», ha detto.
Politica estera
Libia: rallenta l’offensiva di Haftar Khalifa Haftar pare in difficoltà. La sua avanzata segna il passo. Non riesce a sfondare nell’ultima manciata di chilometri, quando pensava di avere già vinto, tanto che è costretto a correre al Cairo per chiedere rinforzi. La tv libica al Ahrar parla di «oltre 100 morti» tra le sue fila. Le milizie di Tripoli hanno opposto una strenua resistenza e ricompattato la collaborazione con quelle di Misurata. La dinamica dei combattimenti si è trasformata in guerriglia urbana, favorendo le truppe sulla difensiva, i combattimenti nei quartieri meridionali vedono le colon ne di Haftar costrette a parziali ritirate.Nel frattempo i jet di Misurata bombardano le lunghe linee di approvvigionamento avversarie. Si spiega così l’incontro ieri tra Haftar e Abdel Fattah al Sisi, che ha confermato il suo appoggio al generale libico:.«Sosteniamo la campagna contro il terrorismo e le milizie», ha fatto comunicare il presidente egiziano. Intanto si moltiplicano gli sforzi diplomatici del governo italiano a sostego del governo di tripoli. Oggi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che in settimana dovrebbe avere una telefonata con Trump, oltre a contatti a svariato livello con Mosca, gli Emirati arabi e l’Arabia Saudita (questi ultimi due Paesi in cima alla lista di coloro che hanno appoggiato Haftar), riceverà il numero due del Qatar, Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani, l’emiro che è anche ministro degli Esteri e controlla i Fondi sovrani del Paese. Dal Qatar il nostro Paese attende informazioni sensibili sullo stato dell’arte sul terreno, sulla forza di Sarraj, sull’appoggio (logistico, finanziario, forse anche in armi) che il ricco Paese del golfo arabo sta fornendo al governo di Tripoli.
Elezioni in Finlandia: vincono la sinistra e i populisti La sinistra vince in Finlandia. I socialdemocratici ottengono la maggioranza relativa con il 17,7 per cento dei voti. «Torniamo il primo partito del Paese dal 1999» dice il loro leader Antti Rinne, candidato a diventare il nuovo premier. Ma è stata una vittoria risicatissima. Infatti l’estrema destra nazionalista del Partito dei finlandesi arriva seconda raccogliendo il successo adombrato dei sondaggi dei giorni scorsi, con il 17,5 per cento, superando dunque i conservatori del primo ministro uscente Juha Sipila (13,8) che si piazzano al quarto posto. L’ultradestra euroscettica dei Veri Finlandesi si avvicina dunque ai socialdemocratici. I quali avrebbero conquistato 40 seggi su 200 nel Parlamento di Helsinki, solo uno in più rispetto alla formazione populista. Le tematiche ambientali hanno favorito i Verdi, che come i socialdemocratici avrebbero guadagnato qualche punto, arrivando all’11,4 per cento dei voti. Antti Rinne, ora proverà a governare cercando appoggi in parlamento: «Ma non con l’estrema destra», fanno sapere i socialdemocratici