Alì Ehsani è arrivato in Italia da Kabul, aggrappato sotto un camion, rischiando di finire sotto le ruote. Nel viaggio ha perso il fratello, ma è andato avanti con la fede, da qui la sua determinazione e i suoi sacrifici.
È stravolto ma non demorde e tenta a sua volta la traversata. Ha alle spalle la fatica di un viaggio lungo e doloroso. Per anni ha camminato nel deserto e si è arrampicato sulle montagne, si è nascosto sui tetti dei furgoni e nei cassoni dei camion, è stato più volte derubato dai contrabbandieri, minacciato dai talebani, rinchiuso in un campo di prigionia nel quale ha assistito a torture atroci. Dall’Afghanistan alla Turchia, passando per il Pakistan e l’Iran. E ha rischiato di morire annegato pure lui.
E mentre, in quella circostanza se la prende con Dio, i suoi occhi si chiudono per la stanchezza. Sogna che Gesù lo abbraccia e gli ripete: “Ti proteggo io”. Alì si sveglia, i suoi piedi toccano terra e oggi è un credente convinto. La sua famiglia era cristiana in un paese in cui non esistono chiese.
La sua storia è diversa rispetto a quelle maggiormente sentite perché non è una migrazione via mare la sua, ma di terra. Inizia lontano, in Afghanistan, in un villaggio vicino a Kabul raso al suolo dai bombardamenti, che gli portarono via i genitori. “Ero a scuola, mi salvai ma rimasi orfano. Il mio unico punto di riferimento era mio fratello Mohammad, che aveva nove anni più di me. Mi disse, non ti preoccupare, siamo liberi come uccelli”. Per quattro anni i due ragazzi resi esuli dalla guerra hanno attraversato settemila chilometri per arrivare in Europa.
Ha 13 anni si trova prima in una casa famiglia e poi alla Città dei ragazzi di Roma dove impara l’italiano e diversi mestieri. “Ho 12 diplomi, dal piazzaiolo al disegno in Autocad. Studiavo tantissimo, non mi fermavo mai – riferisce – ma soprattutto ho conosciuto persone che mi hanno dato fiducia. Il professor Eraldo Affinati (che ha raccontato la sua storia nel libro La città dei ragazzi) soprattutto è stato un punto di riferimento, avevo paura di diventare un barbone o, peggio, un delinquente. Lui mi insegnò che, studiando, potevo arrivare dove volevo”.
Aveva scritto un libro, “Stanotte guardiamo le stelle”, ora ne ha scritto un altro con Francesco Casolo, “I ragazzi hanno grandi sogni”, presentato nell’aula multimediale dell’IIS Maria Pia di Taranto, rispondendo alle domande degli studenti alla presenza della prof.ssa Mariaclaudia Salvaggio, referente del progetto “Via Leogrande”, conversando con la prof.ssa Giulia Galli coordinatrice del presidio del libro “Il Granaio” e rappresentante della Libreria Dickens, il titolare Tonino De Giorgi era in prima fila.
Si è trattato di una presentazione/intervista dai grandi significati, con interessanti spunti di riflessione che hanno portato alla commozione, come quando ci si trova con profonda ammirazione davanti all’umiltà di un grande e tenace maestro.
“Se Stanotte guardiamo le stelle è il racconto del mio viaggio da Kabul fino a Roma, I ragazzi hanno grandi sogni è invece la testimonianza di come il vero viaggio sia cominciato per me proprio con l’arrivo in Italia” ci ha detto Alì.
Il diploma in ragioneria gli arriva a 22 anni e dopo anche la laurea in legge, con il desiderio di difendere i deboli. Oggi lavora come docente in una scuola professionale dove ogni giorno si prende cura dei propri alunni proprio come i suoi docenti si erano un tempo presi cura di lui.
Il libro presentato è un esempio felice di integrità e integrazione. È la storia di un piccolo, solo fisicamente, eroe da scoprire.
Il suo racconto ha offerto anche uno spaccato sulla società italiana. Sul razzismo per esempio dice che fortunatamente nessuno lo ha mai trattato male e ciò lo porta a pensare che il razzismo sia più un concetto teorico.
Oggi, chi l’avrebbe mai detto, è un giovane che ha conquistato un suo posto in Europa nonostante le mille difficoltà che gli hanno comunque permesso di vedere la vita con occhi diversi, tanto che è diventato un cittadino modello.
Una vita la sua, che non ha portato a presunzioni o pretese, ma alla paura di sbagliare e di sentirsi inadeguato in una nuova terra, con il grande desiderio profondo di volersi integrare, tanto da apprezzare la nostra Costituzione.
Nel suo cammino ha continuato ad incontrare le persone giuste al momento giusto. “Sono sopravvissuto agli anni di viaggio verso l’Italia grazie all’aiuto di tante persone – ricorda – perché Dio ci ama nel momento e nel posto giusto”.
Con Francesco Casolo, coautore, tutto è nato durante un incontro nel quartiere Ostiense, luogo tra l’altro in cui lo stesso Alì ricorda di aver trascorso la prima notte una volta giunto in Italia e dove non è stato facile perché era invitato continuamente ad allontanarsi dalla stazione, tanto da dover desiderare di dormire in un posto tranquillo un giorno.
Ha raccontato con occhi lucidi dell’aiuto avuto dalla sua ragazza Violetta nonostante le prime difficoltà dovute alla famiglia di lei, dal suo professore alla Sapienza di Roma e soprattutto dell’angelo invisibile che, oltre a regalargli un computer, lo ha sostenuto economicamente.
Un uomo, Alì che ha accettato tutto il grande travaglio della sua vita, dandosi da fare e mantenendosi stoicamente nella retta via, mentre sarebbe stato facile per lui cadere nella cattiva, come alcuni ragazzi da lui conosciuti dediti allo spaccio.
Nel 2007, la notte di Pasqua, Alì è stato battezzato nella basilica di San Giovanni in Laterano.
Anche in questa città ha incontrato difficoltà, soprattutto ingiustizie da parte di persone che volevano lucrare sulla povera gente. “Ma nella preghiera ho trovato la forza per rialzarmi da ogni momento di sconforto, anche quando sembrava che tutti i miei sforzi non servissero a niente. Sono stato il primo della mia classe a laurearmi: studiavo giorno e notte, mentre alla sera consegnavo pizze, nei weekend facevo lo steward allo stadio e in estate il cameriere e il lavapiatti. Nessuno credeva mi sarei mai laureato, ma il Signore è grande!”.
La sua amicizia con Cristo è nata all’interno di un’amicizia con un gruppo di ragazzi di Comunione e liberazione. “Mi avevano invitato a Rimini a una Via Crucis. Durante il percorso, mi chiedevo cosa cercasse tutta quella gente e al tempo stesso sentivo un grande vuoto dentro di me. Così ho continuato a frequentare quel gruppo di ragazzi, e ogni volta tornavo a casa diverso, più sereno, così come quando andavo in chiesa. Ho capito allora cosa cercavano tutte quelle persone, cosa cercavo io”.
“Dopo questa testimonianza, con Alì Ehsani siamo maggiormente pronti ad essere cittadini attivi e responsabili, ad innamorarci della Costituzione Italiana e a riscoprirci capaci di grandi sogni, grazie Progetto Via Leogrande !” ha concluso la prof.ssa Mariaclaudia Salvaggio.
Vito Piepoli