Economia e finanza
Industria: più ordini, ma spread a 292 per le liti nel governo. Dalla prima del Sole 24 Ore: “La domanda estera spinge fatturato (+0,3%) e ordinativi (+2,2%) dell’industria italiana a marzo rispetto al mese precedente. Movimenti che pur restando limitati vanno a confermare per la manifattura un primo trimestre superiore alle attese, in grado di fornire un contributo positivo al Pil. E nelle tecnologie per la deformazione dei metalli l’Italia scavalca la Germania. Le liti nel governo però continuano ad agitare i mercati: ieri lo spread BTp/Bund è balzato fino a 292 punti (massimi dall’8 febbraio) per poi chiudere a 285 punti”. Repubblica: Conte sente che il governo gli sta sfuggendo tra le dita. Ma non è il solo a temere la tempesta. II ministro del Tesoro Giovanni Tria in privato ricomincia a mettere in guardia il “triumvirato” di governo. Sa bene che all’orizzonte c’è una manovra “monstre” da circa 35 miliardi di euro, stando alle stime Ue di soli sette giorni fa. Lo scenario da “fine mondo” Salvini e Giorgetti lo disegnano coi loro ministri nel pomeriggio, a porte chiuse, nelle stanze del gruppo Lega di Montecitorio: «Con quelli non si va avanti, ogni giorno una, adesso anche la riforma della giustizia…». Per la prima volta viene abbozzato il calendario del ritorno anticipato alle urne. Nero su bianco compaiono le date chiave di un’escalation che pare ormai inevitabile. Crisi a giugno, dopo il voto delle Europee che consegnerà il primato al loro partito, scioglimento delle Camere a luglio, ritorno alle urne non più tardi di domenica 29 settembre. Questi i piani, sempre che coincidano con quelli del Colle. Del resto, la situazione finanziaria sta precipitando. Ieri lo spread ha sfondato per qualche ora il muro dei 290 punti base. Fubini sul Corriere: “C’è una leggera tensione, ma niente a che fare con episodi del passato”. Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro, era a Londra ieri mattina per cercare di rassicurare gli investitori, e da oggi è a Bruxelles. Rivera nella City ha ricordato che la fase di recessione sembra alle spalle e ha accennato al fatto che il governo è aperto all’idea di una revisione del sistema fiscale. Si è anche detto convinto che la Commissione Ue non avvierà una procedura sull’Italia il mese prossimo, quando presenterà il suo rapporto sul debito pubblico. Quel che accade sui titoli di stato in queste ore è in parte legato proprio a come il governo ha evitato, in extremis, l’avvio di una procedura europea nel dicembre scorso. Dopo quell’accordo si è visto infatti un primo ritorno degli investitori esteri sui titoli di Roma, attratti dai rendimenti elevati in proporzione ai bassi costi necessari per finanziare i loro investimenti. E però scrive Repubblica “i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ricominciano a giocare sullo sforamento del tetto del 3 per cento nel rapporto deficit Pil, facendo tremare le cancellerie di mezza Europa e i mercati. Ma soprattutto Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte tenta di spegnere l’incendio alludendo al possibile aumento dell’Iva per tamponare le clausole da 23 miliardi che gravano già sulla futura manovra economica”.
Dl Crescita. Il Sole 24 Ore: La Lega rilancia da subito sul calo delle tasse e il taglio al cuneo fiscale con la riduzione di 600 milioni dei contributi Inail che diventano strutturali e senza andare a incidere sulla formazione delle imprese. Non solo. Come promesso la scorsa settimana dal sottosegretario leghista all’Economia, Massimo Bitonci, si riaprono fino al 31 luglio prossimo i termini scaduti il 30 aprile per aderire alla rottamazione delle cartelle e al saldo e stralcio, la sanatoria per omessi versamenti riservata a chi è in difficoltà economica con un Isee fino a 20mila euro. Il pacchetto di correttivi messi a punto dal Carroccio, come annunciato ieri dal viceministro all’Economia Massimo Garavaglia, sono stati tutti già depositati trai 1.275 emendamenti al Dl crescita presentati nelle commissioni Finanze e Bilancio in discussione alla Camera (il termine è scaduto ieri alle 18). Sul versante Flat tax si segnala invece il viceministro Castelli: “Pensavamo di partire già con la scorsa legge di bilancio, poi siccome le risorse non bastavano si è scelto di puntare per il primo anno su quota cento e il reddito di cittadinanza. Siamo tutti consapevoli che la flat tax ci sarà, e per quel che riguarda noi che lavoriamo sulla parte tecnica, che dovrà essere graduale. Anche nel nostro programma peraltro c’era l’idea di ridurre le tasse a tre scaglioni concentrandoci sul ceto medio. Ecco, si inizia così, poi se le cose migliorano si possono ridurre ulteriormente le aliquote più alte. La tassa piatta tutta di un colpo in questo momento non possiamo permettercela, perché costa tantissimo”. Il fronte degli industriali: Vincenzo Boccia ieri a Napoli. L’occasione è l’ultima tappa del road show di Confindustria organizzato proprio per diffondere il documento «Riforme per l’Europa, le proposte delle imprese». Ventotto pagine preparate in vista del voto europeo del 26 maggio, per discutere del futuro della Ue con gli imprenditori e con politici, parlamentari e nuovi candidati. «Abbiamo un’Europa – ha precisato Boccia – che è un gigante economico, primo mercato al mondo, primo importatore, primo esportatore. Ma deve diventare anche un gigante politico. Cosi l’Italia: deve uscire dalla condizione di assenza di visione e diventare centrale tra Europa e Mediterraneo».
Politica interna
Intervista a Luigi Di Maio. Dal Corriere della Sera: «Salvini risponda ai nostri appelli. Sarebbe folle fermare il governo». Il leader dei 5 Stelle: «L’ho detto più volte e lo ribadisco nuovamente: per quanto mi riguarda questo governo andrà avanti per altri 4 anni. Abbiamo preso un impegno con i cittadini firmando un contratto di governo e arriveremo fino alla fine. Salvini non si inventi gli insulti, noi semplicemente abbiamo tenuto il punto su un caso di corruzione come il caso Siri. Poi in verità dalla mattina alla sera ci occupiamo di contenuti, di tutti quei provvedimenti che dobbiamo approvare il prima possibile. Il mio obiettivo è continuare a dare risposte concrete ai cittadini. Abbiamo già approvato reddito di cittadinanza, quota 100, Spazzacorrotti e tante altre misure che chiedevano gli italiani. Adesso pensiamo a salario minimo, conflitto d’interessi e continuiamo a tagliare gli sprechi della politica». Sempre Il Corriere ma sul fronte leghista: non c’è il tempo di far raffreddare i muscoli, le nuove partite a braccio di ferro tra Lega e 5 Stelle incombono. La prima, già questa mattina. A mezzogiorno infatti si riunirà il pre Consiglio dei ministri per decidere gli argomenti da portare lunedì all’ultima riunione prima delle Europee. Per Matteo Salvini dubbi non ce ne sono: «Il decreto Sicurezza bis è pronto, lunedì va in Consiglio». Tra l’altro, prevede sanzioni «da 20 a 50 mila euro» per le imbarcazioni che non si attenessero alle istruzioni dell’autorità dell’area in cui avviene il soccorso. Ma sui tempi (e sul merito) i 5 Stelle sono di assai diverso avviso, e lo aveva anticipato Danilo Toninelli: «Abbiamo il dl crescita, lo Sbloccacantieri… Dopo le elezioni valuteremo con serenità, e stando attenti a tutti i livelli del diritto, anche il Sicurezza bis». L’attenzione al diritto è certa: due ore prima del pre Consiglio si riuniranno tutti i dirigenti del legislativo stellato. L’idea sarebbe quella di «non bocciare politicamente il decreto, ma rallentarne la corsa contestandone in punta di diritto gli aspetti per noi inaccettabili».
Opposizioni e scenario. Gentiloni intervistato dal Corriere: “Le due forze che ci governano non sono affatto identiche. Sono diverse. Ma sono diversamente pericolose. Quindi il giochino dei buoni e cattivi non lo facciamo e penso che gli elettori italiani sappiano benissimo che se cercano un’alternativa democratica di centrosinistra non la trovano certo negli alleati di Salvini”. “L’Unione Europea è governata da decenni dalle due grandi famiglie europeiste: i socialisti e democratici e i popolari. Nella prossima legislatura probabilmente ci saranno anche i liberali (con Macron, ndr) ma il mainstream a Bruxelles non cambierà”. “Ho sentito qualche giorno fa Salvini esaltare l’Ungheria di Orbán perché le tasse per le imprese sono al 9 per cento. Lo stipendio medio di un lavoratore è di trecento euro. Quindi il suo modello è un Paese che paga i lavoratori trecento euro e fa dumping alle imprese italiane invitandole a fuggirsene in Ungheria. In pratica è come dire che i nostri soli amici sono tutt’altro che amici”.
Riferisce Il Corriere che “ieri Lara Comi, vicecapogruppo del Ppe-Partito popolare europeo, è stata indagata dai pm milanesi per l’ipotesi di finanziamento illecito assieme a Bonometti, in uno dei tanti filoni dell’indagine che 10 giorni fa ha determinato 43 misure cautelare (compresi l’eurocandidato forzista Pietro Tatarella e il sottosegretario alla Regione Lombardia Fabio Altitonante) per reati contro la pubblica amministrazione. Il patron Bonometti della multinazionale di famiglia OMR (3.000 dipendenti, 600 milioni di fatturato, la Ferrari come primo cliente), papabile tra i prossimi candidati alla presidenza nazionale di Confindustria che già contese a Vincenzo Boccia, nega si sia trattato di «un finanziamento illecito», e a riprova ricorda come abbia finanziato alla luce del sole molti partiti per cifre ben più ingenti”.
Politica estera
Intervista ad Angela Merkel. La Stampa: «Si tratta senz’altro di elezioni di grande importanza, elezioni speciali. Molti sono preoccupati per l’Europa, anch’io lo sono. Da questa preoccupazione nasce in me un senso di responsabilità ancora più forte che mi spinge a occuparmi assieme ad altri del destino di quest’Europa». Su Salvini e le coalizioni: «È evidente che abbiamo approcci diversi, per esempio nella politica migratoria. Già questo è un motivo per cui il Ppe non può aprirsi al partito del Signor Salvini. Certo è che Weber nell’elezione a presidente della Commissione non si assoggetta ai voti di questi partiti. Che lo votino o no, non si può influenzare». Sul tema dell’immigrazione: “Se nella crisi dell’euro e nell’emergenza profughi non avessimo agito o lo avessimo fatto diversamente, le conseguenze sarebbero state, a mio avviso, molto più gravi rispetto ad alcuni problemi di oggi”. Sul debito: «Mi auguro che l’Italia trovi la strada verso una maggiore crescita. Dipendiamo tutti gli uni dagli altri. Lo abbiamo visto nella crisi dell’euro: nessuno nella zona euro agisce in modo autarchico o isolato. Questo vale anche per la Germania, se da noi dovesse indebolirsi la crescita». E invece, riporta Il Sole 24 Ore, “la Germania riprova a correre. Non è chiaro, però, se ha l’energia necessaria. Il prodotto interno lordo tedesco, nel primo trimestre del 2019, è aumentato dello 0,4%, in accelerazione dalla crescita zero – in realtà un +0,02% – dell’autunno e dal -0,2% registrato nel terzo trimestre del 2018. È un buon segno, anche per Eurolandia, che ieri ha confermato per il primo trimestre una crescita dello 0,4% – e per l’Italia, molto legata all’economia tedesca – ma i rischi continuano a puntare al ribasso”.
Verso le Europee. Il Corriere intervista Marine Le Pen: «Esiste una vera alternativa a cui stiamo lavorando con Matteo Salvini. Colui che può mettere fine alla morsa di Ppe e Pse che ha portato l’Europa a essere perdente e screditata». Marine Le Pen, la creatrice del Rassemblement National, sabato sarà sul palco della manifestazione organizzata dalla Lega a Milano insieme con i leader di altri dieci partiti euroscettici. Su quali argomenti la sintonia con Salvini è più forte? Le Pen: «Condividiamo con lui la stessa visione di Europa fondata sulla sovranità, sul diritto dei popoli all’autodeterminazione e alla cooperazione volontaria. E crediamo che l’Europa si possa costruire senza la coercizione, il ricatto e la minaccia permanente». «L’unione fa la forza e il vento della storia soffia nelle vele dei difensori delle nazioni. Il nostro obiettivo è quello di creare un super gruppo il più forte possibile. Chi condivide questa visione comune è il benvenuto. I tedeschi dell’Afd, gli ungheresi, ma anche i nostri amici danesi e finlandesi. Questa è la vera alternativa a cui stiamo lavorando con Matteo Salvini». E di Europa come «comunità di Stati sovrani»
parla anche Meloni in una lettera al Corriere: “Vogliamo cambiare tutto in Europa, proponendo una visione alternativa e concreta. Noi crediamo in una riforma dell’Unione, in un’Europa che sia una comunità di Stati nazionali liberi e sovrani che scelgono di cooperare tra loro su alcune materie fondamentali, ma che mantengono la propria autonomia sulle scelte più vicine ai cittadini. Noi crediamo in un’Europa che sappia difendere i propri confini”.