Ci sarebbero sostanzialmente due modi per “vedere e comprendere” il film “Hammamet”, “fresco di stampa”, essendo del 2020 diretto da Gianni Amelio. La pellicola offre una interpretazione degli ultimi sei mesi di vita di Bettino Craxi, e della sua morte, avvenuta il 19 gennaio 2000, durante la sua vita da esule ad Hammamet, in Tunisia.
Dicevo due modi. Si potrebbe essere tentati a guardare e “patire” (è una storia molto triste), la pellicola, come se non si fosse vissuto il periodo storico in cui gli avvenimenti si sono svolti. Questo permetterebbe di osservare le sofferenze di un uomo che, nello svolgersi dei fatti, si riconosce, da prima, come un personaggio osannato e forte e quindi come un uomo sconfitto, rifugiato, non esiliato, in Tunisia, per sfuggire all’arresto in Italia.
Però non è una opzione intelligente. Conoscendo i fatti da cittadino che li ha “vissuti”, verrebbe invece spontaneo il raffronto con Napoleone Bonaparte, giunto al culmine della sua potenza di condottiero, dopo la campagna di Russia, quanto abdicò da imperatore, ritirandosi all’isola d’Elba, ultimo residuo di sovranità concessagli.
Quindi, più all’Isola d’Elba che a Sant’Elena, dovremmo confrontare la Tunisia, perche il nostro “condottiero politico” (che non si era reso responsabile, come Napoleone, dei trecentomila morti della campagna di Russia), non ha mai lasciato “la sua isola” per tornare in Italia e difendersi combattendo. Troppo malato? Forse sì. Forse anche “offeso” per il trattamento ricevuto nel 1993, quando fu fatto segno di un lancio di monetine da parte di alcuni contestatori fuori dall’hotel Raphael, a Roma.
Probabilmente il parlamentare comprese che ogni nazione ha il suo modo di “eliminare” chi ritiene aver dimostrato una sovranità negativa: la Francia, con la ghigliottina, l’America, con le morti misteriose degli uomini politici emergenti e l’Italia, dopo le piazze gremite, con il calpestare il volto di chi avevano osannato. Infine: rientrando in Italia non si aspettava neanche “i cento giorni di Napoleone”.
Cosa lascia Bettino Craxi dietro di sé? La sua convinzione di innocenza, perché lo statista ha sempre respinto l’accusa di corruzione, fino alla morte, anche se accettava di essere a conoscenza del fatto che il partito – come tanti altri, a suo dire – avrebbe accettato fondi illeciti. Il bravissimo’attore che lo ha interpretato, Pierfrancesco Favino, si è tanto immedesimato nella parte, da far dimenticare all’osservatore, che non si trattava del vero Craxi. Il Regista, Gianni Amelio , si è preso una grande responsabilità, ossia quella di offrire al pubblico una “sua” immagine del politico italiano, “riempiendo i vuoti” anche con un personaggio, quello del giovane figlio di un compagno di partito di Craxi (Fausto, interpretato da Luca Filippi), che giunge ad Hamamet per portargli una lettera. Personaggio, sembrerebbe, “di fantasia”, che ci conduce comunque a pensare al Segretario amministrativo nazionale del PSI, nonché tesoriere del PSI durante la segreteria di Craxi, Vincenzo Balzamo, il quale appare nelle primissime fasi del film con l’attore Giuseppe Cedema. Coinvolto in Tangentopoli, ricevette un avviso di garanzia e morì d’infarto prima del processo, il 2 novembre 1992. Niente a che vedere, quindi, con la storia che si evince nel film. Mani pulite lascia dietro sé anche molte ombre e molte morti.
Altro personaggio presente nel film, l’uomo in bianco, (tanti abiti bianchi nelle immagini, quasi un segno di purezza), interpretato da Renato Carpentieri, riconoscibile nell’unico personaggio politico di rilievo che salì su di un aereo di linea e senza scorta, andò a trovare Bettino Craxi alcuni giorni prima del suo ultimo Natale, ossia il presidente emerito Francesco Cossiga.
Continuando il parallelo con Napoleone, ricordiamo che, mentre la moglie Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, l’abbandonò, la moglie di Bettino Craxi, Anna Maria Moncini, (interpretata dall’attrice Silvia Cohen), pur vivendo situazioni non del tutto piacevoli, gli è restata accanto, assieme alla figlia Stefania, interpretata dalla brava attrice Livia Rossi. Solo tre donne sono state presenti all’Isola d’Elba durante l’esilio di Napoleone, ossia la madre Letizia, la sorella Paolina e l’amante, la Contessa Maria Walewska, che gli dette anche un figlio, sopravvissuto al figlio legittimo. Il figlio di Bettino Craxi, Vittorio Michele Craxi, appare nel film con il ruolo che effettivamente si era attribuito: difensore dell’onorabilità paterna. Lo interpreta l’attore Alberto Paradossi.
Anche Craxi ha avuto la sua “Contessa”, ossia Patrizia Caselli, autrice e conduttrice tv, che lo seguì in esilio e nel film è rappresentata da Claudia Gerini, laddove, però, appare come una figura di secondo piano in quegli ultimi mesi, cosa che non sembra sia stato nella realtà.
Bettino Craxi è morto d’infarto all’età di 66 anni, pur avendo superato, il 30 novembre 1999 una operazione durante la quale gli fu asportato il rene destro (colpito da un vasto tumore maligno), dopo una lunga e complicata preparazione all’anestesia per via del cuore in cattive condizioni.
L’Italia non gli venne realmente incontro, cosa che nel film viene in qualche modo “ombreggiata” lasciando intendere che sia stato lo stesso politico a rifiutarsi di rientrarvi per l’operazione.
Per lui si aprì la “chambre numero 1 dell’Hopital Militare”, che la Tunisia mise a disposizione di Craxi. Per quel paese, non per l’Italia, lui restò sempre “Monsieur le président.”
Bianca Fasano