L’anno scorso per commemorare i cento anni della nascita del grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia (8 gennaio 1921) sono state organizzate diverse manifestazioni, conferenze, letture, documentari, mostre, non sono mancate le pubblicazioni. In Parlamento è stato ricordato il 13 gennaio 2021 con interventi di diversi deputati tra questi è intervenuto Alessandro Pagano, vicecapogruppo della Lega alla Camera dei Deputati. L’intervento si trova pubblicato nel libretto “Ce ne ricorderemo di questo pianeta. Appunti e testimonianze sparse su Leonardo Sciascia”, pubblicato dalla mitica e prestigiosa Fondazione Thule Cultura di Palermo nel luglio 2021.
Al testo di Pagano hanno contribuito Enzo Sardo, già sindaco del Comune di Racalmuto e Alberto Maira, Reggente regionale di Alleanza Cattolica e infine è stato introdotto da Alberto Samonà, assessore ai Beni Culturali e alla Identità Siciliana, della Regione Sicilia. L’assessore mette in evidenza la proverbiale ironia di Sciascia, quando risponde ad una domanda: “Chi sei?”, rispose: “Sono un maestro delle elementari che si è messo a scrivere libri […]”. Un altro fattore da evidenziare è la sua “Sicilitudine”, che insieme a “intellettuale eretico”, lo fa essere uno scrittore libero, che si esprime senza condizionamenti, senza paure, in grado di liberarsi dal giogo del pensiero unico. Samonà fa un invito alla lettura a questo maestro del dubbio che si è battuto contro la Mafia ma anche anche contro le derive di certa Antimafia. Il breve testo (47 pagine) è presentato da Enzo Sardo, adesso presidente della Fondazione Leonardo Sciascia a Racalmuto, che ringrazia l’onorevole Pagano per il suo arguto intervento sintetico alla Camera. L’ex sindaco sottolinea la permanenza di Sciascia nella città di Caltanissetta, anni vissuti virtuosamente, dove sono nate alcune sue opere letterarie più importanti. A sua volta Pagano ringrazia la Fondazione per aver presentato il suo libro sul celebre scrittore siciliano, questo “rappresenta un riconoscimento per il mio lavoro e ne vado fiero”. Gli altri interventi presenti nel testo appartengono a un convegno su Sciascia tenutosi a Caltanissetta nel 2009, durante l’amministrazione Campisi.
Il testo di Pagano è importante perchè offre una lettura nuova, talvolta inedita, coraggiosa di Leonardo Sciascia. Infatti nel contributo più lungo, quello del professore Maira, si scoprono due “volti inediti per me e per molti” dello scrittore, utilizzando peraltro buona parte delle pagine a sua disposizione per riportare una prefazione (Garibaldi e il padre Buttà) scritta proprio da Sciascia per introdurre la ristampa di un romanzo storico, “Viaggio da Boccadifalco a Gaeta” di don Giuseppe Buttà, cappellano al seguito delle truppe borboniche durante lo sbarco di Garibaldi in Sicilia e pubblicata come saggio nella seconda metà degli anni ‘80 nell’edizione francese del libro Cronachette.
In questa presentazione secondo Maira troviamo un Sciascia “poco conosciuto che andrebbe veicolato nelle aule scolastiche a supporto dell’ora di storia”. In pratica Sciascia condivide il testo di padre Buttà, originario di Naso, paese dei Nebrodi nel messinese. Francesco II, l’ultimo re del Regno delle Due Sicilie è stato tradito dai suoi capi militari, dai suoi generali che si sono venduti al partito rivoluzionario di Garibaldi e compagni. Tradimento a cui non si è piegato il colonnello Ferdinando Beneventano Bosco, che si batté con valore contro i garibaldini e piemontesi, peraltro seguendo fino a Gaeta nell’ultima resistenza, il suo re Francesco II e la sua regina Maria Sofia. Un altro particolare a cui fa riferimento Maira ad una presunta predilezione di Sciascia per la messa in latino tratta da un passo di Todo modo e addirittura alla conversione cristiana di Sciascia, sul finire della sua vita. Questi due volti inediti di Sciascia evidenziati da Maira, sono stati fortemente criticati da un giornalista di un blog più o meno conosciuto. Certo a prima vista potrebbero sembrare una forzatura, ma il professore Maira si appoggia ai testi scritti di Sciascia. Inoltre Maira nel suo saggio evidenzia il significativo e clamoroso abbandono di Sciascia del Partito Comunista Italiano, perché terribilmente deluso di come era stato affrontato dai comunisti il sequestro Moro, qualcosa che assomiglia molto alla carcerazione di Gramsci. E qui il professore Maira accenna alla querelle nata con il segretario del Pci Enrico Berlinguer. Di questo fa riferimento anche l’onorevole Pagano nel suo breve saggio. Il parallelo Gramsci e Moro sconvolge Sciascia, stesso percorso, stesso dramma, vanno conosciuti e devono essere riportati alla memoria. Interessanti i messaggi che lascia Sciascia in riguardo alla mafia. Alla domanda come si vince la mafia, certamente per il nostro non serve una battaglia ideologica, come fanno i professionisti dell’antimafia. Sciascia modifica la sua illuministica visione dirigistica, dove le coscienze sarebbero cambiate in modo automatico dall’alto. “Vuoi cambiare il mondo? Cambia il mafioso che c’è dentro di te”. In altre parole distruggi tutto quello che è negativo in te: la superbia, l’egoismo, la prepotenza, l’arroganza…”.
L’eredità di Sciascia secondo Pagano è il rifiuto di ogni ideologia, ogni schematismo ideologico, non demonizzare mai l’avversario, l’amore per la terra siciliana.