di Luciano Fabris
Ho avuto la fortuna di incontrare e studiare il piano con un uomo davvero straordinario. Da molti considerato il più grande maestro del jazz classico, Barry Harris e’ morto l’8 dicembre scorso. Il grande Hank Jones lo definiva “il poeta del jazz”.
Nella sua lunga vita ha avuto migliaia di studenti provenienti da ogni parte del mondo, che lo amavano e che hanno provato gratitudine per quanto hanno ricevuto da lui. Fino a pochi giorni prima della sua morte ha tenuto dei seminari online che erano seguiti da centinaia di studenti.Amava particolarmente venire ad insegnare a Roma, dove fino al 2019 per 15 anni di seguito ad ogni marzo e settembre ha tenuto i suoi leggendari workshop di 5 giorni, che erano sempre seguiti da un concerto e a cui partecipavano musicisti provenienti da tutto il mondo, arrivando a raggiungere anche 22 nazionalità presenti contemporaneamente.
Originario di Detroit dove era nato nel 1929, iniziò a suonare il piano a quattro anni sotto la guida della madre,pianista nella chiesa Battista. Si avvicinò poi al jazz, ispirandosi oltre ai dischi di Bud Powell anche a molti musicisti del luogo fra cui Tommy Flanagan, a cui rimase sempre legato da un profondo rapporto di amicizia. Per un periodo lavorò come gommista in un’officina. Certamente andava poi ad ascoltare le Big Band che suonavano per il ballo nelle comunità dei neri, che erano ancora oggetto di discriminazione razziale. Presto iniziò a suonare con varie band nei club della città e ad accompagnare i musicisti di passaggio, fra cui Charlie Parker, Lester Young e Miles Davis. Successivamente lavorò con Max Roach e poi con i fratelli Adderley, e quindi si trasferi a New York, dove la sua fama di pianista eccezionale lo aveva preceduto.
Nella sua lunga carriera ha registrato 25 album come leader, contenenti molte sue apprezzatissime composizioni originali e piu di 70 album come sideman, registrando e suonando con i piu grandi jazzisti dell’epoca come Coleman Hawkins, Sonny Stitt, Dexter Gordon, Kenny Dorham, Blue Mitchell, Thad Jones, Benny Golson, Lonnie Hillyer.Nel 1963 si trasferi a Weehawken nel New Jersey nella casa della baronessa Nica De Koenigswater, che può essere definita una vera e propria eroina dei diritti umani nonchè mecenate dei musicisti di jazz di New York, dato che si battè sempre contro i soprusi e le discriminazioni di cui erano oggetto i musicisti neri ancora negli anni 60. Anche Thelonious Monk andò ad abitare nella sua casa all’inizio degli anni 70′ e vi rimase fino alla morte nel 1982.
Sin da quando era giovanissimo la casa di Barry a Detroit era diventata il punto di ritrovo dei musicisti esperti e di quelli che volevano apprendere da lui, in quanto la passione per l’insegnamento erano sorta molto presto. Paul Chambers, Yuseef Lateef e Charles Mc Pherson furono suoi studenti. I musicisti di passaggio andavano a trovarlo. John Coltrane stesso andò a prendere nota delle regole riguardo la pratica ritmica delle scale che Barry aveva già elaborato. Una volta stabilitosi a New York poi la sua classe divenne un appuntamento settimanale attraverso il quale molte generazioni di ottimi musicisti ebbero modo di formarsi pagando 5 dollari a lezione.
All’inizio degli anni 80 fondò a Manhattan il Jazz Cultural Theater che divenne presto un centro conosciuto in tutto il mondo. Di giorno Barry teneva classi anche per i ragazzi piu giovani e la sera si susseguivano concerti di varie band. L’alcool non veniva servito nel teatro, e molti giovani trovavano li una meravigliosa alternativa alla strada. Per la sua attività a favore delle giovani generazioni ricevette molti premi e riconoscimenti da parte delle più importanti istituzioni degli States, inclusa una laurea honoris causa.
Inoltre aveva formato un coro jazz polifonico che oltre alle sue composizioni eseguiva i suoi arrangiamenti di brani standard,e che negli ultimi anni era diretto dall ‘ eccellente pianista Phil Bingham. Il suo workshop settimanale per decenni e ‘ stato un appuntamento fisso per una comunità di centinaia di musicisti e cantanti.Per lui era importante che le persone si sentissero parte di una famiglia e che la famiglia fosse unita.Personalmente l ‘ ho sempre visto prendersi cura di tutte le persone che si trovavano in sua presenza, chiunque fossero.
Barry considerava Bud Powell e Charlie Parker come i musicisti che avevano creato la musica piu avanzata in assoluto.Inoltre conosceva e amava Chopin del quale poteva interpretare magistralmente molti brani.Negli anni 80 ‘ iniziò a tenere dei workshop a Madrid con cadenza annuale, e lì conobbe il grande pianista olandese Frans Elsen che era un suo fervente ammiratore nonche ‘il direttore del Conservatorio dell ‘ Aia.Elsen organizzo ‘ workshop annuali anche all’Aia dove Barry trovò degli studenti particolarmente ben preparati da Elsen, che Barry considerò sempre come l’unico suo pari a livello di conoscenze musicali.
Barry tenne regolarmente workshop con cadenza annuale a Londra, in Canada, in Giappone e in Svizzera dove veniva invitato da un altro grande pianista, Vince Benedetti. I primi seminari in Italia li aveva tenuti negli anni 80 ‘ a Umbria jazz poi nel 1994 /95 a Loano e poi a Roma in seminari organizzati da un suo studente, l’ottimo chitarrista Agostino Di Giorgio all’interno del festival Jazz e image. Dal 1999 al 2007 ogni anno aveva tenuto una classe di 5 giorni a Verona e dal 2005 al 2019 venne di nuovo a Roma per i workshop che avevo organizzato insieme ad Anna Pantuso ad ogni marzo e settembre. Quindi Gela in Sicilia e Bologna.
A Roma a partire dal 2005 si era creato un appuntamento fisso con il suo workshop di cinque giorni a marzo e settembre a cui partecipavano studenti da tutto il mondo e di ogni livello. L’eccellente pianista Andrea Papini era l’interprete dei workshop italiani e dal 2008 in poi Barry era accompagnato nei suoi viaggi dal suo amico, il grande pianista Richard Clements. Con ogni studente Barry aveva la capacità di creare un rapporto individuale. In particolare I giovanissimi fratelli Luigi e Pasquale Grasso rispettivamente sassofonista e chitarrista emersero in quegli anni come talenti straordinari. Ogni giornata dei workshop era divisa in tre parti al mattino armonia per pianisti e chitarristi e al pomeriggio la classe di canto e quella di improvvisazione. I partecipanti avevano modo di conoscere da vicino il maestro che la comunità dei musicisti di NY e piu in generale degli States da molti anni considerava essere the Keeper of the flame, il custode della fiamma che era stata di Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Coleman Hawkins, Thelonious Monk.
Da lui si percepiva come il jazz sia prima di tutto la musica del popolo afroamericano, il dono straordinario che generazioni di musicisti neri seppur vittime del pregiudizio e della discriminazione sono riusciti a farci arrivare. Ovunque Barry andasse ad insegnare, che fosse in Europa, in Giappone o negli States, si creava lì una famiglia, e lui ripeteva che durante le classi i partecipanti non dovevano sentirsi a disagio quando facevano errori, perchè gli sbagli restano in famiglia. Colpiva come fosse infaticabile nelle lunghe giornate di insegnamento che spesso si protraevano ben oltre gli orari fissati, nonostante fosse in età avanzata e soffrisse dei postumi di un ictus avuto negli anni 90 che gli aveva compromesso la mano sinistra.
Durante le lezioni spesso si metteva al piano e subito si percepiva una atmosfera di magia. Il suo suono unico, il ritmo e l’ armonia della sua musica arrivavano dritti al cuore di ogni partecipante. Inoltre con il suo spiccato senso dell’humour creava spesso dei momenti molto divertenti nelle classi.
Nel 2019 il progetto di volontariato Coro jazz basato sulle sue composizioni con testi in inglese e promosso dal comune di Roma coinvolse più di 1400 studenti delle scuole elementari e medie della capitale. Trovandosi a Roma per il suo workshop di cinque giorni Barry intervenne al saggio finale presso l ‘ istituto Tullio de Mauro che fu un’ evento memorabile, nonostante solo una parte dei ragazzi che si erano preparati nei mesi precedenti poterono partecipare a causa di difficoltà logistiche.
Barry ha creato un metodo unico per semplicita e chiarezza per spiegare ed insegnare il jazz, che lui considerava come la musica classica del nostro tempo.Ha creato un linguaggio specifico per illustrare il processo di costruire melodie e per capire le relazioni armoniche, riuscendo a rendere accessibile la comprensione della complessa musica di Bud Powell e Charlie Parker. A lui si deve una scoperta straordinaria:esiste un ordine intrinseco ed evidente nell’universo delle 12 note. Questa scoperta offre un nuovo punto di vista nella teoria musicale e apre nuovi e stimolanti orizzonti.
Dividendo le 12 note della scala cromatica dapprima in due gruppi di sei e poi in tre gruppi di quattro note ( i tre accordi diminuiti o le tre famiglie)e combinando tra loro questi tre gruppi di quattro note due alla volta si ottengono le tre scale diminuite, in cui Barry ha osservato che si trovano i quattro accordi fondamentali.(Ogni scala diminuita è formata da otto note):
L ‘ accordo maggiore sesta formato da 4 note(di queste note due provengono da ciascuno dei due accordi diminuiti che formano la scala diminuita)
L ‘ accordo minore sesta
(Tre note da un accordo diminuito e una dall ‘ altro accordo diminuito)
L ‘ accordo di settima ( tre note da un accordo diminuito e una dall ‘ altro accordo diminuito)
L ‘accordo di settima con la quinta bemolle ( due note da ciascuno dei due accordi diminuiti)
Combinando questi quattro accordi uno alla volta con l’accordo diminuito che era stato lasciato fuori si ottengono quattro scale di otto note ciascuna. (Una di queste scale include la normale scala maggiore di 7 note su cui si basa l ‘ armonia classica.) Queste quattro scale si usano per armonizzare le melodie e rivelano dei suoni e degli accordi del tutto nuovi e di assoluta bellezza, anche se Barry diceva che in qualche modo erano note ai grandi compositori del passato che però non erano riusciti a codificarle.
C’e’ da augurarsi che la conoscenza del contributo innovativo e fondamentale che egli ha portato alla musica e all’umanità si diffonda come merita. Ha reso il mondo un luogo migliore, e io gli sono grato per aver reso bella la mia vita.