Sessantuno morti e oltre trenta abitazioni distrutte. Fu questo il drammatico bilancio del terribile disastro che colpì la frazione di Vettica Minore, ad Amalfi: era il 26 marzo del 1924 quando una frana di enormi dimensioni si staccò dalla parte alta della colonna montuosa che sovrasta la zona, travolgendo persone, case e strade. Sono due le iniziative con cui l’amministrazione comunale del comune salernitano organizza per ricordare la tragedia a distanza di un secolo. Un convegno dal titolo “Alluvioni e frane in Costa d’Amalfi: rischi e mitigazione dei rischi a 100 anni dal disastro del 26 marzo 1924” a cura del Centro di Cultura e Storia Amalfitana il 6 e 7 aprile alla Biblioteca comunale “Pietro Scoppetta” ed una commemorazione il 22 aprile – in occasione della Giornata Mondiale della Terra – presso il Giardino della Memoria a Vettica e a cui parteciperanno le autorità civili e militari a cui seguirà una celebrazione nella chiesa di S. Michele Arcangelo. “Dopo le alluvioni del 1910 a Cetara e del 1954 a Maiori, la terribile frana di Vettica è certamente la tragedia più dolorosa che la Costiera Amalfitana ricordi – dice il vice sindaco di Amalfi, Matteo Bottone -. Più di una trentina furono le abitazioni distrutte mentre la conta delle vittime fu di ben 61 persone tra donne, uomini e bambini. Tutti abitanti della frazione di Vettica Minore che persero la vita in quel disastro. Tra questi anche un neonato di pochissimi giorni. La Città, a cento anni da quel dramma, non solo ricorda le sue vittime ma sente sempre più forte l’impegno nel fronteggiare il dissesto idrogeologico. Tanto è stato finora fatto dall’Amministrazione Milano in materia di tutela ambientale e di messa in sicurezza grazie ai numerosi interventi posti in essere molti dei quali tuttora in atto. Resta alta l’attenzione per contenere gli effetti del dissesto a cominciare dalla valorizzazione proprio del modello di sviluppo rurale frutto di tradizioni e saperi secolari”.
Una catastrofe ambientale, con quella roccia tagliata ad intervalli irregolari dalle cicatrici rosse delle frane, dinanzi al quale non rimase indifferente nessuno. Dalle cronache dell’epoca (le principali testate nazionali mandarono sul posto i loro inviati) alla stessa dinastia Savoia. Infatti, qualche giorno più tardi (era il 28 marzo) a far visita ai luoghi del disastro giunse anche il Re Vittorio Emanuele III preceduto di un giorno dalla Duchessa d’Aosta, dal Duca di Spoleto e dal Principe Aimone. “Appena conosciuta la prima notizia del nubifragio che si è abbattuto sulla riviera amalfitana, giunta direttamente al Ministero della Marina – scriveva in una velina l’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei ministri – il Ministro della Marina ha immediatamente disposto l’invio da Napoli di una spedizione di soccorso con materiale sanitario e viveri”. Verso Amalfi, il giorno successivo alla tragedia, partirono il cacciatorpediniere Pontiere, il rimorchiatore Veglia e un motoscafo armato silurante mentre Mussolini mise a disposizione del prefetto di Salerno la somma di 230mila lire per fronteggiare le più urgenti necessità del disastro. Anche Papa Pio XI rivolse il suo pensiero alla popolazione colpita dal disastro, celebrando una messa in suffragio delle vittime e invitando Monsignor Grassi, Arcivescovo di Salerno, che in quei giorni era a Roma per assistere alla cerimonia del Concistoro pubblico, di partire subito per Amalfi e portare alle popolazioni “l’espressione del suo cordoglio e della sua paterna benevolenza”. Una tragedia quella di cento anni fa che, oltre a figurare tra i dieci drammatici eventi ambientali dal 1900 ad oggi per l’elevato numero di vittime, ha lasciato il segno nelle popolazioni locali e nel tessuto cittadino. (redm) 260933 MAR 24