Presentato a Firenze in anteprima mondiale, Inferno, il film del regista premio Oscar Ron Howard, tratto dal bestseller di Dan Brown che arriverà il 13 ottobre nelle sale cinematografiche, distribuito da Warner Bros, non a caso nel numero demoniaco di 666 copie.
Ancora una volta il protagonista, il prof Robert Langdon, interpretato come sempre da uno straordinario Tom Hanks, esperto di simbologia, si troverà coinvolto in misteri apocalittici a causa di un virus che potrebbe scatenare una pandemia e diminuire il numero degli abitanti sul pianeta al fine di risolvere il problema della sovrapopolazione e ovviamente arricchire il miliardario cattivo di turno. Compito di Langdon è quello di salvare il genere umano seguendo simboli e indizi legati al personaggio di Dante Alighieri, alla Divina Commedia e alla sua eredità districandosi per le vie di Firenze, Venezia e Istanbul. Il protagonista, pur partendo svantaggiato, poiché si risveglia in un ospedale italiano con una temporanea amnesia, sarà aiutato dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, interpretata da Felicity Jones, nel recuperare la memoria e a risolvere misteri ed enigmi.
Da sottolineare che, per esigenze cinematografiche, numerosi passi del romanzo di Dan Brown, sono stati volutamente omessi, ma è altresì da evidenziare che l’autore in questione, pur conoscendo la Divina Commedia, non ha tradotto fedelmente alcuni passi i quali possono essere interpretati solo da chi, oltre conoscere la lingua italiana, deve conoscere il volgare fiorentino e soprattutto saper fare esegesi dei versi interpretandone allegoricamente cultura, storia, teologia, filosofia e così via che traspariscono tra le righe del capolavoro della letteratura italiana e che purtroppo resta intraducibile per lingue riduttive quali l’inglese.
Poiché non si dispone del testo della Commedia scritto da Dante di suo pugno e i manoscritti più attendibili sono tutt’ora oggetto di studio sia per datazione che stesura, diamo ancora una volta merito all’autore di aver saputo romanzare, come fece per Il Codice da Vinci, Angeli e Demoni e Il simbolo perduto, una questione storica ancora aperta.
Sappiamo di per certo della buona fede di autore e regista che, partendo dall’opera dantesca, hanno voluto porre in evidenza la malvagità dell’uomo perpetrata nei secoli, sfruttando il tema del viaggio tra allegoria e realismo tenendo conto della visione culturale, politica e ambientale del nostro tempo. Sicuramente la scelta del titolo Inferno è connesso ai caratteri formali e contenutistici del poema, d’altra parte Dante stesso nel canto XXI dell’Inferno ai vv 1,2 declama “ Così di ponte in ponte, altro parlando/ che la mia comedìa cantar non cura”