Parla Massimo Doriani, presidente dell’Accademia Imago
“Da SOS SIAMO VICINI a un progetto per accogliere in classe ragazzi provenienti dall’Ucraina? Il passo è breve. Impegnativo, ma possibile e soprattutto doveroso”. Parla Massimo Doriani, presidente della Accademia Imago, promotrice di “Arte che cura”, una piattaforma sull’arteterapia attiva che organizza da sei anni un festival dedicato al tema.
Nell’intervista che segue lo psicologo che usa il metodo del video dramma come strumento per affrontare il disagio, soprattutto dei giovani, racconta i progetti che sta curando per l’anno 2022. A cominciare da un convegno recente con cui ha messo in rete psicologi di mezzo mondo, portando il marchio di Arte che cura oltreoceano.
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Dottor Doriani, con la sua Accademia Imago ha dato vita, a poche settimane dal primo lockdown, un servizio intitolato SOS SIAMO VICINI. Vuole riassumere di cosa si è trattato?
Una quarantina di consulenti volontari pronti a rispondere alle richieste di primo aiuto in caso di panico, ansia, depressione, causata dalle conseguenze psicologiche delle restrizioni. Si è trattato, ma direi anche si tratta, perché è un servizio tuttora attivo di prima risposta a chi si trova in un momento di profonda angoscia e non sa cosa fare.
Quindi è ancora possibile rivolgersi allo sportello SIAMO VICINI No Panic?
Sì è tuttora attivo al numero verde 800913880. Ansia, depressione, stress e tanta solitudine, sono alcuni degli effetti collaterali, i più comuni, di un anno di lockdown. Specie tra i giovani. Le testimonianze di disagio raccolte al telefono negli ultimi mesi riguardano sempre più gli adolescenti “Non vivo più”, “Ho paura di tutto”, “Non riesco a ripartire”, “Mi sento bloccato…”.
E ora c’è una particolare categoria di giovani che ha bisogno di supporto, i ragazzi in fuga dall’Ucraina…
Sì e su questo fronte siamo attivi con un progetto di inclusione ed educazione emozionale in classe, focalizzato proprio sulla accoglienza ai ragazzi ucraini. Dove siamo presenti attraversol’Associazione “Apodekomai”, che vede l’attivapartecipazione delle psicologhe Alexandra Palamidesi e Maria Bruno, coordinate daCaterina Ventura.
Quali sono i suoi obiettivi?
Promuovere il benessere psicofisico dei ragazzi, favorirne lo sviluppo in termini cognitivi, emotivi e relazionali, includendo specialmente coloro i quali si trovano in condizioni di svantaggio e vulnerabilità.
Dopo la pandemia, la guerra in cui siamo ogni giorno più coinvolti, non è così?
La situazione storica degli ultimissimi mesi ha contribuito a generare una nuovissima categoria di soggetti fragili, i bambini ucraini rifugiati nel nostro paese per sfuggire alla guerra. L’esigenza più sentita è offrire ai ragazzi e ai docenti uno spazio mentale ed emotivo, in cui poter riflettere pienamente sulla parola “accoglienza” per offrire il miglior supporto possibile a tutta la classe. Il progetto nasce col desiderio di fornire al gruppo classe spazi di espressione del sé, socializzazione affettiva, apprendimento e sviluppo delle competenze umane.
Quali sono, in particolare, le attività che svolgerete?
Attraverso laboratori relazionali finalizzati alla consapevolezza emotiva e all’inclusione, i ragazzi potranno sperimentare la possibilità di ascoltare, accogliere, conoscere ed esprimere le proprie emozioni, condividerle in gruppo attraverso l’espressione creativa di sé.
Parallelamente a questa attività puntuale, c’è una nuova edizione del Festival Arte che cura all’orizzonte, giusto?
La nuova edizione trova il suo fulcro nel convegno, che si è svolto in videoconferenza, con la partecipazione degli psicoanalisti di varie seguenti nazioni coinvolte: Argentina, Brasile, Italia, Perù, Spagna, Colombia, Uruguay e il gruppo di studio psicoanalisti nella Comunità appartenente alla Federazione Psicoanalitica dell’America Latina, con la partecipazionespeciale di Marcello Vinar psicanalista di fama internazionale per il suo impegno per i diritti umani e gli studi sui traumi da torture.