In apertura: modello del velivolo ipersonico Hexafly – INT
A chiamarlo volo ad alta velocità si rende solo in minima parte l’idea di quale potrebbe essere il futuro del trasporto aereo. Un futuro non a breve scadenza, s’intende, perché il volo ipersonico alla portata di tutti è una prospettiva al momento da cinema di fantascienza. “Ma la storia della tecnologia – dice Lino Grosso, amministratore delegato della Marotta Srl – procede a salti e nel momento in cui si è pronti tutto il sistema si mette a correre veloce e si adegua”. Volo ipersonico significa adattare all’aeronautica civile le tecnologie e i ritrovati della realtà aerospaziale. E’ su questo fronte che è attiva l’azienda campana che opera nel settore delle lavorazioni meccaniche di precisione dal 1957, specializzata nella costruzione di strumenti scientifici per la ricerca aerospaziale e per l’astronomia. Non più di quindici dipendenti, un concentrato di competenza e know how alle pendici del Vesuvio che utilizza moderne macchine a controllo numerico, fino a 4 assi controllati, per lavorare con alta precisione e velocità componenti meccanici per differenti settori, provvedendo all’intero ciclo produttivo del componente (dall’acquisto dei materiali grezzi ai processi speciali). Insomma un’eccellenza del settore aerospaziale che annovera significative collaborazioni con gruppi industriali e centri di ricerca di alto profilo tecnologico, tra cui Leonardo-Finmeccanica, Mecaer e soprattutto l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) con la quale collabora da alcuni anni. Da sette anni è impegnata in HEXAFLY-INT, progetto coordinato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) destinato a fornire un contributo importante ai voli ipersonici civili, la frontiera futura dell’aeronautica che sposa tecnologie spaziali.
Ingegner Grosso, la Marotta Srl è una realtà in crescita al servizio di programmi per l’aeronautica civile e per l’aerospazio. Ci può fare qualche esempio di esperienze consolidate?
Abbiamo collaborato a programmi come Boeing 787, Airbus A380, ATR e di programmi per il settore Difesa tra cui Meteor, Aspide, Aster, Mu90, Black Shark ed altri. Significativa è l’esperienza consolidata nelle lavorazioni di parti ottenute mediante Additive Layer Manufacturing, sia in titanio che in alluminio per il settore spaziale.
E’ un know how che sarà applicato anche alla prossima sfida che intendete affrontare, quella del volo ipersonico. Ce ne vuole parlare?
Sì, il progetto iniziato nel 2014 prevede la costruzione di un velivolo in titanio non motorizzato, che nel 2022 verrà lanciato da un vettore che gli consentirà di superare l’atmosfera e raggiungere l’altezza di 90 chilometri. Da lì percorrerà una traiettoria parabolica raggiungendo a una velocità circa sette volte superiore a quella del suono: Mach 7.4.
Con quale obiettivo?
Studiare e sperimentare condizioni di volo tali da aprire ai voli di linea una nuova stagione con la prospettiva ipersonica.
E con quali vantaggi?
In futuro sarà sempre più interessante, infatti, la prospettiva di percorrere rotte spaziali anche in aviazione civile, per sfruttare l’irrinunciabile opportunità di spostarsi in assenza di attrito. In tali condizioni, spostarsi da Bruxelles a Sidney, ad esempio, sarà possibile in meno di quattro ore. O da Napoli a New York in meno di centoventi minuti. Si può dire che la differenza tra volo di linea e volo ipersonico ricorda, ma alquanto alla lontana, quella tra un treno accelerato e un Freccia rossa che ha rivoluzionato il sistema dei trasporti su ferro.
Ci arriveremo quando?
La storia dello sviluppo scientifico e tecnologico ci ha abituato a repentine scosse e accelerazioni formidabili. Si pensi solo a cosa era il mondo prima di Internet, non più tardi di cinquant’anni fa, con la svolta che viene impressa dall’apparizione del primo sito web, nel 1991, ad opera dell’informatico inglese Tim Berners-Lee, che diede origine al World Wide Web. Per arrivarci occorrerà effettuare esperimenti come questo in cui Marotta Srl svolge un ruolo primario, assieme ad altre due aziende napoletane ed ai centri di ricerca italiano CIRA, al tedesco DLR, al francese ONERA’ nonché l’Istituto centrale di aeroidrodinamica (TSAGI), ente russo. L’obiettivo di testare il livello di maturità di alcune tecnologie aerospaziali nell’ambito del trasporto aereo civile ad alta velocità, da sempre ostacolato dalle basse autonomie e gli elevati consumi di carburante degli attuali velivoli ipersonici.
Quali sono le principali problematiche da superare?
L’impatto delle onde d’urto e la resistenza sviluppata in atmosfera che porta a raggiungere livelli di pressione e di temperatura proibitive (tra gli 800 e i 900 gradi centigradi). Va detto che Hexafly-INT è stato concepito senza pilota e senza motore.
Si tratta di un velivolo a guida autonoma?
Sì, dotato di un sistema di guida e controllo della navigazione da remoto che attiva un sistema di controllo dell’assetto costituito da una serie di piccoli razzi e i flap che permettono al velicolo di compiere una manovra che gli consente di entrare nella finestra sperimentale in volo livellato uniforme.
L’aereo sarà costruito interamente in titanio?
Certamente, perché è un metallo resistente tanto quanto l’acciaio ma molto più leggero, già impiegato per la realizzazione di tubi nelle centrali elettriche, navicelle spaziali, navi e la costruzione di missili e in uso per la sua potente resistenza alle temperature elevate e alla corrosione.
E per r schermare le elevate temperature caratteristiche del volo ipersonico?
Hexafly-INT è dotato di un sistema di controllo della temperatura (Thermal Control System, TCS) basato sullo Zirconia (Ossido di Zirconio).
Non è questa la prima collaborazione di Marotta con l’Agenzia Spaziale Europea, non è così?
Si, perché abbiamo partecipato al progetto Sage III con Hexapod, strumento che abbiamo progettato e costruito in azienda, su incarico dell’Agenzia Spaziale Europea e per conto della NASA. Esso svolge la funzione di studiare dallo spazio le variazioni dell’ozono e degli aerosol negli strati verticali della atmosfera. Venne installato sulle strutture esterne dalla stazione spaziale senza l’ausilio dell’opera di astronauti. E da allora continua il suo lavoro di monitoraggio, raccolta e spedizione dati alla Terra.
A che servono questi dati?
Fanno parte di una dotazione che serve a rappresentare la superficie terrestre interessata dalle varie emissioni nell’arco degli anni: dai gas che alterano il clima a quelli sprigionati da una eruzione vulcanica.
E perché si chiama Hexapod?
La denominazione che allude al dispositivo a sei gambe che serve a catturare la luce del Sole e della Luna durante l’alba e il tramonto, condizione necessaria al corretto rilevamento di aerosol, ozono e altri gas responsabili di emissioni nocive e impattanti sulle condizioni del clima terrestre.