Nel cuore della Sicilia, gli splendidi mosaici della Villa romana di Piazza Armerina giacciono in scandaloso abbandono – scrive Salvatore Settis sulla Stampa di oggi – , il Ministro della Cultura lo sa e si straccia le vesti, ma dichiara: non posso farci niente. E il brutto è che ha ragione. Ma andiamo per ordine: in due articoli di fuoco sul Corriere della sera (5 e 8 marzo), Gian Antonio Stella ha denunciato da par suo il degrado dei mosaici romani (il ciclo più vasto e celebre del Mediterraneo), la scarsa manutenzione, il deperire delle strutture di copertura, l’inabissarsi dei (pochi) fondi stanziati e non pervenuti, il calo dei visitatori. Destata dal letargo, la Regione Sicilia corre ai ripari; recupera un po’ di soldi, resuscita decreti sepolti, mette in rete foto per documentare la tutela. Ma quel che vi si vede è qualche rado operatore che cammina sui mosaici con scarpe qualsiasi, munito di ramazza come si fa nel garage di casa. Pezo el tacón del buso, avrà detto Stella nel suo Veneto natio. Com’è possibile tanta approssimazione? E perché Sangiuliano non può farci niente? Il fatto è che la Regione Sicilia dal 1975 ha pienissima autonomia nella gestione dei beni culturali e del paesaggio: in
quest’ambito lo Stretto di Messina è poco meno di un confine di Stato. In Sicilia conta l’assessore, il Ministro no.
La Villa Romana del Casale, è simbolo per eccellenza di Piazza Armerina. Residenza sfarzosa di un esponente dell’aristocrazia senatoria romana, è patrimonio Unesco dal 1997 e custodisce gelosamente una moltitudine di mosaici tra i più interessanti e meglio conservati dell’epoca.