Quello che non ha potuto The Economist, che non è propriamente il bollettino della parrocchia di Roccapipirozzi; quello che non ha potuto la Svimez, osservatorio storico dell’economia del Mezzogiorno… Lo ha potuto Roberto Saviano, che ha scritto una lettera al premier che è su tutti i giornali. E così il Sud dimenticato in venti anni di solitudine, stavolta non si può proprio evitare. “Renzi – ha scritto Saviano – predisponga un intervento immediato per salvare il Meridione che muore, e da dove vanno via tutti, persino le mafie…”. Sicchè il premier, invece di convocare una Consiglio dei ministri sull’argomento, ha convocato una direzione del Pd per venerdì 7 di agosto.
Posto che le lettere oggi valgono più dei report e delle analisi a firma qualificata, c’è di nuovo che una lettera (aperta) al premier la inviamo anche noi da www.ilsudonline.it…
Caro Renzi,
senza il Sud manca al nostro Paese la spinta per tornare su un sentiero di crescita necessaria e sufficiente. Lo dicono in tanti. Lo ha detto The Economist, lo ripete da anni la Svimez, lo dicono osservatori ed esperti, lo dicono i governatori e i sindaci del Mezzogiorno: dove vivono venti milioni di italiani, molti dei quali anche elettori del Pd, che l’indifferenza rischia seriamente di consegnarli al Movimento 5 Stelle (che almeno le strade le fa dove servono, mettendoci i soldi di tasca propria).
Rischia di consegnarli ai Forconi, se li ricorda? Quelli che con una dozzina di tir negli snodi strategici delle autostrade italiane mettono in ginocchio il Paese in 3 giorni…
Quindi ci permetta di portare ancora una volta alla sua attenzione che, come ha dimostrato Srm in uno studio non adeguatamente considerato dalla stampa italiana, ogni 100 euro di investimenti al sud generano domanda di prodotti e servizi per le aziende del Centro Nord pari a circa 40 euro.
Ma a prescindere dalle opportunità che è bene cogliere in un Mezzogiorno dove solo una regione (la Campania) contribuisce al Pil dell’Italia per non meno del 7%, ci permetta di rilevare che anche lei, signor primo ministro, può trovare nel Sud d’Italia un orizzonte politico che le consenta di consolidare per gli anni a venire il suo consenso politico, posto che al Nord la saldatura tra la Lega di Salvini e Forza Italia è diventato per il Pd un ostacolo arduo da sormontare.
Il Mezzogiorno è un ponte verso il Mediterraneo, uno spazio irrinunciabile non solo per i traffici e per l’export, ma anche per lei se vuole crescere come leader europeo impegnando una competizione leale nel contesto della Ue che oggi appare, con tutta evidenza, a egemonia tedesca.
Non solo il futuro dell’Italia che torni leader economico mondiale passa per il Sud, ma qui si gioca il futuro politico di Matteo Renzi.
Siamo pertanto molto felici che il tema Mezzogiorno sia tornato al centro del dibattito pubblico e, soprattutto, al centro della attenzione del Pd. Purché…
Purché quella del 7 di agosto sia una discussione seria e costruttiva e non lo spunto per un regolamento di conti con la minoranza del suo partito.
Purché il frutto della discussione non sia la solita cabina di regia, la solita task force, il solito tavolo di lavoro.
Purché non si riduca tutto all’esame di due o tre provvedimenti puntuali, su questa crisi o quella, misure urgenti ma tali che dalla somma non si ricavi mai il totale. Gli interventi puntuali, come lei sa, vanno bene in un contesto in cui il sistema territoriale è robusto, in ogni altro caso si traducono in un pannicello caldo che può solo strappare qualche titolo: e non ne abbiamo bisogno.
Purché la politica del governo e della sua maggioranza per il Mezzogiorno non si riduca alla sola partita dei Fondi europei. Che sono importanti e vanno spesi, ma sono anche un groviglio difficile da dipanare. Altrimenti non sarebbe emersa, a un certo punto, l’esigenza di affiancare gli enti locali del Sud con l’Agenzia per la Coesione territoriale, ferma al palo da oltre un anno.
Purché, insomma, il governo si doti di una visione dello sviluppo del Mezzogiorno e della sua funzione ineludibile per la ripresa del Paese e per la sua capacità competitiva sugli scenari internazionali.
Purché si cominci a considerare le regioni del Sud non alla stregua di province che sarebbe bene sciogliere, come dice qualcuno, ma tessere di un mosaico che si è sempre proposto, fino a 150 anni fa, come un “unicum” statuale, come una “macroregione storica”: è qui che potrebbe sperimentare un processo di ricomposizione istituzionale che le sta a cuore. Roma cominci a dialogare con l’insieme dei governi regionali così come Angela Merkel farebbe con i suoi Lander.
Purché si arrivi al più presto alla definizione di un pacchetto di azioni sistemiche da realizzare simultaneamente su più fronti: dalla portualità alla logistica, dall’energia al manifacturing, dalla riqualificazione delle città al turismo.
Purché, per dirla tutta, la direzione del Pd monotematica di venerdì prossimo non sia, in realtà, il tentativo di uscire dall’angolo prendendo un po’ di tempo e respiro, in attesa che la tensione polemica svapori al sole di Ferragosto.
Dedichi una parte del suo tempo al Sud senza voli d’uccello e toccate e fughe. Tempo per capire, conoscere, selezionare i punti di riferimento, scegliere gli interlocutori più appropriati che nel Mezzogiorno, creda, non mancano a chi li vuole e li sa cercare.