Dieci punti peggio della Grecia. Cinque punti in più dello Stato più povero dell’Unione Europea, la Bulgaria. Un articolo di Marco Esposito sul Mattino del 7 dicembre parla del Sud, dove è a rischio povertà il 46% della popolazione. “L’indicatore del rischio povertà – scrive Esposito – pone il Mezzogiorno all’ultimo posto d’Europa con il 46,6% delle famiglie a rischio (in difficoltà per la situazione di reddito o di vita) contro il 41,3 della Bulgaria, il 37,3 della Romania, il 35,7 della Grecia”.
Il Mattino non è l’unico giornale a parlare del disagio profondo del Sud. Ed è facile supporre che, dopo il voto del 4 dicembre in cui il Sud manifesta con il suo NO l’avversione al governo Renzi), il sistema della tematizzazione dei media ha trovato una nuova sottocategoria narrativa.
E’ curioso che i giornali e i talk televisivi siano refrattari all’argomento povertà se viene sollevato – numerosissime volte – da Papa Francesco: il giorno dopo silo l’Avvenire ci va su. Ed è non di meno curioso che per anni la Svimez guidata da Adriano Giannola abbia sottolineato i pericoli di abbandono del Sud alla desertificazione industriale e demografica nei sui Rapporti, risultando per alcuni osservatori ossequiosi renziani “un raduno annuale di gufi”. Ma tant’è.
Ora c’è da scommettere che saranno in tanti a scoprire gli effetti della eliminazione ventennale del Mezzogiorno dall’agenda di governo. Fino ai mille giorni del governo Renzi che avrà avuto tanti difetti, ma al Sud ha dedicato in realtà più attenzione che non la somma degli ultimi cinque esecutivi.
Finalmente Emiliano è uscito dal guscio. O no? Ha subito, ha subito per anni, l’avversione di Renzi e del giglio magico, che non lo volle capolista alle Europee, non lo volle mai ministro, nemmeno senza portafoglio. Neanche presidente dell’Anci lo vollero, quando gli fu preferito Del Rio, anni orsono. Emiliano l’ha presa un po’ da lontano. Dopo le schermaglie sull’Ilva, Tap e Trivelle, prende la rincorsa solo ora che Renziè caduto da cavallo e rischia di diventare un’anatra zoppa.Trova il coraggio di dare la scalata alla segreteria del Pd. O no?
Lo si evince da un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno (7 dicembre 2016). Lo spuntoche dà il via alla sfida? I 50 milioni che il governo “senza ragione – afferma Emiliano – ha deciso di sottrarre nel pieno della campagna referendaria”. Soldi che dovevano servire per recuperare “dati epidemiologici – continua l’articolo a firma Bepi Martellotta – che derivano da un inquinamento di Stato consentito dai decreti governativi”. Con l’Ilva che è diventata – parola di Emiliano – “una mitragliatrice che spara sulla folla inerme…”.
Questa nota si chiude mentre è in corso una direzione del Pd fra le più spettacolari degli ultimi anni, con Renzi nella fossa dei leoni e D’Alema che promette di aiutarlo (del resto lo ha fatto anche con Craxi), se fa il bravo. Intanto si apprende che nella corsa alla leadership del partito Emiliano non è solo. Ma stavolta gli si è messo di traverso un altro anti-renziano: il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
E il presidente della Regione Campania De Luca? I giornali parlano di una doccia fredda post-referendaria, che ha gelato anche i rapporti con Renzi. Anche nella sua Salerno, considerato un feudo dell’ex sindaco, le cose sono andate maluccio (60% al NO). Renzi se lo sentiva che le intemerate del governatore (in realtà poco più che battute degne di Crozza) sarebbero diventate un serio problema. E perciò negli ultimi giorni prima del voto il premier gli ha raccomandato di mordersi la lingua, non dare commenti ai giornali, meno che mai fare battute in luoghi pubblici dove un microfono (anche da cellulare) può sempre fare il suo lavoro.
Cerca di dare un contributo di buona stampa una intervista di Amedeo Lepore, assessore campano alle Attività produttive, rilasciata al Mattino. Vi si parla del piano regionale per le zone economiche speciali, uno strumento di agevolazione degli investimenti che la Polonia ha adottato prima ancora di entrare a far parte dell’Unione europea. L’assessore spiega che il piano campano punta a garantire nei porti di Napoli, Salerno e di Bagnoli “sgravi e incentivi fiscali anche per le infrastrutture e i nodi logistici che sono determinanti per uno sviluppo razionale della regione.
E’ l’occasione anche per ricordare che la Campania è l’unica Regione ad aver approvato “una legge ad hoc per cogliere l’opportunità di industria 4.0 e agganciarci alla rivoluzione digitale” e per rimarcare che qualcosa è cambiato anche nella percezione della Campania come area favorevole agli investimenti.
Lepore ricorda in particolare i casi delle multinazionali che rafforzano la loro presenza nel territorio campano:
- Nestlè (accordo di programma per lo stabilimento Buitoni di Benevento)
- Apple (centro di formazione a San Giovanni a Teduccio)
- Towers
- Jabil
- Hitachi (ex Ansaldo)
- Denso (Irpinia)
- Whirlpool (Carinaro)
- Prysmian
- Amazon (portale dedicato all’artigianato campano)
- Fca (centro ricerche Elasys)
A.S.