Porte sbarrate agli arrivi dall’India. La variante del coronavirus che sta flagellando l’area di Mumbai e ha contagiato un milione di persone in tre giorni spaventa anche l’Italia e il ministro della Salute Roberto Speranza, ha firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a chi negli ultimi 1/1 giorni è stato in India.
Ma questa variante è presente sul nostro territorio da oltre un mese. I primi casi erano stati individuati a Firenze il 10 marzo scorso segnalati dal presidente dell’ordine locale Pietro Dattolo che parlava di oltre 300 casi individuati in Italia, oltretutto lanciando l’allarme sull’efficacia della profilassi rispetto a questa ennesima mutazione. E dato che non è stato avviato un sistema a regi-
me di sequenziamento non possiamo sapere se i casi siano già migliaia.
Perché spaventa la variante B.1.617 del Sars-Cov-2?
E’ dotata di due mutazioni della proteina spike, chiamate E484Q e L425R, invece di una. Questa caratteristica la rende più trasmissibile rispetto alle versioni conosciute, anche tra i giovani. Dal 15 aprile, l’India ha segnala-
to più di 200.000 casi di coronavirus ogni giorno, nelle ultime ventiquattr’ore il record è stato di 349.691 su quasi 17 milioni di contagiati totali e 192.311
morti, mentre nel Paese primo produttore di vaccini solo l’1,6% della popolazione è stato immunizzato. La nuova epidemia indiana è così grave che
gli ospedali stanno finendo l’ossigeno e i letti, e molti malati vengono respinti, i corpi di chi non sopravvive bruciati in strada, la capitale (21,7 milioni di
persone) è in lockdown, con un decesso ogni quattro minuti per Covid e un tasso di positività schizzato al 30%.
L’ipotesi del professore Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, è che la mutazione Lf152R si comporti come un interruttore, che accende la seconda mutazione 15484 Q. Quest’ultima ha acquisito un nuovo aminoacido Q, che le permette di entrare meglio nelle cellule e di
infettarle, «fondendo» efficacemente le membrane cellulari. Al momento è in
almeno il 20% dei campioni sequenziati in India.
L’idea è che il lavoro «in coppia» delle due mutazioni potrebbe causare una
trasmissione maggiore e più veloce. Sulla maggiore contagiosità della variante
indiana e un aumento del tasso di letalità nella popolazione si sono solo ipotesi
e l’impennata di casi, rilevata in India.