di LAURA BERCIOUX
Un tema caldo quello del rischio terremoti e idrogeologico. Servono interventi economici anche per risarcire i danni ai cittadini causati dalle calamità naturali. Antonio Coviello, docente di materia assicurativa nel Dipartimento di Economia della Seconda Università di Napoli e ricercatore del CNR, tra i massimi esperti della materia, che ha recentemente pubblicato il volume “Calamità naturali e coperture assicurative”, edito nella collana dei geologi SIGEA (Flaccovio editore), è stato tra i primi in Italia a proporre una “ricetta”, ora al vaglio del Governo.
Professore Coviello, qual è la sua idea sui risarcimenti?
“Credo sia arrivato il momento anche per il nostro Paese di adottare sistemi di risarcimento misto pubblico-privato, trasparenti e certi, per far fronte ai danni provocati da calamità naturali, calcolati in Italia in circa lo 0,2% del PIL. In mancanza, continueremo a pagare comunque tassazioni una tantum e balzelli fiscali, quali le accise sulla benzina, che non hanno nemmeno consentito di risarcire i danni delle calamità naturali abbattutesi negli ultimi anni”.
Migliaia di persone, vittime delle calamità naturali, aspettano un risarcimento da tempo
“Qui si tratta di risarcire danni per oltre 35 miliardi di euro provocati solo negli ultimi anni, quali quelli di L’Aquila, in Emilia e tutti gli altri comuni italiani (oltre il 50%) dove si sono verificate calamità naturali. Ho notizia che nel Comune di Laviano (SA), semi-distrutto dal terremoto del lontano 1980, ci sono ancora famiglie che vivono in abitazioni di fortuna ed aspettano una propria casa. Nell’ultimo decennio, per tamponare i danni da terremoti, alluvioni, e frane più gravi, lo Stato si è esposto per circa tre miliardi di euro all’anno, cui va aggiunto un altro miliardo e mezzo di euro complessivo di interventi ‘minori’. Nel complesso, i danni ad abitazioni civili sono circa il 30% del totale, una media che va dal 56% in caso di eventi sismici al 6,5% per alluvioni e frane”.
Quale soluzione propone?
Quale soluzione propone?
“Nonostante l’argomento sia dibattuto da anni è privo di una completa regolamentazione in materia. Pertanto appare necessario rendere obbligatoria la copertura assicurativa (perchè solo obbligando tutti ad assicurarsi il rischio si spalma ed i premi possono contenersi), ma prevedendo forme di esenzione fiscale dei premi scaturenti da calamità naturali. Insomma, un sistema assicurativo misto pubblico-privato, così come in Francia, ad esempio, dove esistono coperture assicurative prestate dalle singole Compagnie assicurative, ma gestita a livello riassicurativo da un Consorzio garantito dallo Stato. Nessuna ulteriore “tassa”, anzi un metodo trasparente per gestire il nebuloso sistema dei risarcimenti. Il meccanismo andrà spiegato bene ai cittadini che, tra l’altro, a ragion veduta, sono delusi e non si fidano del mercato assicurativo, che sicuramente non gode di buona fama e credibilità per l’irrisolta questione del caro Rc Auto, vicenda che ha allontanato le masse da un formidabile strumento basato sul concetto di mutualità e che, per conseguenza, ha collocato il nostro Paese tra i più sottoassicurati al mondo.
E quale è la situazione al SUD? E’ anch’esso in pericolo?
Purtroppo oltre la metà dei suoi abitanti vive in aree soggette ad alluvioni, frane, smottamenti, terremoti, fenomeni vulcanici. Oltre alle notorie zone vulcaniche e sismiche rappresentate dai vulcani (Vesuvio ed Etna in primis), di Pozzuoli (attenzione, qui è stato registrato il maggiore rischio imminente), sono a rischio elevato calamità naturali circa l’80% dei comuni meridionali, di cui la maggioranza di questi ha subìto danni negli ultimi anni. Occorre mettere subito in sicurezza il territorio e fare azione di prevenzione a tutto campo. Per questo servono soldi, che lo Stato – e sopratutto le regioni meridionali- non ha e che può ricavare soltanto quando non provvederà più direttamente a risarcire tutto e tutti, cosa che non è mai riuscito a fare…