Con la crisi del grano si prevedono circa 300 milioni di persone a rischio povertà e
fame. Parole che non avremmo mai voluto sentire anche in ottica di tutti gli sforzi
fatti e il movimento intellettuale che l’Agenda 2030 si era proposta di attuare. Sarà
difficile infatti rispettare l’obiettivo numero 2 “Fame zero” che si proponeva di
“Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare
l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile”, l’Onu infatti ha
preannunciato che cinque milioni di persone in Ciad, più di un terzo della
popolazione, potranno avere necessità di assistenza umanitaria nell’anno corrente.
Sicuramente le esigenze italiane e della Basilicata in particolare sono diverse, ma va
individuata una soluzione tampone per non incorrere in difficoltà e in aumenti
vertiginosi dei costi che al momento sono già per molti insostenibili.
Cosa fare a livello regionale?
«Per la Basilicata, afferma Donato Pessolano, Segretario di Basilicata in Azione,
occorre stabilire un piano strategico con tre proposte da approvare subito.
L’Assessore alle Politiche agricole e Forestali Francesco Cupparo dovrebbe muoversi
su tre tematiche realizzabili e concrete:
- Messa in produzione dei terreni a riposo, triplicare quindi i terreni in uso per
quest’anno in modo da soddisfare la richiesta; - Scegliere una buona pratica agricola di fertilizzazione, la cui base deve
essere quella di evitare l’utilizzo di non parassitari; - Attivare una buona pratica varietale con la coltivazione di diverse varietà di
grani che possano non solo soddisfare la richiesta lucana e italiana ma
anche essere esportati.
La Basilicata potrebbe essere un vero e proprio punto di riferimento – conclude
Pessolano – con elevati standard qualitativi per esportare il made in Italy, o meglio il
made in Basilicata, in Europa e nel mondo. Come sempre attendiamo riscontro da
via Verrastro».