DI FAUSTA TESTAJ’
- In questa XIIesima Edizione Dell’Ortigia Film Festival Daniele Pecci, insieme ad Carpenzano, è uno dei componenti della giuria Lungometraggi opere prime e seconde,Presieduta da G. Ranzi. Su cosa ti sei basato per giudicare e analizzare i film in concorso, hai puntato l’occhio su qualcosa in particolare?
R: No,come primo acchitto cerco di pormi il meno possibile alla visione di un film come “tecnico”ma più come spettatore medio, normale, per cui vengo coinvolto dalla storia cerco di capirne i temi e di riuscire a cogliere questi attraverso l’unica cosa che un film dovrebbe portare che è la bellezza, quando un film è bello poi posso declinare tutta una serie di elementi che possono arricchire il mio giudizio, più che altro però io mi siedo per vedere se un film è bello o no come faccio quando non sono giuria e vado semplicemente al cinema.
- Al cinema quali generi di film preferisci vedere?
R: Vado a vedere i film di Registi Americani che mi piacciono molto ed il cinema italiano quando aspira ad essere un grande cinema quando si fa il tentativo, perchè sempre di tentativo si tratta, di slegarsi da determinate regole che oggi sembrano le uniche per poter riuscire a raccontare una storia al cinema cioè che sia per forza una commedia che ci siano per forza una serie di attori insomma che sia impacchettato in un certo modo.
- Al cinema hai partecipato a pochi film ma quelli che hai fatto sono stati dei grandi successi come :”FORTAPASC” di M. Risi e “MINE VAGANTI” di F.OZPETEK dove interpretavi Andrea quest’omosessuale molto esuberante peraltro ispirato alla realtà dato che è un amico del regista.
R: Si, era un amico di Ferzan molto più esuberante di quanto lo fossi io nel film.
- Lui che giudizio ti ha dato sulla sua interpretazione
R: Non siamo arrivati a dirci questo, non so se si sia totalmente rivisto, daltronte la situazione che vivevamo nel film era tutta inventata, io non l’avevo mai visto prima per cui non l’ho imitato era tutto nella testa di Ferzan che ha cercato di spiegarmi ed io con i miei mezzi ho cercato di fare.
- In TV hai raggiunto la popolarità con fictons come: “ IL BELLO DELLE DONNE” ma soprattutto “ORGOGLIO” per RAI 1 dove interpretavi Pietro Pironi, il contadino che s’innamorava della contessa Anna(E. Sofia Ricci)ma perchè questo Pietro piaceva così tanto, cosa deve avere un personaggio per entrare nel cuore della gente.
R: Credo che sia piaciuto perchè all’interno di una sorta di melò era il classico buono, una sorta di supereroe che non sbagliava mai, tutto d’un pezzo,personaggio alquanto fasullo, dato che io nel recitarlo cercavo di trasferirgli almeno delle incertezze,delle piccole contraddizioni, in modo da renderlo un pò più umano, ricordo che quando stava per uscire in Tv la serie, hanno fatto un sondaggio Nazionale, la prima puntata fu fatta vedere in varie parti d’Italia e Pietro ebbe un riscontro di positività di più dell’80% in confronto agli altri personaggi evidentemente chi l’aveva scritto per quel pubblico aveva fatto centro.Però ad “ORGOGLIO”e a chi l’ha prodotto devo moltissimo sono stati determinanti per la mia carriera teatrale futura.
- Hai partecipato anche a produzioni Internazionali come :”I MEDICI”e “SAN PIETRO”dove tu interpretavi San Paolo e O. Sharif San Pietro hai un aneddoto da raccontare che è capitato durante le riprese
R: Di aneddoti ce ne sarebbero tanti, Sharif era un grandissimo attore che col tempo aveva raggiunto un livello di recitazione veramente molto alto aveva una saggezza cinematografica acquisita, per sua stessa ammissione, in tanti anni, era molto critico su quello che aveva fatto da giovane diceva che in questi ultimi giorni della sua vita stava diventando un buon attore, però era una persona molto difficile, credo avesse delle difficoltà col mondo in generale, io, all’interno di quel film ho avuto con lui un rapporto privilegiato perchè facevamo 2 personaggi che sono una cosa sola per cui stavamo sempre attaccati, con me era molto gentile un giorno mi disse che mi era molto affezionato che la mia presenza gli aveva reso, in questo film, dove tutto era difficile,le cose più facili, mi invitò persino nell’albergo a Parigi dove viveva, io poi non andai,nello stesso tempo con gli altri era rude mi ricordo ha litigato e ha fatto piangere tanti attori, registi, era una furia soprattutto la sera quando beveva un pò,io però avendo sempre fatto tetro ed essendo cresciuto con una massa registica vecchio stampo di quelli che menavano gli attori non mi sono impressionato più di tanto.
- Tu, hai alle spalle, malgrado l’ancora giovane età, più di 29 anni di carriera teatrale
R: Quest’anno il 16 di Ottobre sono 31 anni di Teatro.
- Da recente hai interpretato “IL FU MATTIA PASCAl”DI l. Pirandello con la regia di G. Ferro è il tuo primo adattamento teatrale ?
R: Avevo fatto altri adattamenti ma non da romanzi facendone anche la regia e curandone la Produzione.
- Come mai come primo adattamento teatrale tratto da un romanzo hai scelto “IL FU MATTIA PASCAL”di Pirandello che è uno dei romanzi del drammaturgo agrigentino più complicato anche da interpretare
R: Non l’ho scelto, mi hanno chiesto di farlo,esiste un solo adattamento pubblicato, quello di T.Kezich che io non ho mai amato molto, perchè se non hai letto il romanzo non capisci nè la storia nè la sua sequenza cronologica, io non sapevo se ero in grado di fare un lavoro del genere su un romanzo così importante infatti per i primi 10 giorni non riuscivo e gliel’ho detto, poi all’improvviso ho trovato la chiave appoggiandomi alla quale sono riuscito a declinare tutto il testo ed è venuta secondo me una cosa abbastanza accettabile perchè comprensibile da tutti.
- Prima che scoppiasse il Covid-19 tu eri in scena insieme a M. D’Abbraccio con il capolavoro di T. Williams: “UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO” dove interpretavi Stanley il volgare e rozzo polacco, marito di Stella sorella di Blanche(la D’abbraccio),questo personaggio è stato interpretato da un’infinità di attori sia di cinema che di teatro cos’è che caratterizza il tuo Stanley cosa ci hai messo di tuo?
R: Quello che metto in tutti i personaggi che faccio cerco di essere autentico e di pormi in una condizione in cui quella è una delle mie possibilità,in questo caso mi sono molto cambiato perchè sono completamente rasato non mi era mai capitato in teatro di fare una cosa del genere è stato diverso per me,questo è un classico del teatro e come hai detto tu l’hanno fatto in tantissimi io però non mi sono confrontato con la altre messe in scena e tanto meno con l’unica testimonianza che abbiamo che è quella di Marlon Brando nel film, ho preso molte distanze, primo perchè stiamo parlando del più grande attore cinematografico mai apparso e secondo perchè il nostro allestimento è completamente diverso, è senza tempo,io ho tradotto un personaggio fortemente ancorato al 1947-48,anno in cui è ambientato il dramma, in uno che si esprime in un modo che è riconoscibile oggi, un personaggio contemporaneo.
- Per i temi trattati dal Romanzo credo che questo personaggio sia sempre contemporaneo
R: Questo si, però la società è cambiata dal 1947-48,nessuno si scandalizza più o andrebbe in manicomio perchè ha avuto delle relazioni sessuali con degli altri uomini o perchè beve un pò troppo, il succo del romanzo però evidentemente è ancora vivo il pubblico infatti lo segue con grande piacere.
- Lo riprenderete?
R: Si, nella seconda parte della stagione, perciò nel 2021, abbiamo già alcune date Roma, Milano, riprendiamo quello che non abbiamo fatto l’anno scorso più quello che avremmo dovuto fare quest’anno.
- Tra i tanti personaggi che hai interpretato in teatro ed in TV ce n’è qualcuno al quale sei più affezionato e perchè
R: Ce ne sono molti ai quali sono legato come una grandiosa edizione dell’Edipo Re che ho fatto al T. Greco di Siracusa, uno dei due Amleto che sono riuscito a fare del quale ho fatto la traduzione e la messa in scena come regista, un Enrico V dove anche qui ho fatto la regia e la traduzione.
- Qual’è una tua giornata tipo quando non lavori ?
R: é una giornata molto semplice, sto molto a casa, vedo dei film, sto con la mia famiglia, gioco a calcio, vedo gli amici,cose semplici.
- E per finire qual’è l’ultimo libro che hai letto ?
R: L’ultimo libro che ho letto paradossalmente è “MEIN KAMPF”, il diario di Hitler, l’avevo comprato da tanto tempo ed ho aprofittato per leggerlo ora, l’ho finito quindici giorni fa perchè durante le vacanze non ho avuto tantissimo tempo.