Ma tu guarda la combinazione. Sarà stata l’aria di primavera? Sarà stata l’atmosfera di una giornata meridiana? Sarà stato che si trovava nei pressi di Salerno, città amministrata dall’amico Enzo De Luca? Sarà chi sa, sta di fatto che il sottosegretario Delrio c’era ed ha dovuto ammettere quel che, al di sotto del Garigliano, tutti sanno e molti sostengono. Anche su queste colonne, in buona compagnia con gli economisti Gianfranco Viesti e Adriano Giannola e l’opinionista Isaia Sales. Il mantra delle risorse europee che il Sud non sa spendere e delle opportunità che sciupa – per inefficienza o anche per insipienza – non sta in piedi.
il velo è caduto, Delrio lo ha ammesso a denti stretti, a Fisciano, sede dell’Università di Salerno, dove si è recato ospite d’onore in un convengo di studi sui fondi europei ed anche un po’ di altre cose che riguardano il Sud e lo sviluppo. Davanti a 18 rettori degli Atenei meridionali – come riporta il Mattino del 24 marzo – Delrio ha (ed è la prima volta) “assolto in parte le Regioni”. Il potente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio lo ha ammesso: “Sui Fondi Ue ci sono stati ritardi anche dello Stato”. Ma no…
Dello Stato? E che significa? Chi è lo Stato? Anche le Regioni sono stato? Forse lo Stato che ritarda sono le autorità centrali? E cioè? Ma sì, alla fine, si tratta dei Ministeri. Ma sì, alla fine, si tratta del Governo….
Percentuali Delrio non ne dà. Ma la Commissione Ue lo fa capire nelle sue motivazioni: mancanza di progetti seri e cantierabili assieme alla mancanza di piani nazionali in cui inserire iniziative territoriali… Chiaro no?
Ma le dichiarazioni di Delrio arrivano a frittata fatta. In effetti il mantra è stato utile a giustificare la destinazione dei soldi del cofinanziamento nazionale dei progetti europei verso altri lidi. In altri termini, lo Stato si è reso compartecipe dei ritardi delle Regioni in una quota considerevole, in virtù di questi ritardi giustificava il dirottamento del cofinanziamento nazionale, ad esempio, al finanziamento del bonus assunzioni. Chi risarcirà il Sud del danno e della beffa?
Non c’è bisogno della zingara, né di un’altra prova del nove per capire che il Sud, nei piani del governo Renzi, deve rimanere com’è e, possibilmente, svenarsi ancor più per sostenere la locomotiva del Nord, rimasta dal 2008 senza carbone da bruciare? Ha gioco facile allora il meridionale Francesco Boccia, presidente Pd della Commissione Bilancio della Camera, nel dichiarare in una intervista (sempre il Mattino, stesso giorno) che “dalla banda larga alla logistica connessa a porti e interporti, dagli aeroporti alle università, per ognuno di questi settori si ha bisogno di un intervento diretto dello Stato”. Ma come? Ma quando?