Una cura possibile per il sistema istituzionale del Mezzogiorno, che non è in linea con la vivacità delle imprese, non è al passo con l’economia, non è in sintonia con lo sviluppo. La propone l’economista Mariano D’Antonio dalle colonne di Repubblica Napoli (11 agosto 2016). Prendendo spunto da un lavoro di due giovani economisti meridionali (Annamaria
Nifo e Gaetano Vecchione) autori di un indice di qualità delle istituzioni italiane.
“La responsabilità di un Mezzogiorno economicamente debole – spiega D’Antonio – viene attribuita a fattori esterni alla società meridionale, al governo nazionale oppure all’egoismo di chi vive nelle regioni italiane più ricche e non intende pagare tante tasse per finanziare i poveri meridionali…”. Invece si dovrebbe appuntare l’attenzione seriamente alla qualità delle istituzioni meridionali, mediamente molto bassa alla luce di 24 parametri raggruppati in cinque ambiti:
- La partecipazione dei cittadini alla vita sociale ( l’associazionismo, il comportamento elettorale, il numero
dei libri pubblicati e acquistati) - L’efficacia dell’azione di governo ( la dotazione di strutture sociali ed economiche, la raccolta differenziata dei rifiuti, il deficit sanitario, l’indice dell’ambiente urbano)
- La qualità della regolamentazione (il grado di apertura dell’economia, il numero degli impiegati pubblici locali, la densità e la mortalità delle imprese e la loro qualità)
- La certezza del diritto ( i delitti denunciati, i tempi dei processi, l’economia sommersa, l’evasione fiscale)
- Gli indicatori della corruzione (i reati contro la pubblica amministrazione, l’indice di Golden e Picci sulla corruzione nei lavori pubblici, il numero dei Comuni commissariati).
Secondo D’Antonio porre al primo posto come motore dello sviluppo la spesa pubblica è fuorviante. “Più spesa pubblica in presenza di istituzioni deboli – è il suo commento – vuol dire, ad esempio, alimentare la corruzione oppure convivere ancora con l’evasione fiscale, con l’economia sommersa, con imprese poco vitali. Vuol dire insomma disperdere i finanziamenti pubblici nei rivoli del malaffare e di una struttura economica asfittica…