a cura dell’Avv. Claudio Panarella
Nei Paesi Democratici che si fondavano su uno Stato di diritto l’avvocatura, forte del suo baluardo, andava avanti imperterrita a difesa dell’uguaglianza. Ma oggi guardando dall’esterno, ma soprattutto dall’interno, c’è un grande sbarramento. Negli ultimi sessanta anni del secolo scorso sembrava che Stato e diritto dovessero camminare insieme con un binomio inscindibile: aggregazione sociale da un lato, diritto e giustizia dall’altro. Oggi c’è un caos politico-sociale-giurisdizionale dove si assiste a violazioni continue della legge in barba alla gente che non capisce più nulla : Diritto – Giustizia – Pena – Certezza.
L’Italia (ma anche molti altri Paesi del mondo) vive la quotidianità degli eventi improvvisi normalmente gestibili secondo legge , ma siccome non conviene l’applicazione del diritto certo, allora si ricorre alla novità paragonabile a quella della politica predominante: quando l’evento è urgente e presuppone un pericolo immediato si ricorre all’Urgenza – Emergenza – come pericolo terrorismo, Camorra , immigrazione e così via. Per l’Urgenza si annuncia la giustificata interruzione o cessazione dello storico e codificato diritto e si interviene per l’imminente pericolo ma questo sconvolgimento delle regole da una parte e dall’altra confonde le idee a tutta la gente.
Per l’emergenza lavoro tutti i giovani li han fatti laureare in Giurisprudenza e li han abilitati a migliaia a fare cosa? Non certo i Notai o i Magistrati che ne servivano a migliaia (ma son categoria protetta), allora di colpo Avvocati senza esperienza teorico pratica reale credendo fosse la soluzione politica moderna e rapida alla disoccupazione creando un mercato quasi delle pulci di quei giovani che, neanche conoscendola , violano la legge professionale, offrendo consigli sballati e assistenze gratuite. Nessuno nella politica o nel giornalismo ha denunciato questa errata trasformazione della giustizia. Spesso neanche trovano opposizione nella stessa avvocatura, che si è mossa sempre scoordinata e non compatta – contro invece gli stessi Enti preposti che facendo cassa con gli iscritti chiudevano un occhio. Senza applicazione della legge professionale, della deontologia, dell’etica hanno fatto aprire i negozi legali per strada così che il mercato governi la professione. Ma senza un Avvocato serio, professionale, preparato che funga da pilastro del Diritto come può funzionare uno Stato di Diritto?
L’avvocatura, costituita da oltre 200.000 aderenti, potrebbe essere più forte ed incisiva se camminasse non disgregata ma compatta su questa linea (i Magistrati ed i Notai sono un decimo ma camminano con forza e determinazione proteggendosi e proteggendo il loro serio lavoro).
Se l’Avvocatura non prende una strada compatta di associazionismo o coordinamento robusto e determinante, eleggendo leader manager in grado di avere forza politica per poter dialogare con i palazzi del potere resterà sola e difficilmente vedrà la sua futura sopravvivenza . Nessuno spontaneamente da aiuto agli avvocati, anzi la politica tenta di affondarli. E quei pochi Avvocati che arrivano ad essere eletti in Parlamento o al Senato sono (per rendita e non da lavoro) talmente ricchi che, senza più avere contatto con la realtà della gente/cliente, non afferrano più neanche il dramma di chi esercita veramente. Ora si riuniranno in un grande Forum tutte le avvocature Italiane con i loro delegati ma pochi hanno le idee chiare. L’aspettativa come unica speranza è che si coordinino le centinaia di associazioni e si muovano come un sol uomo insieme a tutta la collettività e portino in Parlamento programmi concreti salva avvocati.