NAPOLI, 8 OTTOBRE 2018 – Catturare energia pulita dal sole e convertirla in energia elettrica attraverso un disco parabolico capace di concentrare i raggi nel suo fuoco: è il principio alla base del concentratore “Dish-Stirling”, l’impianto solare più innovativo di Europa inaugurato lo scorso dicembre all’Università degli Studi di Palermo. Un impianto che potrebbe essere commercializzato in un futuro non troppo lontano anche come “cogeneratore” in grado di produrre non solo elettricità ma pure acqua calda. Ci sta lavorando la Graded Spa, società napoletana guidata da Vito Grassi e attiva da 60 anni nel mercato della progettazione, realizzazione, installazione e gestione di impianti tecnologici, di cogenerazione industriale e di produzione di energia da fonti rinnovabili, che sui possibili utilizzi del concentratore ha presentato, insieme al Deim dell’Unipa, una ricerca innovativa alla 13esima edizione di “Sdewes”, la conferenza internazionale sui temi dell’uso efficiente e sostenibile dell’energia e dell’acqua che si è chiusa nei giorni scorsi a Palermo.
E’ proprio nel capoluogo siciliano, dove si sono riuniti circa 400 ricercatori da oltre 50 paesi del mondo, che si trova l’impianto pilota ad alta innovazione basato sullo sfruttamento della radiazione solare concentrata (CSP – Concentrating Solar Power) che converte la luce in energia elettrica e calore in maniera simile a un pannello fotovoltaico ma con maggiore efficienza. La luce concentrata riscalda un motore Stirling che a sua volta produce elettricità e calore. Il concentratore riesce a fornire energia elettrica in modo pulito senza generare combustioni, produrre polveri o fumi, trasmettere o ricevere radiofrequenze e inquinare l’aria, l’acqua o il suolo.
Lo studio, presentato da Graded e realizzato dall’ingegnere Alessandro Buscemi, ha effettuato un’analisi comparativa tra le produzioni elettriche e termiche dello stesso impianto, realizzato a Napoli, Palermo e Ragusa per verificare le potenzialità di questa tecnologia nell’intero Sud Italia. “Per ora si tratta di simulazioni – spiega Buscemi – per capire se ci sono dei margini economici che possano rendere l’investimento interessante anche senza l’incentivo statale dedicato al CSP. Poi i dati andrebbero comunque verificati attraverso la realizzazione di impianti pilota. Un’innovazione che cambierebbe gli scenari in positivo rendendo vantaggiosa la commercializzazione anche su Napoli”.