Entra in extremis nel decreto crescita la riorganizzazione del Fondo sviluppo e coesione da 60 miliardi, dedicato agli investimenti pubblici e al riequilibrio territoriale. Il ministero del Sud e l’Agenzia per la coesione territoriale cercano in questo modo almeno un parziale rimedio a una situazione ormai cronica: il Fondo ha infatti percentuali di spesa che per il periodo 2014-2020 sono pari ad appena l’1,5% delle risorse programmate. La norma di riordino,che dovrebbe entrare nel Dl la cui pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è attesa in questi giorni, punta a sottoporre all’approvazione del Cipe entro quattro mesi un unico Piano operativo denominato “Piano sviluppo e coesione” con modalità unitarie di gestione e monitoraggio. Le funzioni di governance verranno trasferite a dei Comitati di sorveglianza, chiamati ad approvare i criteri di selezione delle operazioni lasciando una certa libertà alle Regioni sui singoli interventi e sulla loro riprogrammazione. Il Piano, in sede di prima approvazione, conterrà gli interventi in fase più avanzata mentre le risorse che resteranno fuori verranno riprogrammate con una delibera del Cipe ed andranno in particolare al finanziamento di piccole opere e manutenzioni straordinarie per strade, ferrovie, aeroporti, reti idriche, edilizia scolastica e sanitaria, contrasto al dissesto idrogeologico.