Gianfranco Coppola è capo redattore del RAI TGR campano, nonché presidente nazionale USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana).
Nella nostra ultima intervista, si è delineata una prospettiva tutt’altro che rosea per il futuro del nostro calcio autoctono. In questo breve lasso di tempo, qualcosina si sta muovendo in meglio o in peggio?
Se intendiamo come valorizzazione del calcio giovanile, non vedo grandi sviluppi, però la nuova legge sullo sport obbliga le società a fare qualcosa di concreto per i giovani che vogliono praticare sport. Quindi prevedo che qualcosa possa migliorare sia sotto l’aspetto economico che agonistico.
Secondo lei come: Le istituzioni hanno finalmente capito che per raccogliere si deve ben seminare, oppure non ne esce nulla?
No, il problema è che l’enorme investimento di fronte a professionisti qualificati di fronte a due o tre giovani è sproporzionato. Nel Barcellona contro il Napoli, per esempio hanno fatto giocare tre giovani in erba, un diciasettenne, un diciottenne e un ventenne.
Quindi un minorenne e due maggiorenni. C’è ancora differenza, tra le strutture sportive al Settentrione e quelle al Meridione?
Assolutamente, anche perché solo a Reggio Calabria c’è un centro sportivo all’avanguardia. Anche se non c’è stata una risposta adeguata, perché i ragazzi voglio tutto e subito. Poi si è investito sulla struttura e non sugli allenatori, anche loro vanno retribuiti bene.
Infatti. Adesso le pongo la domanda spinosa. Se la sente di fare ancora una classifica delle squadre più promettenti: in Campania, in Puglia, in Calabria e in Sicilia? Io sono siciliana di Palermo.
Sicuramente, lo dicono anche le classifiche. L’attività migliore è in Campania che pratica investimenti mirati su giovani e promettenti calciatori. Il Napoli, anche se ha un po’ deluso, rimane un grande club. In Calabria fa grandi cose il Catanzaro, in Puglia il Bari riesce a tener test. Mentre in Sicilia c’è una ripartenza del Catania, anche se è sempre Palermo la gran signora dell’Isola.
Quindi crede il Palermo ha possibilità di avere ancora una squadra di calcio in Serie A. Come?
Secondo me si, bastano tre colpacci per ribaltare la classifica. Inoltre ha il sostegno e l’affetto della sua città, visto che la tifoseria meridionale accompagna le squadre del cuore anche durante le trasferte. Cosa che non troviamo al Nord, nonostante gli impianti ultramoderni che possiede.
Certo. Speriamo che questo basti per aiutare i giovani ad accostarsi non solo al calcio, che come tutti gli sport è un modo sano per diventare adulti consapevoli e responsabili, oltre che scoprire e valorizzare le proprie doti fisiche e intellettuali?
No, questo non basta. Per educare veramente i giovani ad accostarsi in modo sano e consapevole, bisogna educare prima i genitori.
Ahhhh, praticamente impossibile.
Assistere ad una partita di calcio giovanile, dove dalle tribune offendono gli allenatori della squadra in cui gioca il figlio o offendono l’avversario per un fallo. Se le partite di calcio giovanili venissero giocate a porte chiuse, avremmo molti talenti in più.
Certo, questo è poco ma sicuro. Si sta facendo un lavoro davvero lodevole, speriamo che si continui su questa strada. La saluto e la ringrazio del tempo che ci ha ancora dedicato e le sue risposte sono davvero esaustive. Sarei onorata che lei ci conceda ancora altre interviste, oltre queste due.
Grazie e lei, mi organizzo per soddisfare questo suo desiderio, le auguro una buona giornata.
MARIA LUPICA