Antonio Troise
Un mini-condono destinato solo ai contribuenti in difficoltà. La sanatoria con il meccanismo del “saldo e stralcio” per le cartelle esattoriali emesse fra il 2000 e il 2017 è una delle novità della manovra economica. Ecco come funzionerà e quali sono i punti critici del provvedimento.
A chi è diretto. In primo luogo, possono accedere al condono solo i contribuenti che hanno dichiarato i redditi anche se poi non sono riusciti a versare le relative imposte. Non si tratta, cioè, di un condono “tombale”. Potranno essere sanate le imposte oggetto di cartelle di Equitalia o di altro agente. Ci si potrà mettere in regola anche con i contributi dovuti all’Inps (anche dei lavoratori autonomi) o alle casse previdenziali professionali, “con esclusione di quelli richiesti a seguito di accertamento”.
Come funziona. Per accedere alla sanatoria bisognerà presentare il modello Isee 2019. Sono previsti tre scaglioni di reddito, con differenti aliquote per fare definitivamente pace con il fisco. In particolare, fino a 8.500euro si pagherà il 16% del debito totale (che comprende sanzioni, interessi e quota capitale). fra 8.501 e 12.500 euro l’aliquota sale al 20%, e tra 12.501 e 20.000 euro la cifra da versare si attesta sul 35%. A queste cifre va poi aggiunto l’intesa somma dell’aggio maturato dagli agenti esattoriali e gli eventuali interessi sulle somme rateizzate, pari al 2% all’anno. Per le società in liquidazione, invece, l’aliquota sarà del 10%.
Quando si paga. Il versamento può essere effettuato in unica soluzione entro il 30 novembre 2019, o in cinque rate. La prima, pari al 35% del “saldo e stralcio” entro 30 novembre 2019 e il 20% con scadenza 31 marzo 2020. Le altre tre rate, rispettivamente del 15%, dovranno essere pagate entro il 31 luglio 2020, il 31 marzo 2021 e il 31 luglio 2021.
Quanto costa. Prima di tutto non c’è alcuna soglia sulle somme che si possono “condonare”. L’unico requisito è quello del reddito. Per un “debito” fiscale e contributivo pari 100mila euro, ad esempio, ci si potrà mettersi in regola pagando, a seconda degli scaglioni di reddito, 16mila, 24mila o 35mila euro. In particolare, se si ricorre alla rateizzazione in cinque rate, si dovrà versare 12.250 euro l’anno prossimo, 8.500 nel 2020 e la restante parte l’anno successivo.
I dubbi. Il nodo, sollevato soprattutto dall’opposizione, è relativo all’assenza di qualsiasi soglia per la sanatoria. Ad esempio, un contribuente con Isee di 15mila euro e debiti fiscali per 200mila euro, dovrebbe pagare nel 2019 qualcosa come 24.500 euro. Il sospetto, insomma, è che questo saldo e stralcio “può diventare – spiega Renato Brunetta di Forza Italia – il paradiso dei finti poveri con beni e redditi nascosti o intestati a prestanome, più che un aiuto a chi è davvero in difficoltà”.