Giungono gli emigranti a Lampedusa. Giungono. Qual è il problema?
Il primo problema è questo: dall’inizio dell’anno più di 500uomini, donne e bambini, sono morti per attraversare il mar Mediterraneo; chi riesce a sopravvivere può essere riportato in Libia, dalla guardia costiera libica, con la forza. E tornare in Libia con la forza, significa avere una serie di… diciamo “maltrattamenti”. E dire “maltrattamenti” è quasi una carezza dolce…si affronteranno trattamenti, non certo come in un resort di lusso. Il secondo problema è che con il mare calmo, gli sbarchi a Lampedusa, diventano, numerosi. Ed ecco che le immagini di qualche giorno fa, di migliaia di persone accampate sul molo Favarolo di Lampedusa, siano state diffuse in tutto il mondo. Il secondo problema, è il più rilevante.
Noi siamo un Paese che fa parte della Comunità Europea. Ma che comunità è? E questo è il terzo problema. I Paesi della Comunità Europea, non si impegnano per la ricollocazione dei migranti al loro interno. E’ arrivato dall’Austria, il primo “no” alla redistribuzione tra gli Stati membri. La linea dell’indifferenza è lapalissiana. Gli accordi con i libici e con Erdogan, per limitare i flussi, sono un alibi utilitaristico per l’intera comunità Europea. E’ tutto semplice. E per ciò che concerne il nostro Paese, è pura ipocrisia. Noi abbiamo un passato di emigrazione. La grande emigrazione ha avuto inizio nel 1861. Attualmente, la pandemia in corso, frena molti governi europei a “dare una mano” all’Italia: devono far fronte alla crisi economica relativa a mesi di chiusure per contenere i contagi dal virus. Il quadro che si desume è controverso. Il virus pone limiti a tutto. E noi siamo in balia dell’incubo Covid, dei continui sbarchi e di una forte recessione.
Il nostro Paese ha pagato un prezzo alto in termini di contagi e di vite umane. Ignazio Silone scriveva: “Il destino è una invenzione…”.
E a volte, si sterza al destino…
Rosa Mannetta