Di che cosa pariamo?
Della questione dei migranti che continuano ad arrivare in Italia e che sta di nuovo infiammando il dibattito politico. Ma ancora una volta emerge con nettezza l’esistenza di due Italie: quella del Sud che anche per motivi geografici deve fare i conti con l’immigrazione. E quella del Nord che, incurante dei doveri imposti dall’unità e dalla solidarietà nazionali, vuole fare da sola. In nome dell’egoismo e del motto leghista: “Prima il Nord”. Una lezione da meditare in vista della prossime elezioni.
Il fatto.
La Lega che se la prende con la ministra degli Interni Lamorgese. Ma la novità è che questa volta il Nord ha deciso di alzare un muro dicendo no ai migranti che arrivano dal Sud. In nome dell’egoismo.
Basta ascoltare le parole di Fabrizio Cecchetti, coordinatore della Lega Lombarda e Giacomo Ghilardi, sindaco di Cinisello Balsamo nonché coordinatore regionale dei sindaci leghisti: «I nostri non prenderanno nessuno dei 60 immigrati, sbarcati in questi ultimi giorni in Sicilia, che il ministero dell’Interno vorrebbe inviare in Lombardia».
Infatti, secondo il piano del Viminale, è prevista una equa distribuzione fra le regioni degli immigrati. E la quota destinata alla Lombardia è di appena 60 su 559.
La posizione dei governatori della Lega ubbidisce, di fatto, a un ordine di scuderia lanciato da Salvini.
Immediata la replica della ministra dell’Interno: «Non è mica giusto lasciare tutto sulle spalle della Sicilia, solo perché arrivano lì».
I numeri
Alla data del 18 maggio, negli hotspot e nei centri di prima accoglienza c’erano 76. 080 preenze. Da inizio anno, sono barcati oltre tredicimila. E se queste persone non trovassero spazio in giro per l’Italia, finirebbero tutte imbottigliate in Sicilia. Con le inevitabili conseguenze per una regione che è già arrivata ai limiti.