Eravamo abituati al fisco lunare, ostico e oppressivo. Alle cartelle pazze che periodicamente turbavano il nostro sonno. E ai calcoli complicati degli studi di settore, più croce che delizia di professionisti e partite Iva. Ma alla presunzione di colpevolezza, diciamo la verità, non ci avevamo ancora pensato. Convinti, con una punta di ingenuità, di essere sufficientemente protetti dai principi dello Stato di diritto. Vana illusione. Cancellata con un colpo di spugna dal canone Rai che da luglio entrerà nelle case degli italiani attraverso i fili dell’elettricità per finire, poi, sulle bollette.
Tutto bene per quelli già in regola. Ma, per quelli che non hanno mai pagato, i problemi cominciano proprio qui. Perché il versamento della prima rata del canone rischia di equivalere, in sostanza, ad un’autodenuncia che potrebbe costare assai cara: fino a 2mila euro fra arretrati (fino ad un massimo di dieci anni) e interessi maturati dall’Agenzia delle Entrate. Insomma, un salasso, sopratutto per le fasce più indifese.
Ma quello che davvero non va è quella sorta di inversione dell’onere della prova richiesto ai cittadini. In sostanza, si dà per scontato che chi è collegato alla rete elettrica sia automaticamente proprietario anche di un televisore. E, quindi, non può fare a meno di vedere i programmi della tv di Stato. Un automatismo per niente scontato nell’epoca di Internet, dello streaming e della pay per view. Ma, soprattutto, nettamente contrario alle norme che dovrebbero sempre regolare i rapporti fra cittadini e Stato, proprio per evitare di incappare in una macchina fiscale oppressiva e potenzialmente ingiusta. La stessa che fa decorrere le sanzioni amministrative per chi non ha pagato le cartelle esattoriali dall’arrivo della raccomandata e non da quello dell’ufficiale giudiziario.
Certo, nel caso del canone in bolletta, molto probabilmente il nuovo sistema farà emergere quel 27% di italiani che da sempre non hanno pagato Mamma Rai pur non perdendosi mai un’edizione del Festival di Sanremo. O l’ultima fiction. Ma non è neanche escluso che, da luglio in poi, si scatenerà una nuova battaglia legale fatta di ricorsi e carte bollate. Un vero e proprio caos. Con buona pace dei principi della trasparenza, della non retroattività e, soprattutto, della certezza del diritto, che dovrebbero essere i pilastri di un moderno sistema fiscale. Pilastri buttati giù senza troppe cerimonie, da più prosaiche esigenze di cassa: quelle della Rai e del Tesoro.
Fonte: QN