Politico consumato o abile dilettante? Tsipras continua a rimescolare le carte della politica greca e, in parte, anche di quella europea. E proprio nel giorno in cui le casse elleniche sono tornate a riempirsi con i 16 miliardi della prima tranche del nuovo piano di salvataggio, il numero uno di Syriza ha lasciato filtrare la notizia delle sue imminenti dimissioni. Una mossa strategica per arrivare in tempi strettissimi alle elezioni anticipate (forse già il 13 o il 20 settembre) e incassare, così, il “dividendo” del “soccorso Ue” prima che la nuova e pesante dose di sacrifici richiesta dall’Europa si sia fatta sentire sulla pelle dei greci.
Una corsa contro il tempo, l’unica possibile per evitare il suo definitivo tramonto come leader politico e per continuare a restare alla guida del governo. Ma l’operazione è tutt’altro che semplice e le incognite non mancano.
Le dimissioni di Tsipras e il cambio della maggioranza che ha consentito al suo governo di incassare il via libera al nuovo piano di salvataggio fatto di privatizzazioni, tagli al welfare e nuove tasse, rappresentano sicuramente una vittoria dell’Europa e una sconfitta della sinistra più radicale. Più che la speranza in un cambiamento è prevalsa, nel Paese, la paura di un salto nel vuoto, con i bancomat chiusi e un paese in ginocchio, appeso al filo degli aiuti umanitari.
Ma, passata la bufera e vinti i timori più estremi, non è affatto detto che le ragioni che avevano consentito a Tsipras di conquistare la maggioranza siano definitivamente tramontate nel paese reale. Il piano di salvataggio di 86 miliardi è stato il frutto di un laborioso compromesso che non ha affatto messo da parte quella politica del rigore che i greci, ormai, non sopportano più.
Nessuno, perciò, può oggi scommettere che alle prossime elezioni il vento anti-europeista non torni a soffiare più forte, spingendo magari i leader europeo a rimpiangere Tsypras e il suo stile politico, forse naif ma, alla prova dei fatti, decisamente pragmatico.
L’arrivo di un nuovo governo ancora più “radicale” di quello precedente potrebbe innescare, infatti, una nuova stagione di instabilità e gettare al vento anche i risultati “politici” del terzo piano di salvataggio. In Grecia, insomma, potrebbe spuntare un nuovo Tsipras, con un programma rigidamente anti-europeista, che rimetterebbe in discussione il futuro economico della Grecia e la sua permanenza della moneta unica. Sarebbe l’ennesimo fallimento dell’Europa politica e il segnale, sempre più evidente, dell’insufficienza di una costruzione della moneta unica basata, unicamente, sul rigore tedesco e non sulla crescita.