Finalmente una boccata d’ossigeno dopo una settimana in apnea. Ma l’exploit della Borsa di Milano, maglia rosa per una volta in Europa, e il rimbalzo di quasi tutte le piazze europee, che nei giorni precedenti avevano bruciato qualcosa come 242 miliardi di euro, non deve indurre a facili ottimismi. Sull’orizzonte dei mercati ci sono ancora nuvoloni carichi di incertezze e instabilità.Vediamo perché.
L’Europa continua a marciare a ritmi troppo lenti e, proprio nel giorno della ripresa dei mercati, si riaffaccia con forza il rischio Grecia. Con un vero e proprio ultimatum ad Atene sulla emergenza migranti. Quanto basta, pur non iscrivendosi alla categoria poco amata dal premier Renzi dei “gufi”, per affermare che la tempesta su questo fronte non è ancora superata. E i trattati di Schengen continuano ad essere a rischio.
Ma il nodo principale da sciogliere resta quello della crescita dell’economia reale. È ver, ad esempio, che il Pil italiano nel 2015 è tornato ad essere positivo dopo quattro anni di recessione. Ma, lo 0,7 di aumento messo a segno l’anno scorso è ancora troppo debole e sicuramente insufficiente per recuperare in tempi rapidi le perdite accumulate durante gli anni più duri della crisi.
Dall’altra parte dell’Oceano anche gli Stati Uniti hanno rallentato il passo dopo aver illuso i mercati sul ritmo della propria ripresa. Il risultato è stato l’estrema volatilità dei cambi dettata anche dalle incertezze sull’andamento dei tassi alimentate dalla Fed.
Altro punto critico, la frenata delle economie emergenti a cominciare dalla Cina, investita da una vera e propria bufera finanziaria, con crolli a ripetizione dei mercati. Anche il rimbalzo del prezzo del petrolio, dopo settimane di continui scivoloni, è più alimentato dalle voci di un possibile accordo fra i paesi produttori che di una ripresa del mercato e quindi dei consumi.
In questo scenario toccherebbe proprio all’Europa giocare un ruolo di primo piano. È ancora il più grande e ricco mercato del mondo e si trova al centro delle nuove correnti commerciali di traffico che prima o poi cominceranno a prendere slancio nel Mediterraneo.
Ma, per sedere da protagonista al tavolo dell’economia mondiale e far sentire la sua voce, dovrebbe essere più coesa politicamente, più unita istituzionalmente e più competitiva dal punto di vista economico. Tre condizioni che presupporrebbero un grande sforzo di leadership ma, soprattutto, il ritorno alla stagione dei grandi ideali politici. Un altro mondo rispetto alle scaramucce che ancora oppongono l’Europa del rigore a quella della crescita.
Fonte: L’Arena