Si parla di “baby gang”, di gruppi di adolescenti che mettono a dura prova la nostra sicurezza. In che senso? E’ un fenomeno che va da Nord a Sud. In pratica, sono gruppi di ragazzini che prendono come esempio da seguire, le bande sudamericane o le fiction televisive dove regna la legge del più forte. Spesso questi gruppi hanno un leader carismatico, è il capo che dirige i colpi da eseguire. I componenti appartengono a vari ceti sociali: dai meno abbienti a quelli elevati. Il punto in comune è la tendenza all’arroganza infinita, al compimento di reati contro le vittime designate e contro la città, in generale. L’effetto è la legge del branco: si sceglie il singolo da colpire, lo si terrorizza con ogni gesto violento, poi alla fine dell’impresa, si riprende l’aggressione e la si diffonde sui social, sui vari profili e sulle chat di gruppi whatsapp. Tutto questo è anche una sfida verso le forze dell’ordine, verso la società civile e verso il rispetto delle istituzioni. Tra le loro gesta, non esiste un fine vero e proprio. Il branco può agire anche su un semplice passante che magari abbia avuto come colpa, una occhiata che “non doveva fare” e l’infierire sul malcapitato, è brutale. E’ notizia di un giorno fa, che due sorelle siano state ustionate con l’acido, a Napoli. Le due ragazze stavano passeggiando, quando altre ragazze, hanno scagliato contro di loro l’acido. Il problema non è Napoli o Milano. Il problema è il perché si verifichino simili episodi. E pochi giorni fa, sono stati arrestati dei ragazzi che terrorizzavano i loro coetanei, tra Milano e Cantù. Il rituale è sempre la violenza. Corrado Govoni scriveva: “Sorridenti bambole sparse ovunque…”. E sembriamo giocattoli abbandonati…
Rosa Mannetta