Luana era una ragazza che da un anno lavorava come operaia in una azienda tessile di Prato. E’ morta mentre si trovava all’orditoio, una macchina che permette di preparare la trama di ogni tessuto. La madre di Luana ha detto in una intervista: “Luana era bella, buona e umile. Era contenta del lavoro che svolgeva anche se poi tutti i lavori possono pesare, anche i più leggeri, ma le piaceva lavorare…aveva tanta voglia di lavorare per costruirsi un futuro….”. Questi i punti salienti delle parole accorate della mamma di Luana. Luana è l’ennesimo esempio delle “morti bianche”. Il nostro Paese ha il triste primato delle morti bianche, degli incidenti sul lavoro, incidenti che conducono alla morte. I sindacati Cgil, Cisl e Uil, dicono: “Bisogna investire sul futuro dei giovani offrendo loro la possibilità d un posto di lavoro dignitoso e sicuro. E’ inammissibile che oggi si cada sul posto di lavoro come cinquanta anni fa…è un impegno che ci chiama tutti al più alto senso di responsabilità”. Questo è il problema. Partiamo dal “senso di responsabilità” che non esiste. Al momento, il senso di responsabilità, manca. Manca, manca. Luana è una ragazza che ha avuto un bambino in giovane età…nessuno ha pensato a porle un futuro professionale. Ha dovuto lasciare gli studi, si è occupata del figlioletto e poi? La sua alternativa è stata quella di lavorare in una fabbrica. Di qui, viene fuori che in Italia, i giovani vengano abbandonati. I ragazzi che non studiano sono aumentati anche in questo periodo pandemico. La cosa terribile è che si sia verificata una ingente dispersione scolastica. La storia di Luana D’Orazio è la storia di tutti i giovani nel nostro Paese. Tiziano Terzani scriveva: “Ormai nessuno ha più tempo per nulla”. E noi non abbiamo tempo per il futuro dei nostri ragazzi.
Rosa Mannetta